giovedì 20 gennaio 2011

20/01/2011 (meno 83.307 al BigT) - Demoni della scrittura


Dove ero arrivato nel descrivervi il mio modus operandi?
Un modus opinabile, personale, in fieri, per ora metodo-non-metodico...
Ah, sì, al nuovo compromesso.

Dunque: ero arrivato ad avere il contenuto tavola per tavola, ma non la sceneggiatura.
potevo tentare il compromesso all'americana, un'ipotesi già vagliata con Max. In pratica (e generalizzando assai) il soggettista manda le informazioni essenziali sulla tavola al disegnatore: qui c'è lotta, qui ricordati che voglio un'esplosione, qui dialoghi e ci sarà una svolta importante etc.
La regia è affidata al disegnatore (che diventa, nella pratica, un co-sceneggiatore), poi il titolare dei testi prende i layout, eventualmente rivede, e mentre il disegnatore fa le matite, lui fa i dialoghi.
Compromesso comodo per uno come me che pensa più a parole che per immagini.

Ma ho deciso di tentarmi la scelta dura. La scelta della sceneggiatura all'italiana, dove la regia è lasciata allo sceneggiatore.
Certo, nel nostro team questa scelta è meno drastica: comunque io sono ancora inesperto alla mia veneranda età, comunque Max non è un disegnatore-esecutore, e rivedremo insieme tutto quanto.
Ma sono ostinato, e DanG.E.R. è una mia idea, e vorrei che questo figlio mi assomigliasse il più possibile (e qui mi ripeto dai post precedenti). Oltre tutto non abbiamo l'assillo delle scadenze editoriali, ma solo dei nostri appuntamenti.
Così ho deciso di prendere quanto più possibile il modello italiano: si cresce affrontando le difficoltà, o per lo meno tentando di risolverle senza scegliere sempre e comunque la via più semplice.

Così il nuovo compromesso è stato su questa linea.
Sulla base dello scalettone ho deciso di farmi degli orribili layout personali. Nulla di definitivo, per carità: volevo solo vedere se riuscivo davvero a "farci stare" ciò che volevo in ciascuna tavola, e come era più o meno il ritmo.
A ripensarci non sono veri layout, in realtà.
I miei orribili cerchietti con le gambette sono sempre nella stessa posizione all'interno della vignetta. Non c'è un minimo di scorcio. Le espressioni sono nella mia mente, ma di certo non in quella carta.
Però questa operazione mi ha permesso di avere un po' più di confidenza quando sono passato alla vera sceneggiatura.
Finalmente sono riuscito a riguardare le ipotesi di tavola non nella mente, ma su un foglio, come se leggessi davvero un fumetto (orrendamente disegnato, a dire il vero!). E ho anticipato le obiezioni di Max: se è una scena "grande", perché finisce in una vignetta piccola? Come posso farci stare settantacinque vignette in una tavola, solo perché altrimenti non mi bastano le tavole?
Insomma: con gli orridi ***layoutINI*** ho iniziato a fare le dolorose scelte.
E infatti il lavoro è andato estremamente a rilento.

Poi ho finito i layoutini. Li ho rivisti un po’, poi mi sono seduto al Pc.
E lì è arrivato il furore: 6 ore di fila (salvo interruzioni necessarie) e la sceneggiatura è venuta fuori. Con correzioni al layout di tavola mentre scrivevo, ma che sono venuti naturali, e per nulla d'ostacolo.
Se ci ripenso sono stato fortunato: mentre scrivevo ho rivisto il layout della prima tavola (della prima!) e non mi sono bloccato a rivedere tutte le altre. Il demone mi ha preso, spero solo che non sia stato per la mia dannazione (lavoro infogato, ma brutto), ma per la ma salvazione (non un capolavoro, ma qualcosa di dignitoso).

Ora ho lasciato il tutto nel cassetto per riposare un po' e distanziarmene: tra un paio di giorni rivedrò il tutto con occhi più neutrali e si ricomincia con le correzioni.
Sperando che il nuovo demone, quello dell'LL=SM (Labor Limae=Sega Mentale), non sia il vero nemico.

martedì 18 gennaio 2011

18/01/2011 (meno 83. 309 al BigT) - Protocolli, ordine e (in)disciplina




Nell'ultimo post raccontavo del "furore" che mi ha fatto completare la prima stesura della parte iniziale di DanG.E.R.

Ma come ho proceduto?
(Se vi interessa, naturalmente... ma se mi leggete, evidentemente vi interessa)

Allora...
La fase di ideazione è partita due mesi fa. Avevo l'idea generale di DanG.E.R. (che prima o poi vi farò sapere... quando saremo in stampa, of course! :-p ), ma mancava l'applicazione pratica. Giusto due o tre spunti, una frase da inserire in un qualche punto cruciale, una scena, la città...

Poi la lettura di un capolavoro della letteratura (by Buzzati, ma non vi dico quale) mi ispira la scena iniziale.
Con i cavalli.
E le future maledizioni di Max.

La scena non bastava: era carina, un buon inizio (spero!), ma non dava l'ossatura all'albo.
Così ci ho aggiunto la classica contrapposizione tra due modi di vedere lo stesso sporco lavoro: da qui la scena del pugno che sarà uno dei climax del primo capitolo.
Lo darà il nostro Dan, e lo darà a uno che non era il caso di toccare, ma ciò vi basti.

Poi ha lavorato l'inconscio per la seconda parte.
Dopo aver realizzato il soggetto, ho scoperto di aver letto distrattamente un articolo su una delle costole di Focus. L'avevo completamente dimenticato, ma evidentemente ho lavorato in remoto... e lo avevo inserito nel soggetto, senza minimamente ricordarmi cosa mi aveva ispirato!
Figuratevi che ero convinto di aver fatto ricorso ad una lettura di almeno quattro anni fa di uno degli albi "Un uomo, un'avventura" della Bonelli...
Comunque questo episodio dava la possibilità di raccontare uno degli aspetti più singolari del mondo di DanG.E.R.: ovvero la vicinanza tra argomenti e luoghi lontani, e la possibilità di passare dall'uno all'atro con facilità.

Direte voi: quindi le storie del mio Dan sono il solito fantasy? La solita SF?
Beh, lo spunto è diverso e... insomma, vedrete!

Torniamo a come ho proceduto.
Raccolte le idee, ho scritto il soggetto dell'intero albo e dei singoli capitoli.
A questo punto c'è stato il primo blocco, il dubbio delle scelte di cui parlavo in un altro post.
Ero già avanti nella (ahimè) selezione, ma il "fissare" definitivamente cosa sarebbe stato sceneggiato e cosa no... beh, questo mi frenava. Mi faceva girare intorno al problema. Mi impediva di arrivare a una conclusione decente.
E, ve l'ho già raccontato, mi impegnava la testa in una sequela di "non riesco ad andare avanti, avrei dovuto scrivere e non ci sono riuscito".
Spazzatura insicura che occupa tutto il mio processore mentale, impedendo di elaborare ciò che serve davvero.

Stronzi virus informatico-segaioli mentali!

Quindi il compromesso.
Un passino avanti, ma senza correre verso la meta.
Ed ecco un soggetto più dettagliato, quasi uno scalettone con qualche dialogo. Comunque con tutti i punti cruciali.
Il che mi ha consentito il passo successivo, cioè stabilire, sulla carta, ciò che accadeva tavola per tavola.

Per le prime tavole (il prologo alla storia) il compromesso equivaleva alla sceneggiatura: sono tavole informative, che spiegano gli elementi cardine del mondo di DanG.E.R. prima del nostro Dan.
Ho scelto il modello Akira di Otomo (azz, l'ho letto per la prima volta vent'anni fa!), per evitare l'alternativa del cartellone alla "Star Wars" o alla "Custodi del Maser". Forse sarebbe stato più comodo per me: ho più abitudine alla parola libresca che alla parola fumettata.
ma si sta facendo fumetto, e quindi bisognava buttarsi.
Rischiare subito per allenarsi al dopo...

Così ci siamo visti con Max, abbiamo layoutato e via.
Qualcosa era messo in saccoccia, ma il più rimaneva.

Non ho avuto il tempo di rivedere per le feste il soggetto. Ve l'ho già detto: tra tempo assoluto scarso e tempo mentale disorganizzato, non rimaneva tempo materiale per affrontare il problema e risolverlo.
Così ho contato sulla sedimentazione, sullo scritto nel cassetto di Catulliana memoria, sullo "spero che mi venga l'ispirazione".
Che non veniva.
Non riuscivo a visualizzare. Sapevo cosa ci doveva stare nella tavola, ma non vignetta per vignetta.
Ho studiato il calcestruzzo, ma mancavano i mattoncini.


Serviva un altro passo, un nuovo compromesso.


domenica 16 gennaio 2011

16/01/2011 (meno 81.311 al BigT) - Full Immersion


Strana la vita.
Mi "lamento" in un post che dovrei essere regolare, poi faccio 6-ore-6 filate davanti al PC e finisco di scrivere la sceneggiatura del primo capitolo di DanG.E.R.
Alla faccia della regolarità giorno per giorno e al "no all'improvvisazione dell'ultimo momento".
E' proprio vero che non puoi cambiare te stesso se non dopo tanti sforzi... ma anche che talvolta il tuo essere "te stesso" ti regala soddisfazioni.
E sono soddisfatto del risultato.

Oddio, ora scatta la fase più complessa: revisione, presentazione al mio baldo disegnatore MaxD, ri-layoutaggio e ri-revisione dei dialoghi.
E poi gli altri 4 capitoli del primo albo :-)
E poi la revisione finale per uniformare le diverse parti.

Insomma: sono all'inizio, mica alla fine.

Ma procedo, e questo non era così scontato.
Specie calcolando che sto facendo un fumetto in cui l'azione è abbondante (specie in questo capitolo) e io sono tendenzialmente un verboso logorroico...
(Ma no! Non si era notato dai post! :-p )

Così in questo primo capitolo del primo numero di DanG.E.R. il fedele e interessato pubblico potrà trovare una fuga in moto, un massacro, una quasi-splash page con un pugno, un mancato mexican stand off, un caposquadra-donna latina con un grande mitragliatore in mano, esplosioni, tamburi di sciamani rubati, frecce finite su sellini di moto, parolacce inventate (Zoat!), insubordinazione ai superiori, e i cavalli che tanto faranno dannare Max!
Ah!, a proposito: ci sono anche omaggi a Spielberg e a Watchmen!
Come farceli stare in ventidue tavole... beh, questo è stato un po' complesso, e ringrazio il furore che mi ha "posseduto" per le famose 6 ore!

Al prossimo post come ho proceduto per arrivare al momento del furore sacro!

domenica 9 gennaio 2011

09/01/2011 (meno 81. 318 al BigT) - Il Tempo delle vacanze


Il buon Sulis mi ha rimproverato che ho fatto un buon numero post all'inizio, poi sono scomparso dall'ultima parte di dicembre.
Oltre a ringraziarlo del sostegno al blog (ehi! Qualcuno che si accorge se scrivo o meno! Ma Ilsu è un amico...) la cosa mi ha fatto riflettere, perchè non era assolutamente voluta. Solo che...

L'idea era sempre la stessa: adesso arrivano le vacanze dalla scuola (io insegno in una scuola media) e finalmente avrò più tempo per dedicarmi alle mie passioni. E a procedere più velocemente con DanGER.
Pia illusione.
Amici che partono e amici che tornano solo per le vacanze. I regali. Le cene e i pranzi parentali. La digestione delle cene e dei pranzi parentali. Il viaggio romantico programmato. 10 sedute di ionoforesi per una periartrite non programmata.
Insomma: tempo non ce n'è stato, se non il solito ritaglio, addirittura di dimensioni inferiori a quando sono "a pieno regime lavorativo".

E qui il dubbio.
Va bene che sono un istintivo nella parte (si spera) creativa, ma è davvero impossibile per me riuscire a lavorare con continuità a un progetto?
Ecco, forse la parola chiave è proprio "lavorare".
DanGER non è un progetto lavorativo in senso puro. E' vero che cerco di essere professionale, anche per stare dietro al mio illustratore, ma questo si trasforma nello star dietro alla parte spesso più tragica dell'essere professionale.
Cioè il rispettare le scadenze.
Finora le ho rispettate. Anzi, come dico spesso, sono sempre stato un passo avanti al mio disegnatore.

Ma ciò deriva dal "furore poetico" dell'ultimo periodo prima della scadenza, quando il detto sacro fuoco entra in me e mi fa produrre.
Sempre stato così: i miei esami universitari consistevano in mesi di blando ritmo e la settimana finale di full immersion. Totale. Assoluta. Diciotto ore di studio matto e disperatissimo.
Risultati eccellenti non mi hanno mai costretto a cambiare strada.

Ma per un progetto complesso come è, per me, DanGER?
Se leggiamo gli autori di fumetto, quasi tutti sono in un certo senso metodici. Da ora tale a ora tale faccio questo, poi mi siedo al tavolo di lavoro da ora tale a ora tale.
Ci sono anche i folli in preda al fùror, certo, ma o sono geni assoluti (non rientro nella categoria, ahimè), o hanno una solida base di esperienza alle spalle, o hanno prodotto davvero poco.

Io non riesco ad essere regolare, non c'è nulla da fare.
Perchè le cose si accumulano, perchè non è questo il mio lavoro principale che mi da\darà da mangiare (almeno per ora). Perchè, appunto, non ho ancora avuto quella che in sardo si chiama "sa sbruncadura", lo "sbatterci il muso".
Il vero problema è che, come il buon Patch, non è che non dedichi il mio tempo quotidiano a DanGER.
Solo che spesso lo uso nel dirmi "dovrei iniziare... devo finire questo se non perdere altro tempo... quanto tempo ho sprecato e non ho fatto nulla!"
Così il tempo passa fino al (pen)ultimo momento disponibile, l'istante in cui non ci si può perdere in domande, ma bisogna agire. E finora sono sempre riuscito ad agire in maniera sufficientemente efficace.

Eppure l'esperienza mi dovrebbe insegnare che l'intoppo può essere dietro all'angolo, che magari i giorni prima della consegna spunterà fuori un corso (obbligatorio) a scuola o una doppia seduta di ionoforesi.

Nulla da dare. Non funziona.

Forse dovrei veramente accettare il fatto che la corsa finale, quando sei costretto, è vero che ti priva dell'infinito tedio della correzione numero 47 alla stessa frase... Ma è anche vero che spesso non basta la correzione numero 2, l'ultima perchè fatta all'ultimo istante disponibile.

No, non funziona neppure questo.

Il vero problema è che questo "metodo di lavoro" nasce a monte, da un passaggio delicato dell'atto creativo. Un passaggio che segna la vera differenza tra il dilettante e il professionista.
Il momento in cui si rinuncia alle meraviglie del possibile, alla stupenda poetica dell'idea indefinita e vaga che piaceva tanto a Leopardi, e si scende nel campo del compromesso, della rinuncia, della versione "definitiva".
E, purtroppo per me, nella mia testa, il prodotto finito sarà sempre inferiore al prodotto immaginabile. E quindi rinvio il momento in cui dare addio alla meraviglia per arrivare al concluso.

Ma di questo ne parleremo ancora.
(Purtroppo?)


PS: Asu mi chiedeva i resoconti degli incontri settimanali con Max. Ecco, quello era un tentativo di ridurre la mia accidia. Darmi scadenze ravvicinate, in modo da costringermi alla moltiplicazione ravvicinata degli "ultimi momenti disponibili".
Purtroppo anche Max ha da fare, anche lui deve procurarsi il sudato pane. Così, finora, i sistematici e regolari incontri si sono ridotti a un incontro quasi un mese fa. E lì il resoconto non è stato scritto sul blog perché c'erano i colloqui scolastici, poi la laurea della mia girl, poi la festa di laurea... e poi il periodo natalizio di cui sopra.
Ma arriverà questi giorni, visto che sono rientrato al lavoro e quindi ci sono di nuovo i ritagli di tempo abbastanza lunghi!
Quanto alle riunioni settimanali, c'è poco da fare: il destino accidioso congiura contro di me!