venerdì 24 agosto 2012

Il Gentil-Uomo (ricordo di Sergio Toppi)


<<Qualunque cosa, basta che abbia una gorgiera>>.
In realtà intendevo “pappagorgia”, ma quando c'è l'emozione, si sa, le parole non vengono. Soprattutto quelle difficili.
Il Maestro mi osserva un istante, poi quasi si ferma nel tempo mentre guarda dentro la sua mente. Infine, con abilità consumata, mi realizza il disegno che vedete qui sopra.

Ecco: questo è uno dei miei ricordi preferiti di Sergio Toppi. Un dio del fumetto sceso in terra che, dopo conferenze, incontri e tanti, tanti appassionati che chiedevano “un disegnino”, si ritrova davanti un nessuno che gli chiede “qualunque cosa, basta che abbia una gorgiera”.
E me lo ha fatto.
Così come aveva soddisfatto le richieste (alcune altrettanto assurde) di altri prima di me.
Con cortesia.
Con senso del dovere? Forse, semplicemente, con il rispetto verso il lettore di cui tanti si riempiono la bocca, ma che solo pochi della nuova generazione (e forse neanche tutti quelli della sua) sanno avere.
Ma lui lo aveva davvero.
Un gentiluomo, Sergio Toppi.
Un Uomo, prima che un Autore.

Quella sera, tanti anni fa a Carbonia fu strana. E incredibile, da molti punti di vista.
Io ero cresciuto col “Giornalino” della fine degli anni '70 (e con Tex), e il tratto di quell'Autore, le sue storie “strane” e difficili, le sue illustrazioni per “Conoscere insieme”, i suoi colori così “diversi” in quella rivista, le immagini grandi e piccole che riempivano le pagine mi avevano folgorato. Fin da quando avevo sei anni, e non perché io fossi un genio dell'arte, tutt'altro: è solo che Sergio Toppi sapeva comunicare a tutti.
Le sue storie sono stratificate, hanno tanti livelli di lettura. Ma i suoi disegni colpivano, colpiscono, colpiranno, non possono lasciare indifferente neppure un bambino.
Lo fanno perfino in quella manciata di episodi in stile-Bonelli, in quella griglia così lontana dalla libertà (dalla scelta “necessaria”?) della composizione delle sue storie brevi e lunghe.

Quella sera fu incredibile: grazie alla cortesia degli organizzatori della mostra, io e i miei compagni di fanzine avemmo il privilegio di cenare con Sergio Toppi.
Imbarazzo immediato: potevamo sedere allo stesso tavolo e parlare con un Creatore di mondi e storie! Come fare per non “abusare” del tempo di una divinità del fumetto?

L'imbarazzo si sciolse presto, grazie a colui che, lo scoprimmo presto, non era affatto un dio distante.
Sergio Toppi era, infatti, un Uomo umile (nel significato con maggiore dignità e prestigio della parola), disponibile, curioso. Si interessò subito quando la conversazione arrivò a storie della nostra isola.
E così, man mano più rilassati, parlammo con lui della virga sardisca e della leggenda della Bella di Sanluri, una storia di destino e di magia che avrebbe potuto essere una delle sue storie. Ricordo ancora il Maestro che esaltava le rocce della Sardegna che già avevano conquistato Galep (<<Avete delle rocce bellissime>>, disse).
E scoprimmo che “anche” un Autore poteva essere un grande Uomo, cortese, ironico, disponibile, gentile.
Sergio Toppi era un dio del fumetto che, senza ironia, chiedeva il permesso per fare delle obiezioni (motivatissime e ricche di suggerimenti per migliorare) alle tavole che il mio amico gli presentava.
Sergio Toppi che chiede il permesso di dare suggerimenti? Non ci avrei mai creduto.
Ma, dal poco che lo ho conosciuto, Sergio Toppi era così: incredibilmente disponibile e gentile.

C'è una delle sue tante belle storie, che si intitola “Isola gentile”: un naufrago arriva su un'isola del Pacifico, che magicamente gli regala un'avventura. Perché, appunto, è nella sua natura di isola gentile.
Ecco, Sergio Toppi, per me che ho avuto la fortuna di conoscerlo di persona, lo ricorderò così: un Uomo gentile, che ci ha regalato sogni ed avventure.