domenica 19 dicembre 2010

19/12/2010 (meno 81.339 al BigT) - Agenda 2010

Ho accennato alla mia "agenda creativa".
Di cosa si tratta?
E' solo un esperimento di "allenamento" creativo che...
Ma forse è meglio fare un passo indietro.

Negli ultimi anni, nel mio delirio psicotico, mi sono ripromesso di fare "100 cose" all'anno. Sono partito con 100 libri da leggere, e l'anno dopo con 100 film da guardare. Poi, dopo aver trovato la donna della mia vita, il tempo per altri 100 libri non c'era più: aveva ragione quel romanziere dell'800 (credo Balzac o Flaubert) che sosteneva che una sera con una donna è un libro in meno letto... Ma non ho molti rimorsi per aver optato per la mia fiancèe.
Poi ci sono stati i 100 vini all'anno.
Poi le "100 cose generiche".
Poi nulla.
Poi ho sentito di essere in una fase di inaridimento dal punto di vista creativo. Non che abbia fatto dei capolavori (se pure ne avessi iniziato uno, di certo non lo ho finito), ma avevo bisogno di sentirmi ancora "vivo" dal punto di vista dell'immaginazione.
Avevo bisogno di una sfida. Così ecco l'agenda creativa: uno spunto al giorno. E se un giorno l'idea per lo spunto proprio non fosse venuta, ne avrei dovuto trovare due il giorno dopo. Un tour de force, che fin dall'inizio prevedeva la possibilità del ricorso alla banalità, e spesso lo sfruttamento delle tecniche di creazione "automatica", di "macchine per trovare spunti" ideate da altri. Ma non dovevo usare idee già fatte da altri. O, per lo meno, non le potevo usare senza variarle.

Lo so: sono messo proprio male, se vado a immaginarmi cose del genere. E sono messo peggio a raccontarvelo, no?

Però il metodo funziona. Lo stentare iniziale si è trasformato spesso in sacro furore creativo, che mi ha portato a scrivere sulla mia agendina finora circa 420 spunti. Ho tratto spunto da qualsiasi cosa ci fosse nella mia stanza (le storie raccontate dai letti, ad esempio). Su questi 420 spunti e rotti, il 50% è banalissimo (che so? 8 febbraio: un mondo contenuto in una scatola), il 40% del rimanente è ovviamente stato già sfruttato da altri (ad esempio il primo spunto del 29 gennaio: personaggi incontrati da un tassista in una notte), il 9% del restante attende di scoprire chi abbia già avuto l'idea.
In questo diluvio c'è spazio per spunti destinati a siti web, romanzi, fumetti, caratteristiche di personaggi minori da inserire in storie più strutturate, programmi radio, saggi, telefilm...

Nulla di questo sarà mai realizzato, quasi sicuramente.

Ma grazie a questo allenamento, spunta fuori lo 1% che forse è buono. E' grazie a questo allenamento che, se ho il tempo giusto, se non ho litigato con nessuno e non ho da preparare compiti per la scuola (o, peggio: non ho da correggerli), la mente può vagare e trovare da chissà dove, forse dal Perfetto Sfero del Karmaspazio che ho immaginato anni fa e che ha ipnotizzzato Max tanto che lui lo ha usato per dare il nome a un suo sito...
E' grazie a questo, dicevo prima di divagare, che la mente può vagare e trovare chissà dove dei nuovi spunti.
L'1%, su 420, esagerando.
E dico 1% perché almeno due spunti finora mi sembrano buoni, quindi devo avere una cifra tonda, senza scendere negli "zerovirgola" che renderebbe difficile quanti sono in percentuale rispetto al totale.

Così, dal basso della mia scarsa visibilità e realizzazione, ve lo suggerisco, il metodo dell'agendina.
Perché l'onesto lavoro fumettistico o cinematografico o radiofonico o quant'altro non sempre è fatto di sfrenata creatività. Anzi: è composto per lo più di onesto metodo e professionalità (parole non mie ma dei professionisti del campo). Insomma, del saper dare il meglio nei tempi richiesti anche quando lo spirito divino non scende col suo raggio ad accendere la scintilla del genio.
E poi in questo modo c'è sempre un archivio da cui pescare quando la creatività langue per davvero.

Ma torniamo al mio 1%.
Uno è una variazione a fumetti sulla base di "Quarto Potere", in cui la banalità del percorso di indagine su un uomo viene mitigata dalla particolarità di ciò che si dovrebbe usare per visualizzare le tappe del percorso di una vita. Sarebbe ottimo per un fumetto alla francese, credo, se non che invece di una serie di albi divisi in 4 volumi, la crisi porta oggi anche i cugini a prevedere 2 albi eventualmente estensibili.
'Azz. Due non bastano: rimarrebbe solo la banalità del riferimento a "Quarto Potere" e nulla della particolarità.

L'altro è DanGER.

Alcune piccole note...
Ovviamente anche l'idea stessa dell'agenda creativa non è originale, ma rientra nel 40% che vengo a scoprire successivamente che altri hanno usato. Ho iniziato a seguire il delizioso blog di Fabio Bonifacci, e dopo l'inizio della mia agenda, ho scoperto che anche lui ha fatto per un anno un esercizio simile. Devo essere sincero: più della frustrazione mi ha fatto piacere aver avuto la stessa idea di un autore che stimo.

Lo spunto di oggi, elaborato davanti al PC in una pausa di elaborazione di questo post e dalla tazza del the Java che ho bevuto, e dalla busta di patatine (divorate) accanto al PC e dalla famosa di Feuerbach che dice che l'uomo è ciò che mangia. Su questo si innesta il fatto che presso i cannibali, cibarsi del corpo di altri uomini significa assorbirne lo spirito. E se ci fosse un detective in grado di ricostruire vicende nutrendosi dei corpi delle vittime o di oggetti che si trovano nella scena del crimine?
Idea non nuovissima, temo, se non nel metodo di indagine. Diciamo che appartiene al 9% degli spunti che dovrò scoprire se sono già stati usati da alti. E non sarà peggio dell'idea di una sit-com voodoo (secondo spunto del 31 ottobre).

mercoledì 8 dicembre 2010

08/12/2010 (meno 81.350 al BigT) - The name of the Game


Ok sono reduce dall'aver visto "Mamma mia!" a teatro, quindi la citazione era d'obbligo.
Ma c'entra (eccome!) con l'argomento di oggi.

Il nome.

Non il nome della spada (by Slaine). Neppure quello della rosa che nuda tenemus (by Eco). Ma il nome della nostra serie.

Ve l'ho detto: l'idea stavolta è nata non so più come, ma si è costruita attorno al nome della serie.
Ovvero DanGER. "Pericolo".
Il nome suona bene, spero. A prescindere da quella che sarà la storia, è evocativo. Il pericolo, quindi l'azione. Il titolo, credo, funzionerà.
Giusto numero di sillabe, facile da ricordare, si trova spesso nei fumetti e nei film, promette molto (e ci daremo da fare per mantenere). Secondo me attira.
Tanto che per creare questo blog ho dovuto un po' faticare: Danger Zone (o The Danger Zone) erano già occupati. Un gruppo musicale, da quello che ho capito.
Azz.

I nomi.
Tolkien ha dichiarato che ha prima costruito la lingua degli elfi, poi si è inventato il mondo che sfociò nel Signore degli Anelli perchè... perchè quando si ha una lingua il mondo che parla quella lingua viene di conseguenza.
Tralasciando i miei tentativi, credo che in generale un "buon nome" stimoli la creatività. Meglio partire da un buon nome e ricavare il contesto in cui quel nome significhi qualcosa, che fare il contrario, e magari avere un supereroe che chiamiamo "SuperRospo" perchè questo è il potere del protagonista. Con tutta la buona volontà e il rispetto per i rospi, un lettore che compra SuperRospo si aspetta storie parodistiche, non drammi e soap opera mutanti!

Pensate ai nomi dei Bonelliani e dei Bonellidi, alla loro efficacia.
Tex: western allo stato puro prima ancora di diventare il mito che è. Texas, texas rangers (pre Chuck Norris) e giù tutta la declinazione. Un nome che suggerisce storie, non ne deriva.
Zagor: nome misterioso, avventuroso, di tutto ciò che Zagor ha promesso (e in gran parte mantenuto) nel corso della sua storia editoriale.
Mister No: nome che dà già il carattere del nostro eroe (come da lancio di tanti anni fa: un uomo che ha detto no alla guerra etc. etc. etc.)
Martin Mystère, il mio adorato BVZM: il mistero nel nome. E la ripetizione delle iniziali, che già con i paperi (Donald & Daisy Duck) dimostra la sua forza. Forza che verrà sfruttata dai Bonellidi (Lazarus Ledd...).
Dylan Dog, Nathan Never e Brad Barron usano la ripetizione, ma sono meno chiari (anche se il "Never" di Nathan suggerisce tanto).
Ken Parker ha le sillabe giuste, ma non è così "attraente", così "particolare" (posso osare tanto?) come gli altri. Ma attenzione. Ken ***è*** un eroe molto particolare, a volte un eroe "quotidiano", e non poteva avere un "nome di rispetto" come il "Kevin" di cui parla Verdone in "Viaggi di nozze"!
Dampyr è fin troppo chiaro. Se vogliamo, promette poco attraverso l'evocazione che dà il nome (al contrario di Zagor) e molto di più attraverso il significato letterale.
"Volto Nascosto" non è un nome facile. Cinque sillabe invece della canoniche 3 o 4 Bonelliane. Ed è in italiano, cosa che, per una logica provinciale, sembra "svilire" l'avventura. Mi piaceva quasi meno di Magico Vento. Ma la serie poi ha mantenuto ciò che il nome faceva presagire: quale è il "volto nascosto" non solo del guerriero etiope, ma anche della follia coloniale italiana, della guerra, della follia dei singoli...?
"Greystorm" evoca eccome! E' il nome del protagonista (un protagonista anomalo, ovviamente), ma il nome contiene anche il riferimento alla tempesta. E ci si chiede: tempesta per chi? Per Robert Greystorm? Per chi lo circonda? Per il mondo?
John Doe. Nome banale, ma anche il nome "di comodo" dato a cadaveri non identificati. Vista la storia del personaggio, quale nome poteva essere più  azzeccato?

Tralasciamo i supereroi, i cui nomi tendono a essere "fighi" e poco più che la descrizione del loro potere. Promettono quanto mantengono. Se compro la serie su un "uomo aracnide", mi aspetto che ci sia un uomo con caratteristiche riprese dagli aracnidi.
Prendiamo alcuni nomi del buon Alan Moore:
"Watchmen", "V for..." (la Vendetta è solo una delle opzioni!), "Promethea" (come il Prometeo del mito) e potremmo andare avanti. Nomi evocativi, nomi che promettono ben di più della lettera dei loro nomi, che fanno scattare la domanda: "Se ha questo nome, cosa accadrà mai in questo albo?"

Ma torniamo a DanGER.
Il titolo permette un giochino, il primo passo della costruzione del protagonista.
Danger = Dan + GER.
Non solo "pericolo" (di cosa, di chi?), ma attraverso la scomposizione, la possibilità di creare un gioco di parole con il protagonista e con il suo mondo.
E' un "vizio" che mi porto dietro dall'esame di letteratura Greca 1 dall'Università. Il corso monografico era incentrato sull'Agamennone di Eschilo. Leggetevelo almeno in traduzione, non ve ne pentirete! C'è una Clitemnestra che è ben al di sopra di una certa Lady Macbeth...

Comunque: nel corso si analizzava la lingua di Eschilo, un gran creatore di parole nuove e di nomi. E la fatica e la bellezza delle sue parole "pesanti come buoi di bronzo" era il fatto che potevano essere scomposte in altre parole, o avevano etimi assolutamente straordinari.
"Elena" da "Elein+naus", la distruttrice di navi. E quante navi achee furono distrutte per la bellezza di Elena?

Ecco: DanGER (avrete notato che lo scrivo così) nasce da un inconscio lavoro sulle parole.
Dan + GER.
Dan è ovviamente un diminutivo di Daniel. Bel nome, Daniel\Daniele. "Dio è il mio giudice".
Se i nomi dei fumetti sono spesso nomi parlanti, un nome che in sè ha il concetto del giudice... meglio ancora: del giudice di tutta la Terra (by Mosè e Alan Moore in Watchmen)... E che compone la parola inglese per "pericolo"...

Insomma, sono ancora convinto che costruire su una buona fondamenta come un nome "giusto", sia la cosa migliore.
Restava da stabilire cosa fosse GER, la seconda parte del nome, ma lì ero già lanciato, e le cose sarebbero venute di conseguenza.

Avevo un nome.
Ora bisognava costruirci intorno un mondo.

lunedì 6 dicembre 2010

06/12/2010 (meno 81.352 al BigT) - Generatori di idee

Come nasce un'idea?
(Colonna sonora: "Una canzone per te" di quando Vasco Rossi era ancora il Blasco, e non l'imitazione).

Beh, non è semplice. Non è semplice spiegarlo, in realtà, perchè di idee me ne vengono fin troppe. Una buona fetta da scartare perché sono idee banali; un'altra grandissima fetta da eliminare perché riguarda idee che poi scopro sono state già avute da qualcun altro; una terza consistente perché mancano mezzi\tecnica\voglia. Ciò che rimane è una fettina sottile sottile, che andrà (forse) perduta nel mare dei "un tempo mi piaceva ma ora ho altro di più interessante da fare". Molte si perdono perché tendo a divagare.
Come adesso, in realtà.

Quindi riprendo per i capelli me stesso e l'argomento.
Come nasce un'idea? Da qualche anno partecipo come docente a un bellissimo corso di fumetto a Cagliari (il leggendario "Fare Fumetto"). In questo corso tratto proprio l'ideazione.
Quindi dovrei esporre pagine e pagine sul tema. Anzi, magari vi posto le slides che uso per non divagare a lezione.

Però, devo dirvi la verità. Sottoscrivo ogni slide contenente suggerimenti su come trovare uno spunto, ma nel concreto delle mie astrazioni faccio tutt'alto.
Non perchè tenga nascosto un segreto che devo vendere al migliore offerente. Solo che agli allievi del corso non basta dire. "Mi guardo intorno, faccio vagare un po' la mente e qualcosa spunta fuori".
Che razza di insegnamento è? Come si può appendere, imitare e innovare una "strategia" simile? Come si può riprodurre un protocollo così vago?

Come ho detto, sottoscrivo di nuovo tutti i suggerimenti che ho dato ai miei allievi. E continuo a dire che sono maledettamente buoni (anche perchè in gran parte non nascono da me, ma dall'osservazione e dallo studio di maestri ben più degni del sottoscritto).
Ma per me trovare spunti è una sorta di droga. O di meditazione trascendentale. O di stanzetta chiusa, di spazio tutto mio in cui mi rilasso e la mia presunzione di essere un subcreatore (JRR Tolkien docet) trova finalmente la sua applicazione. Ecco perché la mia mente può e deve vagare, e fare una creazione troppo "meccanica", troppo controllata, mi toglierebbe il gusto.
C'è da dire che non sono (ancora) pagato per avere idee, quindi posso permettermi di aspettare che il vagare arrivi ad una meta o che vaghi e basta.

Ma qui devo fare un esempio contrario.
DanGER, infatti, nasce da una chiacchierata con MD. "Perché non riusciamo a fare una storia insieme?" mi chiese. E io a fare obiezioni su obiezioni. A rinvangare un po' il passato, a tirare fuori progetti lasciati in sospeso a tempo indeterminato. Ma la voglia di vedere qualcosa di cartaceo era grande, e il MD di oggi non è quello di cinque anni fa.
Così dico: "Ok, ci penso su, vediamo cosa spunta fuori".
Insomma: pur essendo una chiacchiera informale, assomigliava a un incarico di lavoro. Quindi dovevo far scattare le tecniche di creazione guidata, perchè volevo dare una risposta, una buona risposta con un buono spunto, entro una settimana.
E invece...

In realtà MD pensava che si potesse rielaborare un vecchio progetto. Anzi: ***quel*** vecchio progetto.
Ma a me non andava.
Adoravo quello spunto. Ci ho messo l'anima, le speranze, i sogni. E non è andato.
Così, ho deciso che avremmo dovuto ripartire da capo. Un progetto senza un passato, solo con il futuro.

Già qui, credo, mi stavo orientando a lasciare vagare la mia mente verso i lidi che avrebbero portato a DanGER. Ma non lo sapevo ancora.
Poi, il fatidico 17 febbraio 2010, tra un'idea che riprendeva il film Labyrinth e una vaga intenzione di raccontare le vicende di una carovana medievale che trasporta sale attraverso il deserto (!), ecco nascere DanGER.

Solo che non so più come mi sia venuto in mente lo spunto iniziale!

Il mio fidato "Diario creativo del 2010" di cui vi parlerò, riporta solo che è un'idea venuta la mattina. E poi c'è l'abbozzo dello spunto.

Azz.

So che non ho usato alcuna delle tecniche di creazione guidata. So che la mia mente ha vagato. So ogni dannato passaggio per infoltire lo spunto iniziale e trasformare questo nucleo, questa morula glastula blastula in un qualcosa che ha portato al soggetto.
Ma non so da dove è spuntato fuori il primissimo nucleo dell'idea di DanGER!

Il nucleo era, ovviamente, un nome.
DanGER.

domenica 5 dicembre 2010

05/12/2010 (meno 81.353 al BigT) - Ansia


La creazione di una storia è un costante pericolo. Specie se non sono dei professionisti a farla.
Per meglio dire: uno dei due (il buon dottore, l'MD) è un professionista del fumetto. Ci vive.
L'altro (io) non lo sono. E non vivo dal fumetto, e forse non succederà mai che diventi la mia attività prevalente.

Poi c'è il fatto che la storia non nasce in un contesto professionista. Non è nata da un editore che ci ha chiamato per avere una storia da noi, garantendo un compenso tale da permetterci un lavoro in esclusiva solo su DanGER. Il nostro DanGER nasce come voglia di lavorare insieme tra me e MD, come desiderio di sentire il profumo dell'inchiostro appena stampato dopo dieci anni di tentativi. DanGER come una proposta degli autori a un editore.
Più libertà in cambio di più rischio.

Ho scritto che DanGER non nasce in "contesto professionista". "Non professionista", però non significa "non professionale".
E la differenza sta proprio qui: pur senza le "tutele" del lavoro da professionista, noi vogliamo fare un lavoro professionale. Ci impegneremo al massimo perché lo sia. Con ritmi, scadenze, e speriamo con la qualità come se fossimo pagati per dedicarci solo a quello. Anche se dobbiamo fare ben altro che DanGER per tirare avanti la carretta. Portare il pane alla famigghia. Comprarci la china e la carta.
Ora, per quanto riguarda MD questa professionalità è scontata. Per me è un po' più un obiettivo da raggiungere. Lui ha un'esperienza decennale nel campo, è un professionista. Io, per ora, sono solo un dilettante che cerca di essere professionale.

Questo porta al pericolo costante. All'insicurezza di chi ha meno esperienza. E al minimo d'ansia per gli incontri che si tengono regolarmente (come da modus operandi professionale) tra me e il buon Dottore, il disegnatore.
Come è successo venerdì scorso. L'idea c'è da tempo (poi vi racconterò come è nata nella mia mente bacata), ma ci sono da definire un'infinità di passaggi.
Perché un'idea è bellissima nella sua astrazione. E forse alla fine il risultato sarà bellissimo nella sua concretezza. Ma in mezzo ci sono tanti passaggi, tante scelte da fare, tanti compromessi da trovare.
Così scatta l'ansia da "compromesso che dobbiamo trovare".

Ad esempio venerdì, appunto. Il soggetto di DanGER è fatto: che ne penserà MD? Quali obiezioni? Quali revisioni? Mi piacerà fare queste revisioni? Se il sono il padre della storia, lui è la madre, chi darà la forma, e si sa che i bimbi (anche fumettistici) prendono più dalla madre che dal padre...
Il nostro piccolo DanGER avrà un complesso edipico, e ucciderà il povero padre ideatore?
Insomma: avrete capito che sono un po' psicopatico, e un po' tanto insicuro. Per fortuna MD è comprensivo, e professionista. Quindi l'accordo si trova.
Anche se, come previsto dalla mia ansia, l'obiezione fondamentale c'è stata: "Ok, prima parte... scena di massa, in costume, con cavalli al galoppo... hai ben chiaro il fatto che io non ho mai disegnato cose del genere? Hai ben chiaro che ci metterò un sacco di tempo per farla?"
I bonari insulti li ometto. Bonari sì, col sorriso sì, ma pur sempre insulti. Perché MD è ben lieto di affrontare la nuova sfida (cavalli, massa, costumi...) ma gli ho chiesto un impegno come se potesse lavorare in esclusiva solo ai miei cavalli.

Però ha detto sì. Il progetto prosegue, e addirittura nella direzione che piaceva a me, senza troppi compromessi. Ci vediamo venerdì prossimo.
La mia ansia si calma.
Così può scattare il sadismo: se ha ceduto ora, magari ottengo anche qualcos'altro.
Ha detto che disegnerà i vecchi (cosa che gli riesce con fatica supplementare), ma non vuole vecchi panciuti. Troppo difficili da rendere, i vecchi panciuti. Ha detto che se gli chiedo un vecchio panciuto mi manda a quel paese.
Ma HG Feynman me lo sono immaginato vecchio... e panciuto. Venerdì scorso ho detto che non importava, in fondo il dettaglio fisico è irrilevante, e Feynman non è un personaggio di rilievo.
Però la pancia gli starebbe proprio bene.
E MD ha detto che era difficile fare i cavalli ma li farà. Forse se insisto sulla pancia...
Mi sa che venerdì prossimo correrò il pericolo di farmi mandare a quel paese.

Mi sento addosso una nuova ansia.

domenica 28 novembre 2010

28.11.2010 (meno 81.360 al BigT)


Innanzitutto onestà.
L'onestà di dirvi che qui ***non*** vi racconterò la storia di DanG.E.R. Qualcosa ve la dirò, ovviamente, ma non mi concentrerò sulla trama, o sulla caratterizzazione dell'ambiente o dei personaggi. Per quello dovrete comprare l'albo a fumetti, quando uscirà (dita incrociate e scaramantica omissione del "se uscirà").

Questo perchè DanG.E.R. nasce sì da una mia idea (mia, personale, di proprietà esclusiva, copyrightata etc. etc.), ma è destinata a non essere solo mia. E, badate bene, non è questione di meri soldi.
Per me, se non altro.
Ma ci sarà chi disegnerà (MaxD), chi lettererà, chi editerà, chi tradurrà. Tante persone, tante energie coinvolte. E se qualcuno arriva prima di noi... beh, ci rimarremo male. Verbo al futuro indicativo, non al condizionale.
Perchè cerchiamo di fare di qualcosa di originale, e siamo consapevoli che qualsiasi cosa avrà un'idea simile, sarà comunque diversa dal nostro progetto (e viceversa, of course). Ma ci sarà chi dirà "avete copiato", e ci rimarremo male.
Così, pur essendo sempre possibile che la "temperie culturale", lo Zeitgeist, l'Anima Mundi e perfino gli archetipi platonico-junghiani stiano agendo per produrre nello stesso tempo due opere con uno spunto simile... beh, ci arrendiamo all'inevitabile. Ma non farò nulla per favorire questa coincidenza. Per rispetto anche degli altri coinvolti.
Questo è un rischio che non voglio correre.

In realtà c'è un motivo più profondo. E il motivo è che raccontarvi uno spunto è una cosa da cinque minuti.
Se ce ne vogliono di più, è perché lo spunto è buono, e io spero che DanG.E.R. sia un buono spunto.
Ma il percorso che conduce da uno spunto a un prodotto finito, specie per chi come me non è un professionista del fumetto, è un campo minato, un percorso ad ostacoli, un muoversi tra Scilla e Cariddi...
Insomma: una zona pericolosa.

Ecco: l'onestà mi spinge a dirvi che qui si parlerà di come un dilettante appassionato, aiutato da professionisti del fumetto, cerca di costruire e portare a termine un sogno.
Passo dopo passo.
Perchè uno spunto è "privato", buono o cattivo che sia.
Un percorso, mi illudo, è qualcosa che può essere comune a tutti.

Il rischio è che vi annoiate prima, e che mi lasciate solo.
Rischio calcolato, tutto sommato.
Vabbè, se accadrà, questo blog sarà una sorta di diario personale, allora. Un contraltare, uno specchio, un riflettere per superare il rischio più grande: quello di lasciar perdere prima di aver giocato.

mercoledì 24 novembre 2010

23.11.2010 (meno 82 al BigT)

Benvenuti
Questo blog seguirà passo per passo la creazione di DanG.E.R., il mio nuovo fumetto che verrà realizzato dal buon MaxD (per le vaste folle Massimo dall'Oglio).
Sempre che le previsioni sul BigT non si rivelino sbagliate, ovvio!

Di cosa parlerà DanG.E.R.? A quando i primi disegni?
Non temete, avverrà prima di quanto pensiate... o forse è già accaduto. In fondo, chi ha tempo non aspetti tempo.
E