sabato 8 giugno 2013

Caro agli dei... 6 - La morte, per davvero!




6. Dormono, / dormono / sulla collina

(Requiem aeterna dona eis Domine)

Di E. Marica


E tu onore di pianti, Ettore, avrai,
ove fia santo e lacrimato il sangue
per la patria versato, e finché il Sole
risplenderà su le sciagure umane.
Ugo Foscolo, Carme dei Sepolcri

Non è morto ciò che in eterno può attendere,
e con il passare di strani eoni anche la morte può morire
Abdul Alhazred

Nel corso di questo dossier alcuni amici hanno parlato di morti false, di colpi di striscio, di resurrezioni, di danni collaterali… di tutto ciò che manda avanti l’illusione dell’uso della morte nei comics SuperH senza fermare la macchina che fa soldi.
Ma insomma: chi non ce l’ha fatta a tornare? Chi era improbabile che fosse ripescato?
Di solito quelli brutti (*) o Thunderbird I (**). Hanno ritirato fuori perfino Capitan Marvel.
Perfino l’inutile Doug Ramsey e il suo simbiota Warlock (***).

Da quando poi i fumetti hanno scoperto la clonazione…


L’unica morte davvero accettabile per la serializzazione dei fumetti è quella della realtà
alternativa.
Muore davvero Supergirl (assieme a tonnellate di altri super ormai obsoleti) nel corso di Crisis On Infinte Earths (beh, il mega-cross-over era nato proprio per eliminare i doppioni!), muoiono davvero gli X-Men dell’Era di Apocalisse, muore davvero il Joker in Dark Knight Returns o Capitan Marvel-Shazam (e altre decine di inutili) al termine di Kingdom Come… ma sono versioni alternative. Finalmente gli autori si possono permettere di far fuori qualcuno (magari i più antipatici), ma non possono uccidere l’icona. E soprattutto possono sempre dire: “OK, abbiamo scherzato! Era una realtà alternativa, in fondo…”.

Business is business, people.
L’epica antica prevedeva la morte dell’eroe, la morte DEFINITIVA (§) come completamento e suggello della vita, non un ritorno in qualche altro modo (§§).
L’epica moderna dei supereroi calzamagliati, che di quella antica vorrebbe dare la versione contemporanea, è schiava del denaro: la sua funzione non è dare esempi, proporre modelli, fare letteratura, ma solo quella di guadagnare.
Si possono scrivere bene o male gli episodi, raggiungere anche livelli notevoli e artistici, ma lo scopo non è cambiare e plasmare a valori alti il lettore individuale (non più l’ascoltatore collettivo dell’epica ciclica) e svelargli l’interpretazione del mondo del poeta. L’unico vero scopo (salvo eccezioni) è solo quello di vendere.

E se l’idea era buona dieci anni fa e dieci anni fa fece vendere, perché precludersi la possibilità che tra altri dieci o vent’anni, nel corso dell’ennesimo revival, la stessa idea possa essere nuovamente redditizia?

L’unico che ha buone possibilità di restare morto, al momento attuale, è solo Morpheus, il Plasmatore dei Sogni (§§§): arrivati alla numero 75 la serie ha chiuso, con la morte del personaggio, nel momento in cui la testata era la più venduta della linea Vertigo e aveva raccolto messi di premi e riconoscimenti, stimata una tra le opere a fumetti seriali più “letterarie” mai apparse.

Ma lì ci trovavamo di fronte a una serie atipica, in cui il titolare della serie talvolta appariva solo di sfuggita, ed era quasi solo un altro meccanismo narrativo per raccontare le storie che al suo creatore, l’inglese Neil Gaiman (il Plasmatore del Plasmatore), interessava narrare.

The Sandman era troppo legato a Gaiman (#) perché quando lui, ormai deciso a passare ai romanzi o comunque ad altro, potesse sopravvivere editorialmente.
Caso più unico che raro, una testata che vendeva, che aveva dalla sua critica e pubblico, che NON APPARTENEVA ESCLUSIVAMENTE A GAIMAN (la DC/Vertigo, pagando i diritti avrebbe potuto sfruttarla), non proseguì: Morpheus muore e la serie, dopo l’elegia funebre e la chiusura di alcuni rami lasciati aperti, chiude.

L’autore aveva deciso di dire “basta”, e aveva già previsto una fine quando elaborò i primi numeri; magari non in quel numero preciso, magari non con tutte le modalità poi apparse, ma nella “vita” di Morpheus, esattamente come nella vita di ciascuno di noi, era implicita la morte.

Ma neppure lo scrittore inglese ha potuto fermare completamente la “diabolica macchina”: è morto il vecchio Re del Sogno? Viva il nuovo Re del Sogno!
Ecco Daniel, l’erede, ecco The Dreamer, ecco la miriade di progetti, di miniserie, di serie ispirate all’opera di Gaiman. Il filone prosegue. Business is business!

Ed ecco Gaiman che, periodicamente, racconta le Untold Stories del Senza Fine passato di Sogno.

In fondo, a voler essere cattivi, che differenza c’è tra la morte di Morpheus e l’ascesa di Daniel e le mille incarnazioni di una Lanterna Verde?
Quel che conta, ce lo suggerisce Gaiman stesso, è la funzione: chi la ricopre è sostituibile e mortale, la funzione stessa è immortale… o almeno più longeva.

E la funzione è vendere, vendere, vendere!

Morto un papa, insomma, se ne fa un altro.
E questo l’industria del fumetto supereroistico, lo ha capito (e sfruttato) fin troppo bene.


 

















* Sono morti i Morlocks (inutili abitatori del sottosuolo di NY), ma non Angelo; il virus Legacy creato dal mutante Stryfe (proiezione supereroistica dell’AIDS) ha fatto fuori solo mutanti assolutamente minori quali Mastermind o l’ormai divenuta inutile (e senza poteri mutanti) Illyana Rasputin (che poi è tornata in altra salsa). Colosso si era sacrificato per estirpare il morbo, quindi tecnicamente era morto… ma era un “colpo di striscio”.
E quanto a Illyana, vogliamo dimenticare la sua permanenza nel non-tempo del Limbo? Un suo “doppio” (o per meglio dire: un’altra sua linea temporale) è rispuntato se qualcuno ne sentisse la mancanza…

** Che era pure un “Nativo Americano”: la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo e prende pure la mira!

*** Da non confondere con ADAM Warlock,altro più-volte-morto-in-realtà-poi-ritornante.

§ Eracle/Ercole muore per assurgere al cielo (ma una volta dio non ha praticamente ruolo), così come muoiono Achille, Ulisse, Rolando/Orlando, Lancillotto, Sigurd/Siegfried, Khrishna e i Panduidi, Rustem e Shorab. L’epica fornisce aspirazioni e paradigmi di comportamento: nel narrare imprese inverosimili per qualsiasi uomo, almeno la morte deve rimanere come punto di incontro tra uomo comune ed eroe.

§§ Alcuni rari casi di leggende prevedono un ipotetico ritorno dell’eroe (quale Artù o Federico di Germania) che si ritempra sotto un monte o in un’isola perduta dalle mortali ferite che ne hanno determinato la scomparsa da questo mondo; il ritorno avverrà quando la loro terra avrà davvero bisogno di loro. Ora, Avalon o le caverne sotterranee sotto l’Etna o il Monte Kyffhäuser sono terre che NON appartengono a questo mondo, simili ai regni del Piccolo Popolo della tradizione celtica e nordica. A tutti gli effetti anche della pseudo-realtà del mito, gli eroi sono morti, e il loro ritorno è più una speranza che una certezza.

§§§ Perfino i personaggi di Alan Moore, che più di altri ha cercato di sviscerare attraverso il medium fumettistico sulla condizione dell’uomo, non hanno avuto la possibilità di rimanere morti, eccetto quelli di sua proprietà. I Watchmen sono rimasti morti (per lo meno !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! SPOILERONE !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!  Rorschach e il Comico) a lungo perché erano a) umani senza poteri; b) protagonisti di una serie limitata… e perché si temeva il confronto con l’originale e si sperava che il buon Alan prima o poi ci ripensasse e tornasse sotto l’ala della DC. Dopo l’uscita del film e l’ennesimo riazzeramento del cosmo-DC, non è stato possibile evitare la miniserie Doc Manhattan Strikes Back (ah, non si intitola così?)

# Vogliamo ricordare che è una delle rare serie “non a termine” in cui NON compaiono dei fill-in scritti da altri?



NB: le immagini non mi appartengono, ma sono prese dalla rete. Questo blog ha scarsa (benché illustre) utenza, e non ha fini di lucro.