lunedì 24 febbraio 2014

EPICAMENTE TEX - INTRO

Copertina di Tex 600, dal sito della Sergio Bonelli Editore

EPICAMENTE TEX

(Alcune riflessioni su Tex e un divertissement) [1]


In un bel saggio di un po’ di tempo fa, Carlo Bordoni e Franco Fossati [2] presentavano un’acuta analisi della “letteratura popolare”: i due autori individuavano una linea che parte dal Romanzo d’appendice del 1800 per arrivare al romanzo poliziesco, a quello rosa, alla Science Fiction, al Fotoromanzo, alle Telenovelas e… al Fumetto!
L’analisi era ben condotta, e volutamente analizzava questi fenomeni solo a partire dal 1800, legandoli alla nascita e allo sviluppo della letteratura ***stampata*** per la massa. Tuttavia dobbiamo ricordare che la cosiddetta “letteratura popolare” o “paraletteratura” in precedenza è sempre esistita, benché propria soprattutto di una cultura orale o al massimo aurale [3]. Nell’Europa di queste culture il suo rappresentante più illustre era la versione per il popolino dell’epica, sotto forma di poemi ciclici o canterini [4].
L’argomento di questa analisi parte proprio dal punto di vista della sopravvivenza a volte inconscia di forme appartenenti a questa “epica minore”: ma “epica minore” è una definizione sbagliata e di comodo, alla pari di quella di “fumetto popolare”.
Questa analisi non potrà che essere un abbozzo aperto, naturalmente, a obiezioni. E non può essere diversamente se l’argomento di questa disanima è la sopravvivenza di forme epiche nel fumetto Tex della Sergio Bonelli Editore. 
E quando si parla di Tex il dibattito è inevitabile, almeno da sessant’anni a questa parte!


Tex è un’icona del fumetto italiano. Si può amare o odiare la creatura migliore di G.L. Bonelli; è però indubbio che tutte le riflessioni generali sul fumetto in Italia ***non possano*** omettere accenni al ranger che da oltre 60’anni domina le scene, con successo variabile ma sempre amplissimo.
Qui mi propongo di esaminare Tex come erede delle tradizioni popolari e, come detto, in un certo senso epiche; inoltre parlerò dei condizionamenti che ciò ha portato anche in alcune scelte editoriali nel periodo “pionieristico” e poi “del successo consolidato” dell’albo [5]. Inconsciamente (o consciamente?) G.L. Bonelli ha inserito molti elementi propri della tradizione popolare ORALE nel suo fumetto: la ripetitività di avvenimenti e personaggi, la caratterizzazione dei protagonisti e dei “cattivi”; se vogliamo la formularità delle espressioni; lo spazio reale/immaginario delle vicende; il voluto ignorare le incongruenze che si possono creare; la deformazione del tempo che porta il ranger a essere uguale a sé stesso nel tempo. In un tempo, inoltre, che non ha ancore coerenti e fisse.
Questi apparenti punti deboli (spesso contestati [6]) sono, a mio giudizio, un’eredità di quella tradizione epica di cui parlavo. Ne consegue che essi siano da valutare non solo per il valore “artistico” del fumetto, ma anche per la sopravvivenza di certe forme. Infine, perché no?, per spiegare il continuo successo di un fumetto palesemente ripetitivo: se la scelta editoriale di non innovare un fumetto nelle sue linee portanti per oltre quarant’anni può essere contestata, il successo di pubblico va spiegato.

Presento dunque alcune riflessioni e un divertissement. La prima riflessione è sostanzialmente un tentativo di dimostrare, attraverso gli esempi [7], la sopravvivenza di alcune caratteristiche dell’“epica minore” in Tex.
La seconda è la ripresa di un mio intervento di tanto tempo fa sulla Mailing List di Martin Mystère, che approfondiva una delle caratteristiche più importanti dei poemi canterini che si ritrova in Tex, ovvero la presenza dell’elemento soprannaturale.
La terza parte era una risposta all’articolo di Detritus comparso sul magazine online (attualmente sospeso) Ultrazine [8].
Infine presento un divertissement: dato che una delle caratteristiche dei poemi epici mancanti in Tex è la narrazione della morte (o della scomparsa dell’eroe), mi sono divertito a ideare il soggetto di quella che potrebbe essere la storia finale di Tex (ma non la sua ultima avventura editoriale mensile!).
L’inserimento di questo soggetto ipotetico diverrà, spero, chiaro al termine della mia dissertazione.

[1] Questa serie di articoli riprende, amplia e corregge in impostazioni e dati quanto proposto temo fa sul sito online di fumetto Ultrazine poi evolutosi nel blog dell'ideatore.
[1] C.Bordoni-F.Fossati, Dal feuilleton al fumetto – Generi e scrittori della letteratura popolare, Editori Riuniti – Collana Libri di Base n. 90, Roma 1985.
[2] Per cultura “orale” si intende quella in cui la trasmissione del sapere avviene esclusivamente attraverso la parola pronunciata, senza l’ausilio di fonti scritte; per cultura “aurale” si intende quella in cui la trasmissione del sapere è registrata in fonti scritte, ma essa viene fruita essenzialmente da ascoltatori (spesso analfabeti) di un lettore: di conseguenza il supporto materiale del testo “è oggetto uditivo, dunque fluido e mobile” (P.Zumthor, Semiologia e Poetica medioevale, citato in S.Guglielmino-H.Grosser, Il sistema letterario – Guida alla Storia letteraria e all’analisi testuale, Vol.I: Duecento e Trecento, Principato, Milano 1987, pagg.382-383). Grazie all’invenzione della stampa e alla diffusione dell’alfabetismo, la nostra cultura (e in questa dobbiamo includere anche il fumetto) è fondamentalmente scritta, ovvero passa attraverso la vista e non l’udito. Ma per quanto riguarda i poemi canterini ed i supporti visivi usati per la presentazione al popolo analfabeta delle vicende, si veda oltre la sezione dedicata alle sopravvivenze epiche in quel caso particolare della “letteratura popolare” che è Tex.
[3] Vedi Gugliemino-Grosser, op.cit., pagg.114-120 e Vol.II: Quattrocento e Cinquecento, pagg. 125-132, con i testi allegati.
[4] per comodità di analisi essa si limiterà ai primi 400 numeri della serie “Tex Gigante”, e quindi non tiene conto delle variazioni portate, ad esempio, dal passaggio del timone della serie dalle mani di Claudio Nizzi a quelle (prevalentemente) di Mauro Boselli.
[5] Si veda l’articolo di Detritus Dal Vangelo Secondo Tex che era stato all’epoca il motore di questa analisi
[6] La numerazione degli albi di Tex citati, ove non specificato altrimenti si intende riferito alla collana “Tex Gigante”.
[7] Vedi nota 4. Tale risposta, visto il tono forense usato da Detritus, era stata intitolata Oratio Pro Tex, e apparirà (rivista e corretta) in coda all’analisi.

PS: le immagini non sono di mia proprietà,ma dei rispettivi autori e di Sergio Bonelli Editore. Qui appaiono a semplice corredo dell'articolo. Questo blog non ha fini di lucro.

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