Feroci discussioni straziano adulti e piccini ogni volta
che, dal fumetto, una storia passa al grande schermo: la fedeltà alla storia,
ai personaggi, le inevitabili variazioni dovute al diverso medium…
Conflitti che distruggono amicizie, rovinano amori,
sfasciano famiglie e lasciano macerie quanto neppure Hulk in versione rossa (e
interpretato nel caso da Edward Norton) potrebbe fare.
Ma talvolta passano inosservati gli “omaggi” che il grande
schermo fa al suo fratello (ahinoi, ritenuto minore) cartaceo.
Andato a (ri)vedere con amici “Il Grande Lebowski” al cinema
(evento speciale, 10 euri per una seconda visione, no card sconto… vabbè che il
film vale, ma di speciale sembra esserci stata solo la fregatura) ho avuto una
sensazione di “già visto”.
No, non si trattava del film, già abbondantemente più volte
guardato in DVD. Era più qualcosa di… di fumettesco, ecco. La sensazione che ci
fosse qualcosa che avevo già letto su carta.
Fatta mente locale, mi focalizzo su questa scena (da 2:30 se, da condannati all'inferno dell'eterna visione del Cinepanettone, volete proprio perdervi quella perla della cinematografia che sono i 2 minuti di gloria imperitura di Jesùs Quintana, ovvero John Turturro)
Perché, avendo già visto (repetita iuvant) il film, sapevo che si sarebbe arrivati a questa
Ok, ceneri disperse nell’Oceano Pacifico che tornano
indietro al mittente. Classica scena da comiche finali. Ma perché “Obladì
Obladà” turbava il mio animo fumettista?
Poi la rimembranza. Ricordavo questo!
Eh, sì. “Tribute the third”, la terza storia che Peter David
(con ai disegni il ridicolo-nel-tratto-quanto-è-buffo-il-nome-[Zeus-quanto-sono-razzista!] Guang Yap chinato da Joe Rubinstein) aveva dedicato a uno della X-Family
morto nel corso delle varie stragi!
Tre storie brevi dedicate all’andare avanti e al senso della
vita dopo la fine della vita!
Nel primo Jean Grey visitava la tomba di… Fenice. Nel
secondo lo spirito di Doug Ramsey assisteva alla pietosa visita di Rahne.
La
terza era dedicata a Destiny, anche se la storia era centrata, per lo più,
sulla sua compagna Raven Darkholme ovvero Mystica.
E, fin dalla frase in epigrafe (di Mel Brooks da “Young Frankenstein”…
un film umoristico sulla vita dopo la morte!) questo si presentava come il più “leggero”
delle tre, benché Peter David non sia mai un autore da sottovalutare: le sue
run di Hulk, di Acquaman, di X-Factor sono dei gioiellini del fumetto
supereroistico.
E proprio di X-Factor si doveva parlare: dopo la “Muir
Island Saga” non esisteva più la sballata Freedom Force, gruppo di mutanti ex-malvagi
al servizio del Governo USA, sul modello dei Drughi divenuti più adulti.
Il loro contatto con le autorità, Valerie Cooper, si apprestava
a farla rinascere col nome di X-Factor, secondo una geniale idea di base: radunare
e pagare con soldi pubblici mutanti con ***gravi*** problemi psicologici che
avevano avuto un’occasione mal sfruttata di sfondare nelle X-squadre principali…
e l’avevano fallita.
Nel frattempo la perfida Mystica, capo della Freedom Force, nel
corso della Saga dell’Isola Muir aveva mostrato il suo carattere più umano e
sembrava destinata a lasciare il “lato oscuro”. Ma non poteva dimenticare che su
quello stesso pezzo di roccia scozzese aveva perso la sua (non dichiarata ai sensi del Comcs Code) amata compagna Irené,
la mutante preveggente chiamata Destiny.
Non vi racconterò nel dettaglio la breve, intensa storia,
che lascia un sorriso, ma sa anche scavare nella psicologia: basti dire che si
tratta della narrazione di come Mystica compie le ultime volontà di Irené,
getta la sue ceneri e chiude quella parte della sua vita.
E riceve l’ultimo
regalo della sua (ripeto: non esplicita) amata.
Sappiate però che nel testo David inserisce la canzone “Obladì
Obladà”, inno alla vita che continua.
Ora, il rischio di aver letto troppi fumetti è di vedere
inferenze e richiami un po’ ovunque: il fumetto, specie quello popolare, è
onnivoro.
E a leggere non distrattamente come può avvenire solo tra l’adolescenza
e i vent’anni, certe cose restano scolpite e siamo stati abituati a leggere
anche le scritte in piccolo in fondo alla pagina.
Però nella mia mente perversa è sorto un dubbio: due indizi
fanno una prova? Ed è nato prima l’uovo o la gallina?
Ovvero: i fratelli Cohen leggevano i comics dei Mutanti e
hanno voluto fare un omaggio?
Un breve controllo alle date mi ha aiutato a trovare, forse, un sentiero che portasse fuori dalla Selva Oscura del dubbio straziante e non amletico: “Tribute the Third” è apparso
in appendice a X-Factor Annual #6 del 1991 (in Italia sullo “X-Men Speciale
Estate - Il Re delle Ombre” della Marvel Italia, 1994).
“Il Grande Lebowski” è del 1998.
A meno di trovare una fonte comune, lascio a voi le
deduzioni…
NB: le immagini non mi appartengono e sono qui a corredo di
un articolo di critica (che vorrebbe essere meno serioso del solito). Questo
blog non ha fini di lucro.
Per chi è arrivato fin qui e ed è abituato a leggere ***davvero***
le cose scritte in piccolo: non fidatevi mai della prima impressione! Né degli
autori di blog che vogliono andare avanti dopo un lutto.
Consapevole delle “creazioni artistiche” dei traduttori e adattatori
grazie alla dura scuola degli strafalcioni in Harry Potter, prima di scrivere
questo articolo sono andato a cercare l’originale del film dei Cohen. Così ho
facilmente scoperto che Donnie non canta Obladì Obladà”: in realtà canticchia “I’m
the Walrus” (se non ci credete cliccate QUI!).
Forse l’adattatore riteneva che la canzone del tricheco non
fosse così nota alle orecchie italiche…
Insomma: come Irené Adler, anche noi volevamo scherzare…
Per chiudere un 2014
non esaltante, ma
“Oobla-dee oobla-da, life goes on, yeah! La la how the life
goes on…”
Questa intervista si basa sul testo di
Wolverine “Save the Tiger” tratto da MCP 1 scritta da Chris Claremont. E’
ovviamente un gioco: le domande sono state costruite dal sottoscritto partendo
dal testo del sommo Chris (che è stato modificato con per tagli ma non
per rimotaggi, e qui appare nella traduzione di W. Fini, dal volume Speciale Wolverine e La Tigre ed. Play Press suppl- al n° 8 di Wolverine)
1D. – Come
ti vuoi presentare ai nostri lettori?
R. – Amo la
notte. Sono Wolverine.
2D. – Dove
risiedi ora?
R. – Madripoor.
Capitale di un piccolo principato a sud di Singapore.
3D. – Perché
proprio Madripoor?
R. – Nessuna
regola qui… l’unica legge che conta è il denaro. Il valore della gente è dato
da quanto può comprare. Di solito poco.
4D. – E tu?
R. – Io, se
sono coinvolto… costo sempre troppo!
5D. – Cosa
ti affascina in Madripoor?
R. – I
turisti risiedono per lo più nella città alta… dentro hotel splendenti, pieni
di ogni comfort, protetti da muri di vetro che gli permettono di guardare la
città senza esserne toccati. La città bassa… è diversa. Odori di cucine, del
sudore della gente, delle lavanderie, dell’immondizia nei vicoli… più odori di
quanto possano essere nominati. Una giungla umana. Brulicante e pericolosa…
quanto una vera. Mi piace.
6D. – Madripoor,
l’hai detto, è una città pericolosa. Non hai paura del suo tasso di
criminalità, tra i più elevati in Asia?
R. – Chi mi
vede, gira alla larga…
7D. – Perché
la gente dovrebbe aver paura di te?
R. – Capisce
d’istinto che sono un predatore in caccia, e che forse sono più che umano.
8D. – Più
che umano?
R. – Sono un
mutante dai sensi incredibilmente sviluppati. Un semplice respiro può dirmi
molto di quanto avviene intorno a me.
9D. – Cosa
rispondi a chi dice che questo non ti ha tenuto fuori dai guai?
R. – Nessuno
è perfetto.
10D. – Qual
è l’ultimo modo in cui hanno tentato di ucciderti?
R. – Nunchako.
Bastoni d’acciaio uniti da una catena. Spezzano le ossa. Le mie non si
spezzano.
11D. – E
come mai?
R. – Sono
rivestite di adamantio, il metallo più resistente della terra. La pelle brucia
quando un coltello mi trafigge, ma non m’importa molto. Le ferite sono piccole
e si rimarginano subito. E’ un altro dei miei poteri mutanti… la capacità di
guarire da ogni ferita, veleno o malattia.
12D. – Non
pensi che questo sia un vantaggio sleale?
R. – Sono
abituato a far fuori la gente, non il contrario.
13 D. – Da
dove viene questa tua sicurezza?
R. – Sono
canadese.
14D. – Cosa
diresti a uno che ti punta un fucile contro?
R. – Forza.
Premi il grilletto. Dopodiché, bimbo… te la vedrai con me!
15 D. – Ultima
domanda: se dovessi consigliare un buon posto da cui partire per visitare
Madripoor, quale suggeriresti?
R. – Si dice
che il posto dove avere informazioni è il Princess Bar. Vengono subito al dunque,
qui.
NB: l'immagine è tratta dal Web e non mi appartiene. Il testo è copyright dell'autore e della Marve Comics, e qui appare come fanfiction. Questo blog non ha fini di lucro.
“un’elettrizzante e spassosa
incursione nei grandi misteri della storia della musica raccontati in
fantastorie a fumetti, surreali e deliranti”
“La realtà toglie molto
all'immaginazione”
(J. Lennon, dalla quarta di copertina di Hellzarockin')
Le
“sette vite” artistiche e personali di Bob Dylan sono molto diverse tra loro.
Tanto diverse che è impossibile le abbia vissute lo stesso uomo.
Paul
McCartney è morto nel 1966 ed è stato sostituito da “Faul” McCartney. Ma se è
avvenuto una volta…
Nel
“lost weekend” John Lennon è stato lost in time, lost in space... and
meaning.
Vince
Neil dei Mötley Crüe è morto in un incidente stradale.
Ozzy
Osbourne è davvero il Fo##u#o Principe delle Tenebre.
Chi
e cosa è un divo del Rock? C'è davvero un uomo dietro l'apparenza? Oppure la
maschera per il pubblico ruba non solo la scena, ma anche la vita a chi lo
interpreta?
Gli
eccessi, le stranezze, la vita pubblica sono l'unica cosa che esista, alla
fine?
E,
soprattutto: le cose sarebbero potute andare in modo diverso?
Hellzarockin' raccoglie cinque storie su altrettante
leggende del Rock, scritte da Morozzi e disegnate da Algozzino, Bagnarelli,
Petrucci, Sagramola e Vecchio. Nella sua leggerezza apparente, il volume
racconta a fumetti proprio un cruciale aspetto di quella macchina dello
spettacolo senz’anima che è divenuta il Rock: un meccanismo dove tutti sono
ingranaggi sostituibili, dove tutte le vite possono essere alternative.
Sulla
scia del capostipite del genere, The Beatles Story della Marvel [1], l’albo
racconta la musica senza suoni, ma con ballons e immagini. Il Rock’n’roll viene
descritto attraverso cinque suoi protagonisti, i loro eccessi, la loro aura di
maledizione e santificazione, i loro misteri.
Gli
autori immaginano ciò che avrebbe potuto essere, o ciò che secondo alcuni è
stato.
Parlano
degli eroi Rock in una prospettiva mitica.
Già,
i miti del Rock. Il **Mito** del Rock.
Spesso
si abusa di questa frase, ma non è uno sproposito.
Il
Rock impregna talmente la cultura popolare da aver bisogno di miti ed eroi,
figure e atti esemplari su cui costruire la memoria e l'esempio.
E
da fenomeno mitopoietico, il Rock crea i suoi eroi e li fa agire in una cornice
favolosa e inarrivabile. Salvo poi smussare il loro impatto invischiandoli
nelle cornici apparentemente innocue della Leggenda Metropolitana, della Teoria
del Complotto o delle Storie Davanti a un Bicchiere.
Come
accade ai buoni miti, il Rock rielabora continuamente la sua narrazione,
propone varianti, costruisce discorsi sulla morte e sulla negazione della
morte.
Ma
se il Rock è un mito, come si può parlare di lui e dei suoi protagonisti?
Oggi
quale è il linguaggio più adatto per descrivere il mito?
La
risposta a fumetti è: una storia di Supereroi.
Perché,
se volessimo prenderlo pienamente sul serio, Hellzarockin' è
sostanzialmente questo: una raccolta di storie Supereroistiche [2].
Nonostante
tutta la problematica che nasce dall'apparente ossimoro di avere “supereroi” e
“sul serio” nella stessa frase.
Le
cinque storie di Hellzarockin' potrebbero essere altrettanti spunti per
storie di Batman.
Esatto.
Dell'Uomo Pipistrello. E non solo per il povero volatile decapitato dai denti
di Ozzy Osbourne.
Se
le controparti “banalmente umane” di Spiderman e di Superman lottano ancora per
difendere un centimetro di sé dallo strabordare della maschera[3], Bruce Wayne spesso
si riduce ad essere solo la succursale umana necessaria alla vera esistenza:
quella del Supereroe.
Allo
stesso modo Hellzarockin' è la raccolta di cinque storie di Supereroi,
perché non racconta la vita di uomini che fanno cose da uomini. Hellzarockin'
parla di eroi e narra le loro reincarnazioni, doppelgänger, viaggi nel
tempo, false morti, patti col diavolo...
Rispetto
ai Super, le persone “reali” protagoniste, fanno anche nella “realtà” cose
straordinarie: Nikki Sixx è davvero morto per due minuti ed è resuscitato; Helter
Skelter ha davvero canalizzato sentimenti più violenti e rabbiosi [4]; Ozzy
ha davvero staccato la testa di un pipistrello a morsi.
Ma
in merito a queste “gesta”, torna la domanda di partenza: un divo del Rock
esiste davvero, quando gli amplificatori sono spenti? I riflettori sono mai
spenti per una Rockstar?
Forse
no. Forse, come per i Super tutto è finalizzato all'impresa: qui è un concerto,
lì è salvare il mondo. Forse l'unica storia che si può raccontare è quella del
divo pubblico, così come di Batman importa la lotta col Joker mentre in realtà
dell'uomo non interessa a nessuno se non per i riflessi che la sua vita “civile”
avrà sulla vita da Super.
Forse
eleggiamo i rocker a nostri eroi, perché abbiamo bisogno di eroi più tangibili
di quelli di carta. Se non possiamo sognare di volare, possiamo sognare di
avere folle adoranti che urlano il nostro nome.
Andrea (forte) - Sventurata la
terra che non ha eroi!
[…]
Galileo
- No. Sventurata la terra che ha bisogno di eroi.
(B.
Brecht, Vita di Galileo)
Se
tutto è finzione, show, perché non immaginare che la leggenda sia ancora più
grande della vita “reale”? Perché non raccontare sempre nuove cose, nuove
avventure, nuovi aneddoti? Perché limitare Elvis a un uomo morto sulla tazza
del cesso o Jim Morrison a un tipo defunto in una vasca da bagno?
Se
Re Artù si ritira ad Avalon, in attesa di tornare per salvare di nuovo
l'Inghilterra, Elvis e Jim (o Michael Jackson) sono in realtà alieni, ancora in
giro per il mondo per trovare la tranquillità… o per affrontare demoni egizi [5].
Sfruttando
questo presupposto, questa esigenza tanto umana di dare “sovrumanità” ai propri
idoli, in Hellzarockin' le vite degli eroi del Rock vengono prese,
smontate, trasformate.
Hellzarockin' diventa così la raccolta di cinque “What
If...?” come direbbe la Marvel.[6]
Cinque What if... in cui la parte del leone la gioca la tentazione, il Diavolo inteso come Angelo Caduto o come seduzione, come potere che sta alle spalle di tutto.
Il rock è legato a doppio filo col satanismo: ma che
differenza c'è tra il patto di Mefisto con Peter Parker e alcuni spunti di Hellzarockin'?
Quasi nessuna.
Dopo
l'accordo (in Sol Minore) si creano nuovi mondi, nuove vite con gli stessi
personaggi. Ripetiamolo: nuove variazioni sul mito.
Ma
se l'Inferno è così coinvolto in alcune di queste storie, in fondo ciò avviene
perché Satana ha inventato il Rock'n'roll.[7]
Per
controllare un demone, devi conoscere il suo nome.
E
anche noi (ri)partiamo dal nome del volume: Hellzarockin'.
Innanzitutto
non possiamo dimenticare la sua filiazione da Hellzapoppin', film nato
(guarda un po') da un musical.
“La parola 'Hellzapoppin' è un misto
di significati tra i quali Hell (inferno); zap (esplosione) e pop (o 'popular',
ovvero la società di massa). Nella prefazione del libro 'Il pianeta
Hellzapoppin' si dava alla parola il significato di "destabilizzazione
dell'ordine costituito".[8]
L'inferno,
le sue lusinghe, i suoi inganni.
E
poi l'esplosione, il bruciare in fretta (live fast, die young and play
rock'n'roll), il vivere oltre le proprie possibilità; essere una merce da
consumare, una moda che tendenzialmente sarà passeggera.
E
ancora la società di massa, il Crono dei nostri tempi, che esalta e divora i
nuovi dei dell'immaginario collettivo, quale che siano i loro ambiti di
provenienza (fumetto, sport, cinema, canzone, TV...). [9]
I
personaggi (non le persone) di Hellzarockin' vendono l'anima in cambio
del successo e del denaro. Certo: bisogna capire cosa si intende con anima.
Quale
è il vero diavolo?
Quello
che offre il Plettro del Destino o quello che aiuta a vendere un profumo?[10]
Se
il Rock’n’roll ha canalizzato la voglia di cambiamento dei giovani, in una
prospettiva Luciferiana e non Luciferina [11], chi ha fermato la musica? Chi ha
trasformato un sovversivo Principe delle Tenebre nel semidemente protagonista
di un falso reality show?
La
“destabilizzazione dell'ordine costituito” di cui abbiamo detto, è un sogno del
mattino che si rivela un’illusione della sera: all’inizio abbiamo gli eccessi,
i messaggi, la forza dirompente del rock. Poi questa forza deve essere
canalizzata, banalizzata, destituita della sua carica eversiva per diventare
parodia di sé stessa, ennesima finzione.
Martin
Mystère direbbe che gli Uomini in Nero se ne devono occupare: in Hellzarockin'
intervengono anonimi in strani guanti dietro una scrivania, o produttori TV.
Soprattutto
nella storia dei Mötley Crüe (ma anche in quella di “Faul” McCartney e più
velatamente anche nelle altre), col paradossale sarcasmo proprio dell’Hellzapoppin'
originario viene presentato il momento di normalizzazione, di anestesia, di
ritualizzazione di quella trasgressione che diventa vuota forma.
Un
momento che passa attraverso omicidi mirati (primo episodio), sostituzioni e
“brani meno pericolosi” (secondo episodio), e soprattutto la televisione
(ultimi tre), il nuovo oppio dei popoli: uno strumento che, nel momento in cui
amplia enormemente la visibilità di un rocker, lo rende una macchietta. Una
maschera che finge di essere distruttiva, ma in realtà è solo una delle pedine
di un gioco delle parti.
Il
Rock che da storia di supereroi per i quali non valgono le regole destinate all’uomo
comune [12] diventa il wrestling, dove buoni e cattivi, trasgressori e
integrati sono decisi dal copione.
Dove
i Supereroi in carne ed ossa recitano la trasgressione, non possiamo più capire
la differenza che passa tra la sfida alla morte del Nikki Sixx di questa Terra alternativa
e una “impresa” dei protagonisti di Jackass.
Un
tempo si disse che quando Elvis si tagliò i capelli, finì la carica ribelle di
“The Pelvis” [13]: per uccidere il rock e i suoi eroi, a quanto pare oggi basta
un telecomando.
Abbiamo
parlato di
HELLZAROCKIN’–
Cinque miti del Rock come non li avete mai visti!
Di
G. Morozzi (testi) e S. Algozzino \ B. Bagnarelli \ M. Petrucci \ G. Sagramola
\ J. Vecchio (disegni e colori)
Tunuè
2012, €12,50
[1] Di Kraft, Perez e Janson (1978). A lungo rimase il fumetto Marvel più venduto
della storia (!). A questo indirizzoalcune tavole.
[2]
Qui non parliamo di supereroi che nascondono la loro identità segreta sotto le
spoglie di cantanti: i principali (reali) sono stati i Kiss, nelle loro diverse
incarnazioni fumettistiche, ma ci sono anche eroi inventati legati alla musica:
Dazzler e Lila Cheney (per la famiglia degli Uomini-X), Gli Impossibili nell’Universo
di Hanna & Barbera (dove ci sono anche i Butch Cassidy and The Sundance
Kids e Josie and The Pussycats che non sono supereroi, ma con avventure alla
James Bond) e Gem and The Holograms (Hasbro e Sundown Production).
[3] Non dimentichiamo che anche il RRobbe(rto recchioni), la rockstar del fumettoitaliano, ha il suo alter ego Asso: non lo conosco abbastanza per
sapere se l'eccessivo Asso sia in effetti una proiezione dannunziana o wildiana
della vera vita del fumettista. In pratica: se la sua vita sia la vera opera
d'arte.
[4]“Paul McCartney raccontò di aver tratto ispirazione dalla lettura
di un articolo presente su un numero del 1967 della rivista Guitar Player
dove c'era un'intervista a Peter Townshend degli Who nella quale egli
descriveva l'ultimo singolo della band, I Can See for Miles, come la
canzone più rumorosa, selvaggia, e sporca mai registrata. Spinto dalla
competizione insita nelle parole di Townshend, McCartney scrisse Helter
Skelter con in mente di farne un brano ancora più "duro"” (da Wikipedia).
[6]
Morozzi è consapevole che il gioco si può ripetere all'infinito. Nel volume
sono citati possibili What If...? degli Hanoi Rocks, AC\DC, Metallica,
Motörhead, Kurt Cobain, Ronnie James Dio, ma basta una buona birra e una dose
di “E se...?” e si riparte.
[7]
Senza voler citare il favoloso Tenacious
D e il Plettro del Destino che fa la parodia di queste credenze, ricordiamo
che il Diavolo ha messo la sua zampina (caprina) nella musica classica (Tartini e Paganini),
nel blues (Robert Johnson) e nel jazz
(Miles Davis). E la triade
del diavolo di cui ci parla Iommi in Hellzarockin' si ritrova anche nel tema
della sigla dei Simpson! [
] La tradizione rabbinica ci insegna che Genun, figlio di Lamech il
cieco, aveva inventato ogni sorta di strumenti musicali; quando li suonava, Azael
(o Azazel), uno dei Vigilanti Caduti, che aveva allevato Genun, entrava negli
strumenti perché producessero note che spingevano alla lussuria.
[9]
Tanto per fare i dotti saccenti, non dimentichiamo che nel solito, classico,
stracitato Apocalittici e integrati di Umberto Eco, accanto all'analisi
di Superman troviamo anche quella di Rita Pavone, assai pop ma molto meno
distruttivamente rock dei protagonisti di Hellzarockin'. E ricordiamo
anche la parabola dell’Uomo che cadde
sulla Terra, interpretato da uno dei grandi della musica ‘70-’80 (ma anche
prima e anche dopo), ovvero David Bowie, Ziggy Stardust.
[11]
Qui si usa Luciferiana nel senso del Luciferianesimo, della ribellione alle costrizioni,
quello spirito positivamente ribelle di cui parlava William Blake e altri; lo
spirito che predica il distruggere per ricostruire, per uscire dalla
stagnazione. Luciferina, invece, nel senso più comunemente satanico
(malvagio e distruttivo senza altro fine che non sia la distruzione stessa) del
termine. Vedi anche QUI.
[12]
Il rischio della deriva nietzschiana in senso negativo del supereroe è sempre
in agguato; anche per le stelle del Rock (così come quelle del cinema o in
generale dell’arte) non solo i fan più accaniti accettano una trasgressione che
ad altri non sarebbe consentita.
[13]
Il taglio di capelli di Elvis avvenne nel 1958: il suo rientro sulle scene
avviene proprio in Tv, eThe King appare
“normalizzato”, tanto che duetta con Frank Sinatra. The Osbournes inizia su MTV
nel 2002.
NB: immagini, video e citazioni non sono di mia proprietà ma sono tratti dal Web e sono qui posti a corredo dell'analisi. Questo blog non ha fini di lucro.