domenica 19 maggio 2013

Caro agli dei... 5 - Salvo per un pelo!


5. Salvo per un pelo

Di Eurori Malema

Non è morta! La sua mente sopravvive! Ma…
è ALTROVE!
Jean è viva, ma NON IN QUESTO CORPO!”
Prof X, da Uncanny X-Men n.282


Il buon Cynicus ci ha spiegato come talvolta la morte di un eroe sia legata alla fine della sua serie editoriale.
Ma, ovviamente, non sempre una serie deve chiudere. Eppure la morte si deve sfruttare lo stesso come spunto narrativo.

La prima ragione è, come abbiamo visto altre volte, il profondo spirito razionalista e veritiero che attraversa il fumetto super: chi fa attività pericolose rischia la vita, è statistica e realtà. E chi siamo noi per negare che fare il supereroe sia un mestiere pericoloso? Cuori (anzi: quori) insensibili? Gente che sospende la sua incredulità fino a negare un rischio di impresa per chi si mette un costume da pipistrello, prende una pipistrel-mobile e lo fa solo per noi?
Se siete gggente così, siete cattivi. Non meritate i supereroi.

E poi c'è la buona abitudine narrativa di donarci storie coinvolgenti. Ancora una volta lo fanno per noi, eh?! Mica per il denaro...
Comunque una buona storia deve tenere il lettore incollato alla sedia (ma anche allo schermo di un tablet). E il segreto per “tenere incollato il lettore alla sedia” è anche quello di fargli chiedere: “Beh, stavolta SuperPostino come se la caverà?”.

Le tecniche sono fondamentalmente due…


Ok, sei vivo, grigio e grosso...

La negazione della morte 1:

La sacra tecnica del Colpo di Striscio

Il Capo su una delle sue macchine
Prendiamo Hulk. Al termine del primo ciclo di storie di Peter David intitolati Ground Zero* Hulk
sembra ucciso da una bomba gamma, al termine di un elaborato piano organizzato dall’arcinemico del Golia Verde chiamato “Il Capo” (quello della macchina con un buco nella gomma).

Niente e nessuno si poteva salvare dalla trappola, eppure… eppure dopo un episodio di elegia del defunto** Hulk riappare più grigio e cattivo che mai a Las Vegas.
La serie tirava, dall’arrivo di Davis: la morte definitiva di Hulk non era qualcosa di COMMERCIALMENTE accettabile. Ma i lettori restarono per un po’ in attesa di sapere COME di era salvato il Golia Grigio (ex-verde).

Ok, per noi sei morto.
Avida, non facciamo scherzi!

I lettori SAPEVANO BENISSIMO che Hulk non poteva essere morto… la morte presunta diventava una negazione della morte, necessaria per ribadire un passaggio necessario per sviluppare il personaggio verso nuove direzioni. E la curiosità sul “come diavolo si è salvato” (e anche: ma Joe Fixit è DAVVERO il nostro vecchio Hulk?) ha dato una mano ad accettare i cambiamenti.

Ma questo è solo un episodio significativo: quanti finali cliffhanger vedono le classiche battute “O mio dio! Super XY non respira… è MORTO!” e sotto la didascalia “… next?”. Beh, state sicuri che il “next”, la prossima puntata, c’è di sicuro.




La negazione della morte è uno dei meccanismi più diffusi nel mondo della letteratura e del cinema, figurarsi nei fumetti! Se Frodo deve sembrare morto per una sequenza de “La compagnia dell’Anello”, ciò è dovuto alla funzione catartica (purificatrice) della negazione della morte: insomma, ci “sentiamo meglio” quando il dispiacere che proviamo per la scomparsa di un “caro” si rivela superfluo. Anche se il “caro (non) estinto” in questo caso è solo di un personaggio cui ci siamo affezionati.
Non piangere, baby, il tuo uomo è tornato vivo dalla guerra.
Kit Carson in uno dei suoi classici travestimenti


È il classico “colpo di striscio alla tempia” visto centinaia di volte in Tex: fuoco incrociato, Tex stramazza a terra, colpito in semioscurità, Carson urla: “Maledetti! Hanno ucciso Tex!” (ma non Kenny ). Ma poi il vecchio cammello si china, esamina il presunto cadavere, sbuffa e dice: “Satanasso fortunato! Il proiettile ti ha solo sbucciato la tempia!”.



Beh, tu NON puoi morire
È il principio dello scherzo, che apprendono presto anche i bambini, trovandolo piacevole: la sensazione di sofferenza che si prova viene ampiamente compensata dal piacere di scoprire che potremo godere ancora della presenza di un amico, che un fiasco che non è tale, che la nostra bambola preferita è ancora lì e non è stata regalata in beneficenza a degli sconosciuti che non l’ameranno mai come l’abbiamo amata noi.


Quando si cresce, magari prevale il fastidio per le energie nervose ed emozionali perse in un “inutile” dispiacere, ma per “gli adolescenti (o i mentalmente adolescenti) che leggono fumetti” la sensazione più rilevante è il sollievo (Super Pinco non è morto!) unita anche, perché no?, alla curiosità di sapere: “Beh, ora come se l’è cavata?”

E, giusto per ribadire la tesi di fondo di questo delirante articolo, cosa c’è di meglio della curiosità mista alla voglia di essere sollevati da un dolore, per spingerci a comprare l’albo un mese dopo?

Sono viva, se non ti dispiace troppo...

La negazione della morte 2:

La resurrezione obbligatoria

(Come una Fenice dalle ceneri)

«A volte pare che nel paradiso dei mutanti non ci siano cancelli ma porte girevoli» ebbe a dire Charles Xàvier al termine della Muir Island Saga*** che segnò la nascita di un gruppo di X-Men formato maxi: vecchi e nuovi X-Men riuniti non più solo per il classico cross-over mutante dell’estate, ma per formare finalmente un’unica entità. Opportunità persa anni prima dopo che le liti alla fine della Seconda genesi§ avevano portato all’uscita del nucleo storico.

La situazione? Isola Muir mezzo distrutta dallo scontro tra uomini X e Re delle Ombre (classica frase: “Si riconoscono gli X-Men da dove sono passati”). Morti di qua e morti di là (anzi: morto praticamente nessuno, se non, apparentemente, il Re delle Ombre stesso). Il figlio di Xàvier lobotomizzato (ma tornerà da questa pseudo-morte, in tempo per scatenare l’Era di Apocalisse).

I Mutanti di Claremont (sì, vabbè, stavano diventando i mutanti di Nicieza\Lobdell\David) avevano fatto il loro colpo più grande: un sacco di casino per nulla, visto che alla fine invece che diminuire di numero, si trovavano in un’unica squadra più numerosa di prima.
Peter David, che stava esordendo sulle pagine di X-Factor, trovandosi a gestire una squadra delirante (detto in senso positivo) e slegata dai “big” intoccabili, rivelava il segreto di Pulcinella.

I Supereroi a volte muoiono davvero. A volte la morte non si può negare con un semplice: “Uff, era solo un colpo di striscio!”. Si muore e basta. Si muore davvero. Si è seppelliti, cadaveri, massa di proteine che diventano cadaverina e putrescina. Statte muort’ e nun mi scassar ‘o ***BIIIP***!

Di solito succede ai membri di un supergruppo, così gli altri membri del gruppo si straziano, soffrono, piangono…§§, ma può accadere anche a Superman (nella “Saga della Morte di Superman”§§§), e sono gli amici dell’eroe a straziarsi, a soffrire, a piangere…
La tomba vuota, e non è quella di Dracula!

In ogni caso alla fin fine LA TOMBA È VUOTA! Appare un CLONE! Anzi no: ERA MORTO UN CLONE! O un MUTAFORMA aveva preso il posto dell’eroe! Oppure TORNIAMO INDIETRO NEL TEMPO! O viaggiamo IN UN’ALTRA DIMENSIONE! E se proprio deve morire, lo faremo resuscitare momentaneamente per farla davvero finita con l’arcinemico, come avvenne tra Adam Warlock e Thanos… per lo meno la prima volta^.


Insomma: se si muore davvero, la “sacra tecnica del colpo di striscio” si evolve, e il modo di far resuscitare un eroe si trova sempre.
Insomma: la morte è solo un momento (più o meno lungo) per lasciare il mondo di carta a riflettere su quanto era bello, buono e gentile, su quanto avesse condizionato l’esistenza degli altri, l’eroe defunto.
Un'apostrofo viola tra le parole “Mo' torno”.




* In Italia su Fantastici Quattro ed. Star nn. 44-68; il titolo della serie, ovviamente, non ha nulla a che fare con i successivi eventi dell’11 settembre 2000, ma si riferisce al punto di impatto di una testata nucleare… e visto l’esito della saga, il titolo era assai appropriato!
**The Incrediblile Hulk n. 346 in Italia su Fantastici Quattro Star n. 68
***In Italia X-men speciale Estate – Il re delle Ombre
§ Giant Size X-Men 1.
§§ Vedi il già citato episodio “Elegia” in The Uncanny X-Men n. 138
§§§ “Il Classici del Fumetto di Repubblica – Serie Oro” n. 5
^ Marvel Two-in-one Annual 2. Adam Warlock tornò in seguito, quando riapparve Thanos, a quasi quindici anni dalla sua “morte-e-resurrezione-e-rimorte DEFINITIVA”…

giovedì 16 maggio 2013

Conversando di fumetti - L'Amleto di de Luca


Questa è una delle più belle vignette del fumetto mondiale.


Immodestamente,QUI un mio articolo su di lei e sul suo autore: il grandissimo Gianni de Luca.


Seguite tutta la settimana dedicata a De Luca in Conversazioni Sul Fumetto: non ve ne pentirete!
(e seguite comunque Conversazioni sul Fumetto, il più bel blog di approfondimento e critica del fumetto in Italia!)

PS: l'immagine non è di mia proprietà, ed è qui solo per scopi di recensione e critica