domenica 18 gennaio 2015

BONELLANZA - TECNICHE DI CROSSOVER IN CASA BONELLI



 
EROI: QUATTRO CROSS-OVER (?) 
PER DYLAN DOG

Si sa comunemente che Sergio Bonelli, l’Editore, non amava particolarmente i cross-over, ovvero gli incroci tra gli eroi di una stessa casa editrice (o di editori diverse) che sono il pane (quasi) quotidiano di universi narrativi come quelli Marvel o DC [1].

Così gli incroci tra personaggi bonelliani sono stati rari e, per lo più, presentati sotto forma di omaggio [2]: tra i più riusciti ricordiamo quelli nel numero 15 della serie originale di Ken Parker, dove apparivano di sfuggita vari eroi dei West tra cui alcuni della stessa Bonelli.
Forse la novità era stata consentita proprio perché risultava cruciale il concetto dell’apparizione, appunto, “di sfuggita” degli altri eroi, della citazione che tuttavia manteneva le distanze (e separava gli universi narrativi) dei personaggi coinvolti [3].

Diversa è l’impostazione che troviamo nel numero due di Martin Mystère: qui appare dichiaratamente un Mister No invecchiato, ma sempre alla guida del suo piper. Non è citazione, è interazione, seppure minima. E non sarà la sola tra i due che apparirà nelle serie dei rispettivi personaggi, sia con apparizioni dirette che indirette [4].
Successivamente ci sono stati veri e propri cross-over in albi speciali [5], in una storia di Ken Parker [6] e in rimandi di storie tra Mister No e l’Indagatore dell’Incubo sul demone Ananga, facilitati dal fatto che Tiziano Sclavi aveva scritto per entrambe le serie [7].
Insomma: appurato che Jerry Drake, Martin Mystère, Dylan Dog e Nathan Never (o, per lo meno, una delle loro possibili incarnazioni [8]) vivono nello stesso universo, la via per i cross-over ripetuti era aperta [9].

Cosa fa di una storia in cui si incontrano personaggi che hanno storie editoriali diverse un cross-over a tutti gli effetti?
Possiamo semplificare dando due parametri.
Innanzitutto si devono incontrare le versioni “ufficiali” dei personaggi: non valgono cloni, imitatori, realtà alternative.
In secondo luogo la storia cross-over deve avere potenzialmente conseguenze sulla vicenda dei personaggi nelle rispettive serie.

Senza voler entrare in un lungo e sterile elenco che analizzi ogni singolo episodio di incontro, qui ci limiteremo ad esaminare l’albo “Dylan Dog Color Fest” numero 12 (“Eroi”): si tratta di un albo tutto sommato speciale (anche se in una serie ormai dalle uscite periodiche), se non altro per l’uso del colore, e quindi tendenzialmente più aperto alle “sperimentazioni”.

Esso, infatti, presenta quattro storie, quattro cross-over tra Dylan e altri quattro eroi della casa editrice milanese: i consolidati Martin Mystère e Mister No, Nathan Never e l’inedito Napoleone.
Ciascuno di essi presenta un escamotage differente per consentire l’incontro, e quindi ci può mostrare una diversa “linea” metodologica che, in Bonelli, consente l’incontro tra personaggi separati più dal tempo che dai luoghi.

Ma in realtà vedremo che di questi cross-over, solo tre possano essere concretamente considerati tali, e di questi tre solo due sono un cross-over fino in fondo (e su uno si può sottilizzare).

Come sempre nelle nostre analisi, ci saranno



SPOILER



di quanto viene narrato.
 
La prima storia dell’albo è “Le radici del male” (di Masiero e Civitelli). Riprendendo la vicenda del demone giaguaro Ananga, presenta un incontro tra Dylan Dog e Mister No.
Entrambi i personaggi partono nel loro presente, non meglio definiti cronologicamente (se non che sono separati da “una sessantina d’anni”, come dice Dylan alla tavola 22). La storia si muove tra flash-back: si parte da una seduta spiritica a Londra che consente a Dylan di muoversi nel tempo e arrivare nel Brasile di Mister No; qui i due interagiscono, e attraverso una visione nel fuoco\un sogno Dylan vede sprazzi di quanto lo ha portato alla detta seduta; si torna in Brasile fino allo scontro col demone; Dylan entra in contatto con lui e ha un ulteriore fllash-back dell’origine del demone; per tornare a Londra “oggi” e risolvere la maledizione… mentre “contemporaneamente” si conclude la vicenda per il Mister No degli anni ’50.
Il cross-over è dunque reale perché entrambi i personaggi agiscono nella loro linea temporale “canonica” [10].
Sottilizzando, si può tuttavia contestare che si tratti di un cross-over pienamente completo: il mezzo che permette l’incontro non crea una vera contingenza tra i due, lasciandoli indipendenti nelle citate linee temporali. Insomma: i personaggi non agiscono “contemporaneamente” sulle loro linee temporali, ma solo su una (quella di Mister No), sebbene l’incontro abbia conseguenze su quella di entrambi, visto che riprende una vicenda già “realmente” accaduta in entrambe le serie.

Il secondo episodio è “Incubo impossibile” (di Mignacco con Castelli e Piccatto-Riccio) in cui MM e DD interagiscono. Togliamoci subito il dubbio: è l’unico cross-over vero e proprio dell’albo, benché, a differenza di quanto avviene in albi USA, si svolga in uno speciale e non coinvolge la sequenza delle pubblicazioni principali dei due eroi.
Ma essendo già avvenuti episodi di condivisione di avventure tra i due, non è una novità.
L’interazione è in realtà limitata alle ultime due tavole: invece di lavorare fianco a fianco (come avveniva negli speciali dedicati) i due si trovano ad avere uno scambio di corpi, legato a un misterioso oggetto appartenente a una congrega di streghe. Anche qui nulla di nuovo: era lo stesso motore narrativo degli episodi di MM in cui appariva la reincarnazione di Annabel Lee (con l’eccezione delle streghe).
I due si incontrano realmente (con tanto di pugno) e la storia teoricamente potrebbe avere conseguenze sulle “vere” vicende di entrambi in quanto coinvolge aspetti del lor mondo coerenti con la versione “canonica” di entrambi i personaggi.

Il terzo episodio è sicuramente il migliore del quartetto… non che, ahidyd!, ci volesse molto a battere gli altri. Si tratta di “Buggy” (di Ambrosini-Bacilieri) e vede il cross-over tra DD e Napoleone: ma Ambrosini ha scritto (e disegnato) episodi del primo ed è stato il creatore del secondo.
Non si tratta di un cross-over davvero reale: i personaggi principali non si incontrano mai, se non nell’ultima tavola e… in maniera particolare. Il punto di contatto è dato da Allegra, a Londra per studio, che interagisce con l’Indagatore dell’Incubo a causa di un bambino che si rivelerà “un virus che intacca l’ordine del tempo e dello spazio”.
E proprio il tempo e le realtà alternative sono il succo della storia: Allegra adulta si innamora di Dylan adulto, ma scompare alla scomparsa del virus; poi la ritroviamo ragazzina a Ginevra, dove nulla di quanto accaduto prima sembra essere ricordato o davvero avvenuto, e la ragazza esce con un Dylan ragazzino… Anche perché l’altra realtà (quella del DD e Allegra adulti) è stata distrutta da una guerra atomica!
Insomma: la storia è onirica (e filosofica), ma parte dall’idea che il Napoleone “canonico” e il Dylan “canonico” in realtà non si incontrino. E che anzi, questa sia una storia immaginaria sia per il primo che per il secondo (più per DYD, in realtà).
Quindi non è un vero cross-over.

L’ultima parte, “Demoni e silicio” (di Rigamonti-Calvaterra) vede l’interazione tra DD e Nathan Never.
Il meccanismo che permette l’interazione è lo stesso che abbiamo visto nel “numero della svolta” della “Nuova Fase” (o “Fase due”) di Dylan Dog [11]: a partire dai diari di Dylan Dog viene costruita una “copia”, in questo caso digitale per affrontare un demone risvegliato da un tecnomante. Sa si già visto? Se cambiate qualche dettaglio (invece dei diari di Dylan la macchina di Jinx; invece di un demone, la Spada di Carlo Magno; invece della casa di Craven Road, i resti della base di Altrove) il motore narrativo corrisponde a quello visto nel cross-over non cross-over tra Martin Mystère e Nathan Never “Prigioniero del futuro”.
Non entriamo oltre nella trama (forse è l’episodio più debole dell’albo) e riflettiamo sulla tecnica di cross-over: è davvero tale?
La risposta non può essere pienamente affermativa. Da un lato è vero che i personaggi sono nella loro linea (teoricamente) “canonica”: lo è di certo Nathan, lo potrebbe essere Dylan.
Ma dall’altro punto di vista, dati i presupposti, le “conseguenze” sulla linea principale potrebbero esserci solo per Nathan, non per Dylan.

Insomma: il cross-over implica non solo l’appartenenza dei participanti a un solo universo (o a universi paralleli che coesistono in un solo multiverso… qualsiasi cosa ciò voglia dire!), ma anche che “nella realtà” (narrativa fictional) i partecipanti abbiano delle conseguenze, anche solo potenziali, di quanto avviene nel preteso cross-over.
Se dal punto di vista spaziale (dello spazio fisico o dimensionale, ripetiamo) questo non è un ostacolo a creare un “Bonelli(multi)verso”, il rifiuto di usare il meccanismo della “macchina del tempo” o equivalenti limita di fatto le interazioni reali.
Per cui consideriamo questi appena esaminati (ma, volendo, in generale tutti quelli Bonelliani) la variante dell’editore milanese di un cross-over: se al grande Sergio non piaceva il modello americano di gestire gli incontri, non si può pretendere che alla sua scomparsa il modello sia ripreso pedissequamente.



[1] La (rispettabilissima e per me condivisibile) logica commerciale non-Usa di Bonelli si ritrova, ad esempio, nel parco, parcissimo uso, ad esempio, del villlain bonelliano per eccellenza: Mefisto.
[2] L’elenco aggiornato dei cross-over Bonelliani si può trovare a questo indirizzo
[3] Ken Parker n.15, “Uomini, bestie ed eroi”: per l’elenco dei partecipanti si può consultare la questa pagina. Col commento ironico che Ken fa sulle caratteristiche di Tex, Berardi fa capire che l’omaggio è dovuto proprio perché Ken si distacca dai modi narrativi e dalle tematiche dei suoi predecessori nel West.
[4] Un cross-over diretto e vero e proprio (ovvero dove i due personaggi hanno la stessa rilevanza nella storia) sarà nello Speciale Mister No nr 8 (“Fuga da Skynet”), ma già in precedenza c’era stato un cross-over a rimando, ovvero Jerry Drake e il Detective dell’Impossibile interagivano sullo stesso mystero ad anni di distanza (MM #104-106 e MN #184-187)
[5] I due albi speciali su Martin Mystère + Dylan Dog, preceduti dalla citazione del Detective dell’Impossibile sull’albo “Cagliostro” di DYD; i due col cross-over tra Martin Mystère e Nathan Never; il già citato speciale “Fuga da Skynet
[6] “Immagini”: lo sceneggiatore era Berardi, il disegnatore era Ambrosini, futuro autore di Napoleone e all’epoca già disegnatore di Ken Parker e Dylan Dog.
[7] Così come Sclavi ha scritto per Martin Mystère la bellissima storia “La follia di Martin Mystère”, con uno scenario che anticipa Dylan Dog (il negozio di bric-a-brac che, se fosse stato nel Maine, avrebbe venduto “Cose Preziose”).
[8] Già all’epoca dei primi “contatti” tra MM e DD un amico dell’epoca faceva notare le incongruenze se i due avessero vissuto interamente nello stesso universo, ad esempio nella gestione dei vampiri e dei vari mostri. In realtà sembra che nel corso delle storie DD, come altri personaggi Bonelli, non abbia una vera coerenza dell’ambientazione, quanto nella caratterizzazione del personaggio, dei comprimari e delle atmosfere: DD può morire, avere diversi futuri, così come ha diversi presenti, in apparente contraddizione tra loro ma, come detto, coerenti col personaggio.
[9] Anche se in questo aumento esponenziale del numero di cross-over si verificano dei paradossi: si veda l’interazione tra Zagor e la base di Altrove (Collana Zenith #427-430, 437-439, 547-550, 603-607) che sembra andare in contraddizione con quanto “rivelato” in MM #335 (“L’ombra di Za-Te-Nay”) soprattutto in rapporto alla figura di Cico. A quanto pare, un prossimo cross-over farà entrare (dopo Il Comandante Mark, Nick Raider, Il Grande Blek) in questo Bonelliverso dalla continuity certamente non rigida anche Dampyr.
[10] Come detto in precedenza, come avviene per Tex, non esiste un’unica linea “canonica” di Dylan Dog, capace di muoversi in tempi e situazioni in apparente contraddizione. Martin Mystère era inserito nel nostro tempo: oggi, per le inevitabili difficoltà che nascono da questa impostazione, è in un presente che è il nostro, ma ***non è più quello che deriverebbe dai presupposti del personaggio***, nato nel 1942, e quindi della veneranda età di quasi 73 anni (e se lui usa delle pillole antiinvecchiamento o qualche altro trucco da Agarthiano, cosa dire di Java, di Diana, di Travis, di Tower e soprattutto della scollacciata Angie?).
[11]Dylan Dog #337 “Spazio Profondo” di Recchioni-Mari.

PS: le immagini non mi appartengono, ma sono di proprietà della Sergio Bonelli Editore e dei suoi autori; sono qui a corredo dell'analisi. Per quanto possibile sono state tratte dal sito ufficiale dell'Editore o, in alternativa, dal web. Questo blog non ha fini di lucro.