domenica 28 luglio 2013

La recensione che non ti aspetti! - Sprawloquiando: un indice

Sprawl - 
La recensione!




La lunga (troppo lunga?) recensione di Sprawl nasce dalla condizione n° 3 di un accordo verbale fatto tra me e l'autore di questo fumetto, nel momento in cui gli raccontavo l'idea che stava alla base di DanG.E.R.
Diciamo che le condizioni numero 1 e 2 non si sono realizzate :-(

Vista la lunghezza e il balzano ordine cronologico di pubblicazione, ecco un indice con link che permette di aprire le finestre nella giusta sequenza.
Enjoy (se non vi annoierò troppo)








La recensione che non ti aspetti - Sprawloqui 7


SPRAWL – 
ALCUNE CONCLUSIONI PROVVISORIE

Altri Lost Planets...
Sprawl è per ora il culmine (non è stato ancora editato Lost Planet 3) del percorso fumettistico del suo autore che ha raggiunto al pubblicazione.
Da un inizio condizionato da modelli americani (Travis Charest in particolare) l'autore è andato sempre più sviluppando un tratto proveniente dal manga, trasformandolo in uno stile personale.[18]
Uno stile personale "nonostante le influenze": e ciò sia detto semplicemente perché nulla si inventa dal nulla. Ma chi insiste su "questo è preso da qui, quest'altro da qua", spesso è solo un integralista che vede le discendenze del suo autore-feticcio e non le sue ascendenze (che ci sono in ogni caso).
Uno stile veloce (detto in senso positivo), efficace se finalizzato alla narrazione di intrattenimento, nonostante alcuni aspetti.
Uno stile che permette all'autore di lavorare sia in ambiti "a pagamento" che in quelli più personali contemporaneamente[19]: e questo non è poco.
Uno stile che gli ha garantito commesse a livello internazionale (l'albo a fumetti basato sul videogame Lost Planet 3): e anche questo non è poco.


Non sembra esserci stata una parallela crescita sul fronte narrativo: le tematiche si ripetono da anni (Donnel&Grace su MEB 1998/1999; Donnel&Grace 1 ed. Loriga Fumetti a opera di Dall'Oglio Massimo :-) del dicembre 1999; e Donnel&Grace: Blue Lights del 2006) girano intorno alle stesse tematiche, figlie del Gibson di La notte in cui bruciammo Chrome e di Shirow.
Ma questo si può, forse, configurare come un tentativo di risolvere una volta per tutte una "questione in sospeso", quella che abbiamo già definito "LA storia della vita".
Rebus: indovina l'autore! (7, 4'5)






     +






Ecco: qui si possono proporre solo conclusioni provvisorie, perché una valutazione definitiva di Sprawl non può essere fatta prima della conclusione della serie, visto che l'impostazione per capitoli **lunghi** e **non autoconclusivi** potrebbe presentare novità ad ogni uscita.
Il vero problema sarà vedere la costanza dell'autore: la scelta di capitoli lunghi e non autoconclusivi (repetita iuvant) sembra l'ennesima sfida a sé stesso, una sfida a dimostrarsi in grado di completare un lavoro "epocale". Finora, se si escludono storie molto brevi, il nostro non ha completato storie in cui è autore completo[20].
Più che della "lazyness" di cui è stato accusato, più banalmente possiamo immaginare che ci siano problemi più concreti: vivere del proprio lavoro.
L'autore è riuscito a trovarsi il suo mercato di committenti, ma essendo come tutti i disegnatori un artigiano, ha necessità di creare continuamente: se la resa di Sprawl non dovesse compensare abbondantemente i mancati guadagni da lavori su commissione (ancora una volta: solo l'autore e la rapace Agenzia delle Entrate possono dare risposta a ciò), logica vuole che Sprawl acceleri in momenti di pausa tra altri contratti e rallenti quando ci siano scadenze. 
La scelta di sezioni così ponderose, inoltre, allunga i necessari tempi di produzione.
I dilemmi del futuro

Queste considerazioni, ovviamente, vanno al di là del singolo fumetto di cui abbiamo parlato: riguardano il mondo dell'autoproduzione in Italia (e nel mondo); le difficoltà a sfruttare pienamente le potenzialità del web e a ovviare ai suoi rischi; la possibilità di proporre al pubblico iniziative personali e fuori da un mainstream editoriale in un momento come questo, ricco solo di crisi economica dei prodotti superflui (ahimè!, anche il fumetto rientra tra questi) e di mutazione tecnica della produzione\fruizione.
Quando Sprawl sarà completato, avremo un dato in più su cui riflettere.

Uff! Finito!

Troverete il fumetto QUI.

PS: se questa recensione avrà generato la curiosità sull'opera e qualche vantaggio all'autore, avrà raggiunto il suo scopo, come ogni recensione e analisi dovrebbe fare.
E sarà stata (perdonate la presunzione) una raffinata vendetta (ohibò!, addirittura "raffinata"! Presunzione mia, portami via…). 
Che ci volete fare? La mia serenità illuminata è assai lontana dall'essere vicina...

[18] non so se debba essere orgoglioso del fatto che uno dei passaggi fu fatto proprio su una storia che io avevo proposto (storia ovviamente geniale e che avrebbe cambiato per sempre il mondo del fumetto, sia detto con immodesto delirio di onnipotenza e giovanile nerdaggine! :-p ). 
L'autore aveva chiesto di fornirgli una storia per lavorare in una riunione con me e il mitico RobiLedda in via Paoli, e io gli ho proposto… vabbé, diciamo che il nome del sito dell'autore di Sprawl viene dalla mia proposta. Il detto disegnatore ha realizzato quattro tavole in stile "occidentale" e poi si è bloccato. Poi mi ha chiesto se poteva farlo con un altro stile, più "manga", che vedeva come maggiormente suo: visto che i disegni si erano bloccati, non ho fatto obiezioni (ah!, i patti col diavolo dovuti alla vanità!). 
A quel punto il disegnatore ha finito la storia con una seconda (per lo meno: secondasecondo le mie conoscenze; la prima, molto Otomiana, la si poteva leggere nel dicembre 1999 in Donnel&Grace #1 e #2) versione dello stile che si è evoluto in quello attuale. E io ho detto tra me e me: "Mi piaceva più l'altro, ma chissenefrega". Devo dire che oggi, a distanza di anni, avevo torto in entrambe le parti della frase.
Che fine abbia fatto quell'albo completato (benché fosse solo un "Numero 1") e quali siano i veri motivi che hanno impedito l'autoproduzione nel 2004… chiedetelo al disegnatore. La risposta che io ho avuto dopo sei mesi di silenzio, a ripensarci ora, non era così convincente.
[19] risulta che le difficoltà ci siano state in ambito Bonelli, tanto che le tavole disegnate dall'autore per la serie Orfani sembra non completino un intero albo: questo si potrà verificare solo al momento della pubblicazione (attesissima) della serie, a partire dal mese di Ottobre 2013. 
[20] l'unica eccezione apparente è il numero 0 (mai seguito da un numero 1) della terza versione di Donnel&Grace del 2006: il numero è autoconclusivo, benché lasci aperta una porta a seguiti. 
Il lavoro su sceneggiature altrui per cui c'era un compenso economico invece è stato completato, fatte salve le voci su Orfani di cui alla nota precedente. Altra eccezione la storia su Rusty Dogs, a quanto risulta gratuita: dobbiamo supporre che il legame di amicizia, almeno una storia breve precedente e la "parla data" con l'autore dei Cani Arrugginiti siano stati un volano sufficiente, e ciò credo debba essere considerato motivo di merito per il disegnatore.
Attendiamo le evoluzioni di Sprawl!

PS: immagini e testi non sono miei, e qui compaiono sono a corredo della recensione (che vuole essere bonariamente ironica in alcuni punti). Questo blog non ha fini di lucro!



La recensione che non ti aspetti! - Sprawloqui 6


SPRAWL – 
L'ACCOGLIENZA
Il progetto Sprawl nasce anni fa, con l'inserimento in rete di un countdown per la pubblicazione che annunciava “qualcosa”. 
Tale countdown è stato eliminato successivamente, e non è più rintracciabile sul web viste le periodiche "pulizie" del proprio blog fatte dall'autore: non possiamo quindi sapere se l'autore abbia rispettato i tempi previsti.

Qualche dubbio però ce lo può porre questo post che annunciava l'uscita di Sprawl al Primo Ottobre 2012. Questo post successivo, invece, rinviava al 29 ottobre, data di effettiva pubblicazione online.

Perché mettere in evidenza queste due date?
Non certo per voler rilevare un ritardo che, vista la natura free e a forte rischio di non rientro economico unite al self made, era comunque da inserire nel novero delle possibilità.
Ne parlo perché la data di uscita, come sanno tutti gli editori\produttori, non è un fattore irrilevante: può essere il trampolino di lancio o la fossa di un prodotto.
Il take off di un progetto è la fase più delicata...
La prima data programmata (l'uno ottobre) era ben scelta, perché corrispondeva a un momento di “vuoto” di novità: Lucca Comics and Games è in quel periodo troppo vicino perché gli editori maggiori “brucino” una nuova uscita con un mese di anticipo, perdendo l'occasione di presentarla con tanto di autori, sketch e firme alla più grande rassegna del fumetto in Italia.
Ci sono anticipazioni, certo, ma cosa sarebbero state le anticipazioni di fronte a un prodotto esistente e innovativo come è, entro certi limiti, Sprawl?

L'autore di Sprawl si era mosso bene mediaticamente: il profilo facebook e il blog partiti con studiato anticipo, interviste mirate a livello locale e nazionale (vedi QUI e QUI) di poco precedenti all'uscita...
e poi il rinvio.

Il rinvio che ha fatto uscire Sprawl nel momento più  negativo: ovvero in coincidenza con Lucca Comics & Games 2012, manifestazione salutata dall'autore con un ironico post.

Le strade si dividono...
Peccato che Lucca, nei suoi pregi e nei suoi difetti, sia un catalizzatore di attenzioni mediatiche. 
Solo per fare un esempio, a Lucca 2012 Roberto Recchioni, fumettista che aveva lavorato con l'autore di Sprawl in diverse occasioni, e una delle voci maggiori del fumetto-on-web [14], era presente con ben quattro iniziative più o meno direttamente legate alla sua opera. E stiamo parlando di un solo autore, benché ai massimi livelli in Italia.
Dopo la manifestazione, i siti e le riviste si sono occupate fondamentalmente di ciò che era uscito a Lucca.

Così la copertura critica e mediatica di Sprawl è stata limitata, ben al di sotto di quello che poteva essere per un progetto di questo tipo.
La copertura della rete è sufficiente?
Ora: non sto qui a dire che si poteva rinviare l'uscita, sarebbe sciocco. L'autore aveva annunciato un'opera, ha ritardato, ed è stato opportuno pubblicarla non appena aveva terminato.
Qui si sottolinea solo il fatto che una tempistica (per mille ragioni) sbagliata, ha "nascosto" il prodotto. E questo è un fattore di cui tener conto, per chi voglia tentare l'autoproduzione e quindi non possa contare su un sistema già organizzato da una casa editrice che sia in grado di compensare in parte lo svantaggio della data infelice.

Insomma: la rete è un'alternativa alla distribuzione tradizionale solo se si riesce ad entrare nel meccanismo che garantisce la visibilità.
A prescindere dal numero di like su FB, le recensioni non sono state numerose: sull'immancabile Google (le prime due schermate) ne vengono segnalate appena quattro vere, il resto è trasposizione di brani del blog.[15]
Su Google trovi (quasi) tutto, ma spesso devi cercare...
E' pur vero che Sprawl è un'opera “a lunga distanza”, visto che l'autore è in lavorazione per il cluster 2, quindi potrebbe rifarsi col tempo.
Intanto ha incassato il Gran Premio Autori ed Editori 2013 come Miglior Fumetto Digitale premio giunto alla quarta edizione; per la prima volta i premi venivano assegnati sulla base non di una giuria di esperti, ma dal voto tramite web.

Perché così poca attenzione?
Per un'opera come questa, che ha bisogno di “farsi conoscere”, il silenzio è peggio di una stroncatura. Che poi, salvo per commenti veloci quanto un like su FB, non si può “segare” totalmente Sprawl, perché obiettivamente è un prodotto discreto, e ha un'idea di prodotto e di editoria sul fumetto che va analizzata.
Dubito che chi usa il suo tempo per recensire Sprawl alla fine sconsigli la lettura: e non lo farà di certo l'umile redattore di queste note.
Però questo silenzio è quasi assordante, e ci deve far riflettere sulle modalità con cui si crea un fenomeno web.

La qualità di Calcare...
Quale è la differenza tra, ad esempio, l'operazione blog di ZeroCalcare e quella di Sprawl? Perché uno è diventato il fenomeno editoriale dell'anno, e l'altro è conosciuto in una nicchia, per quanto non così esigua? [16]
E' solo una questione di visibilità? [17]
E' solo questione di argomento, di stile, o la spiegazione va cercata altrove? 

Forse 70 tavole di cyberpunk hanno comunque un impatto diverso rispetto a poche tavole "di veloce consumazione" umoristiche. 

O più probabilmente il web, con i suoi tempi di lettura, accoglie con più favore opere apparentemente più semplici, e gli autori devono tener conto di questa preferenza.
Un premio che nessun autore vorrebbe vincere

 
[14] si sia d'accordo o meno con le opinioni del RRobe, è indubbio che abbia saputo costruire nel tempo un'efficacissima macchina mediatica di supporto alla sua attività fumettistica, e che questa sia un modello da studiare per la sua capacità di penetrazione anche in ambiti che vanno al di là del fumetto di nicchia. In fondo, a curare la rubrica di fumetti su XL (giornale che **non** si occupa solo di fumetto) non c'è finito qualcun altro...
[15] dato del 29 luglio 2013 ore 11,45; perfino Andrea Jovinelli, che ha scritto Underskin per i disegni dell'autore, nel suo blog lo consigliava ma non lo recensiva…  Ma è anche vero che non è un critico, e la sua opinione, essendo lui sì un amico dell'autore, forse poteva sembrare “sospetta” :-D .
La più interessante e articolata recensione che ho potuto rintracciare in rete mi sembra questa ma ovviamente, io che sono un fissato logorroico già qui la supero in parole, opere e, probabilmente, omissioni!
[16] sarebbe impietoso e sbagliato riportare il diverso numero di commenti ai due blog come dato critico: quello di ZeroCalcare è un blog di proposta di materiale fumettistico e mira alla partecipazione su modelli simili a quello dei social network; quello di Sprawl e quello del suo autore possono svolgere la loro funzione a prescindere dall'interazione con il lettore.
[17] è interessante notare che la nuova autoproduzione dell'autore di Sprawl tenti una strada diversa: apparirà, a quanto dichiarato sotto il marchio Manga Senpai ovvero un collettivo di autori di stile manga che tentano la produzione sul web, via tablet o smartphone. L'unione fa la forza: si dovrà valutare se sarà stato più vincente il "correre da solo" di Sprawl o la "corsa aggiogata" di Manga Senpai.
Per ora (29 luglio 2013, ore 12) il solito implacabile Google non riporta la pagina di Manga Senpai nelle prime due schermate di ricerca, schiacciata dalla presenza di pagine su Senpai, il manga di Bikke. E' anche vero che la pagina FB è collegata a questa società di Publishing, quindi pare che siamo al di fuori dalla logica dell'autoproduzione "pura".
Il kendo in Africa: non esiste solo nel mondo di Sprawl!
PS: immagini (e testi) non mi appartengono e sono qui inseriti per corredare una (bonariamente ironica) recensione. Questo blog non ha fini di lucro!

La recensione che non ti aspetti! - Sprawloqui 5


SPRAWL – 
IL PROGETTO


L'aspetto interessante di Sprawl è stata la volontà dell'autore di creare da solo un intera struttura di supporto al fumetto: musica, blog, gadget, facebook... tutti realizzati e seguiti dallo stesso autore, per lo meno inizialmente.

Karma music
La cura per costruire il sito [11] e le attività parallele danno quel tocco in più di “opera della vita”. 
L'autore ha corredato le tavole, pubblicate nel formato del fumetto-pdf, da musiche da lui stesso composte: se vogliamo trovare un limite, la scelta di caratterizzare le tavole come fumetto stampabile (cioè un classico fumetto se trascuriamo il supporto materiale) non ha fatto inserire le musiche in automatico nella lettura. 



[[[[IMM43]]]]
Sprawl music
Ma è anche vero che condivido l'idea che la principale caratteristica di fruizione del fumetto sia proprio quella che vede il ritmo e i tempi dettati dal lettore, e solo suggeriti (ma non imposti) dall'autore [12]: quindi la “musica in automatico” è  forse una scelta infelice. La modesta proposta è un link che permetta a chi lo vuole di aprire la musica contemporaneamente alla lettura, scegliendo di fermarla (o riascoltarla) a seconda dei gusti del lettore. Un'altra opzione, come il video-trailer temporizzato con la musica e il gioco degli zoom non è stato realizzato.
L'efficacia della musica e la sua bellezza dipendono, anche in questo caso, dal gusto dell'ascoltatore.



Costruire il mondo di Sprawl
Il blog soffre di una certa cripticità nei testi. Se si eccettuano “messaggi di servizio” e il link alle musiche, è fondamentalmente organizzata per “pensieri” (raramente dialoghi) dei diversi personaggi. 
Il blog è una scelta (aggiornata con molta parsimonia) per permettere ai personaggi di raccontare “momenti e sensazioni che sarebbe impossibile imprigionare nel ristretto spazio di una vignetta”, come dice QUI l'autore.

Gran parte dei pensieri dei protagonisti, proprio per la loro impostazione “molto personale” con sottintesi, risultano poco chiari. E, l'autore non ce ne voglia, non emerge una differenza tra le diverse personalità, se non nelle tematiche affrontate.

L'uso dei social network come facebook o twitter o issuu, e di youtube è indice di un'attenzione a un nuovo tipo di mercato, un mercato diretto e libero, in cui Sprawl vorrebbe inserirsi. I limiti di questo mercato sono evidenti, tant'è che l'autore più volte ha sottolineato come la natura free dell'operazione (anche se sono permesse donazioni attraverso sistemi tracciabili) rende problematica una costanza e una dedizione esclusive.

Sprawl alla conquista di nuovi spazi
Quanto ai gadget, magliette (FB, post del 5 g i u gno 2012), cubecraft, segnalibri (FB, post del 20 settembre 2012), promo poster (FB, post del 3 agosto 2012), survivor box sono sicuramente un veicolo di promozione interessante, ma legati alla presenza fisica dell'autore. 
Il problema sorge quando l'autore non possa contare immediatamente sul ritorno economico di Sprawl (sia detto come semplice constatazione, non come chissà quale appunto ironico): come può viaggiare ed essere presente alle presentazioni se non per poche, mirate (ed economicamente sostenibili, perché negarlo?) occasioni?

In questo c'è un limite del progetto: l'esiguità di risorse di pubblicizzazione alle spalle del prodotto.
Si è spesso esaltato il ruolo del web come scopritore di talenti. O, per meglio dire: come mezzo per bypassare il filtro dell'editore tradizionale e della distribuzione.
In realtà la rete è talmente vasta che anche operazioni interessanti come quella di Sprawl possono passare pressoché inosservate senza una struttura esperta (e tanto tempo) dietro.

Sprawl è anche denaro!
Quanto ai guadagni, la recente polemica di Thom Yorke contro Spotify mette in dubbio la possibilità di effettivo guadagno per gli esordienti in un campo come la musica, che muove più  interessi e interessati del fumetto. E' pur vero che l'autore di Sprawl non è certo un esordiente, ma non si offenda se non possiamo inserirlo tra i maestri che muovono folle oceaniche grazie alla loro notorietà: il limite di guadagno è decisamente inferiore, e dobbiamo ricordare che Spotify è una struttura che si occupa di “distribuzione 2.0”.
La scelta delle donazioni (sul modello del pay what you want è ugualmente attualmente in fase di studio, dopo l'exploit seguito alla pubblicazione di In rainbows dei Radiohead (il gruppo, appunto di Thom Yorke): secondo le loro dichiarazioni ci fu il download di 1,2 milioni di utenti... ma non sono riuscito a trovare una quantificazione del ritorno economico (e un confronto con mezzi di distribuzione tradizionali).
Solo l'autore di Sprawl può quantificare il ritorno economico delle donazioni e la convenienza di una tale forma di “vendita” online. Quindi attendiamo le prossime interviste, e un intervistatore in grado di superare la tradizionale diffidenza degli editori a dare cifre di ricavo.

Lo Sprawl arriva dappertutto...
E' però da rilevare che l'operazione può avere anche due possibili ritorni non immediatamente dichiarati.

Il primo è ovviamente una ricaduta in termini pubblicitari. Si tratta di un'opera ben fatta, di un certo valore, che può essere una vetrina per lavori successivi [13].

Il secondo è che un'opera completa è un'opera completa. 
Banalmente: finito il lavoro, tentata la strada dell'autoproduzione, nulla vieta di trovare un editore che si sobbarchi il carico della stampa e della distribuzione; un editore che possa ragionare non su un progetto presentato, ma su uno completo.

Tutto dipende, ovviamente, dalla diffusione e dal successo del fumetto online. Ma di questo parleremo più estesamente nella prossima sezione.


Sprawl arriva fino a voi!


[11] inserito nel più ampio sito dell'autore. E' da sottolineare come il brillante nome del sito sia certamente frutto di un Buon Genio, come dicono i greci, benché non sia dichiarato nel sito stesso.
Karma business
[12] vedi il mio articolo in Conversazioni sul Fumetto QUI
[13] è pur vero che la commissione per il lavoro su Lost Planet 3 risulta giunto prima della pubblicazione online di Sprawl (post del 13 luglio 2012 sul blog dell'autore) e, a quanto sembra dai ringraziamenti, ottenuto attraverso i canali più tradizionali delle agenzie; non si possono escludere, ovviamente, presentazioni di tavole in lavorazione.

La recensione che non ti aspetti! - Sprawloqui 4


SPRAWL – 
I DISEGNI

Essendo l'autore (non me ne voglia) fondamentalmente un disegnatore e meno uno scrittore, i disegni sono il punto di forza del fumetto.
E qui, credo che nessuno possa ridire.

L'autore ha raggiunto col tempo una sintesi originale (benché  basata su stilemi manga) di cui, per le ragioni sopra esposte, ancor più spiace non poter mostrare esempi.
Dal videogame Maupiti Island, uno dei modelli per Sprawl
Ancora dal videogame
Maupiti Island
Uno stile che alterna tratti rapidi a minuziose descrizioni, splash pages a vignette fitte. Sembra che l'intento dell'autore, nell'ambito dei fini di intrattenimento, sia quella di regalare grandi immagini da cinemascope, sacrificando all'essenziale i momenti di dialogo, necessari ma meno spettacolari. La lezione di Shirow, di Otomo (ah, i grattacieli che crollano!), di Urasawa e degli altri maestri giapponesi sembra in gran parte assimilata.
Masticata, digerita e fatta propria, divenuta personale e originale in buona misura.



Per problemi di diffida non possiamo mettere
l'immagine originale. Ecco un suggerimento
sul palazzo che esplode
Le uniche obiezioni che sembra poter fare al disegno riguardano alcuni aspetti interni alla storia ed alcune scelte.
La storia finora non ha grandi momenti d'azione. Ne consegue che l'autore si è trovato senza alcuni momenti-clou che pure fanno parte dei suoi trascorsi: inseguimenti, combattimenti, azioni violente... se escludiamo l'esplosione di un palazzo, non c'è nulla di così spettacolare e movimentato.

Così il disegno si è dedicato a grandi panoramiche, sia di interni che di paesaggi, con risultati apprezzabili: per lo più le “grandi immagini” corrispondono a momenti funzionali sia dal punto di vista emotivo, sia di transizione che di ambientazione.
E' pur vero che in alcune circostanze la “voglia calligrafica” di una bella immagine ha prevalso sulla funzionalità della stessa. Se prendiamo ad esempio la tavola a pagina 18 – tavola 14, abbiamo una splash-page del pilota di un trasporto (qui un suggerimento di ciò che c'è). Bella immagine di interno ma, ci si passi il termine, gratuita.

Perché dedicare tanto spazio a quello che è un momento di passaggio, una semplice variazione di spazio per proseguire un parlato, qualcosa che appare in una tavola e poi sparisce nel nulla? Ci si
Più o meno il pilota del Bumblebee si presenta così
risponderà che proprio l'esigenza di continuare un lungo dialogato necessitava di una interruzione dei balloons e una bella immagine per non far spaventare chi non è fan di Martin Mystère.
Tuttavia (gusto personale) rimango dell'idea che un'immagine grande sia la risposta a un concetto grande, e viceversa che un concetto “grande” abbia bisogno di uno spazio grafico “grande” per essere sottolineato. Se questo secondo aspetto viene costantemente rispettato, il primo trova questa eccezione.


Il disegnatore di certo conosce i suoi punti di forza e quelli di debolezza. Un esempio si può trovare, ad esempio, nell'uso dei primi piani.
Le difficoltà tecniche di resa dei primi piani
L'autore usa poco i primi piani, privilegiando i mezzibusti o i primissimi piani con taglio del volto. I mezzibusti contestualizzano ancora il personaggio nella sua azione, i tagli sono funzionali al dinamismo e alla spettacolarizzazione dell'immagine.
Ma il “sacrificio” del primo piano limita l'espressività. Guardiamo ad esempio la sequenza iniziale di Path (pagina 5 –  tavola 1 e seguenti): la sequenza delle vignette è campo lungo sulla città, dettaglio, dettaglio in zoom out, primo piano, piano americano. 
Ovvero: dove siamo; attesa del personaggio x 2 (e già diciamo cosa fa); chi è il protagonista; cosa sta facendo.
La presentazione di Path è limitata a ciò che fa, e a una vignetta (piccola) posta al termine di una sequenza di tre collocate nel registro centrale. Aggiungiamo che sul primo piano si accumulano anche linee cinetiche e sovrapposizioni da ologramma e il gioco è  fatto: non importa l'espressione del personaggio, conta il suo essere in azione.
Mi direte che anche nei film d'azione la regola è questa, ma non dimentichiamo che un Bruce Willis o anche un inespressivo Schwarzenegger giocano sullo sguardo specie quando lanciano la loro killer catch phrase. Che però, lo ribadiamo, qui non c'è.
Bruce sa anche parlare
Sembra che, salve le debite eccezioni, il primo piano sia messo più per variazione delle inquadrature che per sottolineare un'espressione del viso: in ciò la sequenza di dialogo tra Jota e Zimmer sembra esemplificativa. L'unica eccezione è data dalla penultima tavola, in cui un bel primo piano\mezzobusto di Baron riempie una splash-page: l'efficacia della sua espressione sta nel gusto del lettore.

Ciuffi celebri e modelli
E' pur vero che le espressioni facciali (e i lineamenti) sembrano un aspetto di interesse “minore” per l'autore, che limita le prime e non si preoccupa di differenziare le seconde. Sembra che tutto debba essere sacrificato a quel dinamismo della narrazione ricercato, che pure si perde nei momenti di dialogo.[10]
La limitazione dei lineamenti, la “velocità” porta alla creazione di fisionomie fin troppo simili, che vengono spesso risolte attraverso “l'aggiunta” di particolari (baffi, caschi, visori, pettinature cangianti da tavola a tavola come il “ciuffo mobile”  di Zimmer, etc.) che garantiscono l'immediato riconoscimento del personaggio da media distanza.



In sintesi: i disegni sono il vero punto di forza dell'autore. Dinamici, tendenti alla spettacolarità (spesso raggiunta), funzionali a una narrazione che mira più  all'intrattenimento che all'approfondimento psicologico o filosofico.
Alcune scelte grafiche sono condizionate dal de gustibus: o si adora il tratto del disegnatore, o lo si respinge. Più che in altre prove, però, l'autore ha saputo maturare uno stile meno estremo, più gradevole e leggibile anche per un pubblico medio. E' vero che chi cerca un'avventura classica europea o bonelliana (ma anche di una certa matrice USA) non sarà pienamente convinto.
Ma non si può piacere a tutti, in fondo.


[10] è interessante notare come nei dialoghi, nonostante il periodo-Bonelli dell'autore, i personaggi continuino a non guardarsi l'un l'altro. L'autore stesso mi ha specificato (comunicazione verbale personale) che si trattava di una scelta. Tuttavia non sembra che questa scelta risponda a un valore simbolico così chiaro (ad esempio l'incomunicabilità vel similia)
Difficile guardarsi negli
occhi mentre si parla...
PS: le immagini (e i testi) non sono di mia proprietà, e qui compaiono a corredo di una (bonariamente ironica) recensione. Questo blog non ha fini di lucro!

La recensione che non ti aspetti! - Sprawloqui 3


SPRAWL – 
LA STORIA


Iniziamo dal titolo: “Sprawl”.
La parola è una dichiarazione di intenti, un omaggio e una chiave di lettura. Fin dal titolo l'autore si ricollega a Gibson e alla sua Trilogia dello Sprawl (tra il 1984 e il 1988: NeuromanteGiù nel CyberspazioMonna Lisa Cyberpunk) e al suo immaginario di multinazionali, innesti cibernetici, Giappone, web.

Lo “Sprawl” è la città diffusa, in cui “la dispersione urbana è caratterizzata dall'elevato consumo di terreno: la presenza di aree commerciali, residenziali ed industriali distinte tra loro e separate da strade e zone verdi-agricole. Come risultato, i luoghi dove le persone vivono, lavorano, acquistano e si divertono sono distanti tra loro, e viene a mancare il limite tra città e campagna... il nuovo sviluppo è spesso a bassa densità di popolazione, e le metropoli crescono in senso orizzontale piuttosto che verticale (il che provocherebbe l'alta densità)” (fonte: Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Sprawl).
Signori, benvenuti nello Sprawl
Ora: nel fumetto più che una città diffusa in una gigantesca e tentacolare periferia fatta di edifici bassi, abbiamo un mondo postcatastrofe con poche gigantesche città sviluppate in verticale (per meglio dire: ne vediamo una sola, Mombasa), deserti e atolli imprevedibilmente non sommersi dopo il (questo sì) prevedibile innalzamento delle acque.
A essere pignoli, anche Mombasa è su un'isola a poca distanza dalla costa, ma possiamo immaginare che sia una “nuova città” cresciuta nelle vicinanze della vecchia [1].
It's a long, long way to New Mombasa...

L'Europa (dopo il Regno) è in gran parte scomparsa (vedi QUI l'immagine) seppur appaia con una serie di “licenze geografiche” dovute alla fantasia più che a una verosimiglianza di catastrofe o sprofondamento. Solo per fare un esempio: metà delle Alpi sono sommerse, mentre gran parte del Bassopiano Germanico e di quello Francese stanno allegramente sopra il livello del mare.
Veniamo informati che le guerre sono state fatte per l'acqua, e che tutto (ohibò: tutto ciò che resta) sembra interconnesso.

Insomma: il titolo programmatico e altri riferimenti interni [2] vanno nella direzione del citazionismo post-postmoderno (nella sua filiazione preferita del “citazionismo nerd”) che va tanto di moda nell'era del web.
La verosimiglianza si piega alle esigenze narrative, ma questo non è di certo un male.
C'è infatti da dire che l'autore ha saputo giocare bene i suoi riferimenti: anche senza possedere tutte le chiavi di lettura il testo è fruibile, con i suoi pregi e i suoi difetti.

Di cosa parla Sprawl cluster 1? Abbiamo una narrazione frammentata in diversi quadri, che prevedibilmente sono le tessere di un unico mosaico.








ATTENZIONE SPOILER!
Gli hacker sono tra noi!
Il fumetto è diviso in diversi capitoli (chiamati cluster in onore ai computer), di cui si dà  una breve sintesi.

Un’hacker (Path) viene coinvolta in un’esplosione; parti del suo corpo vengono recuperate e lei viene ricostruita per un obiettivo per ora ignoto; 
la ragazza deve convivere con il suo nuovo corpo e alla fine riceve istruzioni da chi glielo ha fornito;
a New Mombasa c’è un delitto\suicidio;
una misteriosa traccia prefigura scenari ben peggiori che si collegano alla linea principale.
La grande minaccia




FINE SPOILER!



Hacker in versione predatoria
La narrazione tocca alcuni punti classici del cyberpunk: l’hacker, gli innesti cibernetici, la rete, il misterioso manipolatore quasi mistico, la minaccia globale all'umanità e all’identità personale.
Tutte cose esplorate da Gibson e da Shirow nel suo Ghost in the Shell, che si palesano come riferimenti narrativi dell’autore.
Il gioco del riferimento a questi “fondamentali” se da un lato garantisce il lettore (“diamo ciò che  cercate”) e lo fa sentire in un’atmosfera di riconoscimento e autoriconoscimento, dall’altro porta a una storia in cui le svolte non sono eclatanti, e la storia procede su binari già noti.

Inoltre appare abbastanza sbilanciata: la minaccia è solamente accennata nelle prime righe, e diventa concreta (concreta? Diciamo davvero tangibile, in manifestazione) solo nell’ultima tavola del cluster [3]. Il tutto inframezzato da flash-back per ora oscuri, tavole di allenamento di kendo che non appaiono completamente funzionali alla definizione dei personaggi, belle immagini che dilatano i tempi in apparenza senza grande utilità espressiva. [4]
Il Kendo ci sta sempre bene, in ambito cyberpunk

I personaggi sono coinvolgenti?
Per ora sembrano approssimati, basici, più orientati ad essere funzionali al racconto che alla tridimensionalità; immaginiamo che si rimandi un approfondimento psicologico ai prossimi clusters.

Patricia nel cyberpunk
Non ha grande spessore la protagonista (protagonista?) Path. Che oltre ad acquisire un’aspirazione nella dentale del suo nickname (Patricia>Pat>Path), guadagna un corpo cibernetico (oooops, imprevedibile spoiler!). 
Inizialmente sembra turbata da ciò, ma rimedia abbastanza in fretta, emula di Robocop di ben altri tempi: ispirata alla classica Motoko Kusanagi, sembra meno preoccupata di lei; però ci appare anche lei nuda. 
E’ un dura (dice anche le parolacce), e quindi ci aspettiamo che si metta subito in azione nel cluster 2.  Chi conosce da tempo il lavoro dell’autore, non può non rivedere in Path l’ennesima reincarnazione dell’archetipo femminino che ha fatto tornare nelle diverse incarnazioni della Grace di Donnel&Grace. [5]
Nella narrazione è l’eroe\arma\strumento che risolverà  il problema: deve solo accettare di esserlo. Di essere, a quanto pare di capire, la predestinata.
Path (social) network

Il dottor Zimmer può ricostruire
chiunque, non importa in quale
stato sia ridotto

Piuttosto piatto è anche Zimmer, il dottore che ricostruisce Pat\Path. Ammira il Maestro Yera, vuole una delle sue misteriose opere, e non si ferma davanti alla difficoltà. Per lo spazio a lui dedicato ci aspetteremmo un approfondimento psicologico che non c’è: se Path è la protagonista, lui è il ricostruttore, e la sua funzione narrativa sembra esaurirsi lì. I suoi problemi non sembrano destinati al classico “Oddio, ma facendo così ho creato qualcosa che non è più un essere umano”, né all’altrettanto tipico “Non c’è limite a ciò che la scienza può fare”.
Insomma: è un Microchip delle prime storie del Punitore. Neppure con lo status del Mad Doctor... ma non si può dire, visto il ciuffo.



Se Path è la Kusanagi, il Maestro Yera sembra il Master of Puppets, il manipolatore dietro le quinte. Anche a fin di bene, per quanto ne sappiamo: un Neuromante o, meno cyberpunk, un R. Daneel Olivaw.
Il Maestro non lo fa per soldi, questo sia chiaro
Il Maestro è un artista: di cosa non ci viene detto, ma l’autore di Sprawl sa bene che il magnifico deve essere immaginato, se si rappresenta perde magnificenza. Il Maestro è un benefattore, un filosofo, un mistico: pensa sempre al bene dell’umanità. Non appare, possiamo immaginare sia incorporeo come le sue opere. [6]

Baron fa kendo. E forse anche "Hey, Ey"
Baron ha un vantaggio rispetto agli altri: gode di un passato editoriale che per qualche lettore è già noto. [7]
Fingendo di avere solo i dati di questo cluster 1, sappiamo che fa kendo, che le prende perché c’è un rimorso del suo passato che non sa superare (non ve lo spoilero), che non ha una donna (così è eventualmente libero per Path), che è un duro anche lui e non si fa mettere i piedi in testa neppure dal suo superiore.
E’ l’investigatore, presumibilmente la spalla dell’eroe. Forse il secondo (falso) antagonista, modello Occhi di Gatto. Per ora serve a mostrare il probabile arrivo\manifestazione della minaccia, prima solo accennata dal Maestro.

(Il saggio) Jota è l’esecutore del Maestro, l’interfaccia con la concretezza. E qui basta: rimane sullo sfondo, ma per fortuna non con una sintassi aliena.
Iota, Kappa, Lambda, Mi, Ni, Csi, Omicron, Pi, Rho...

Quanto ai dialoghi, alternano momenti di sintesi e lunghi silenzi (motivati) a sequenze con molto testo (ad esempio l'incontro tra Zimmer e Jota). E' pur vero che sembra di capire che nelle intenzioni il fumetto debba essere autosufficiente rispetto alle note tecniche e di ambiente, ma questo variare è evidente, e questo basti.
Rare sono le frasi superflue, assenti le killer catch phrase: e questo, in un fumetto d'azione, è quasi un'eccezione, sebbene non un obbligo.[9]
Sicuramente, in nome di una “verosimiglianza”  del dialogo, tolgono alla caratterizzazione.

Concludendo: la forza di Sprawl non è nella tridimensionalità dei personaggi, che anzi appaiono come esempi di tipi codificati nel genere. Non possiamo escludere che questa sia una scelta dell’autore, che ha come attività principale quella del disegnatore.
Senza un hacker cosa sarebbe
il Cyberpunk?
La storia riprende alcuni personaggi (la hacker, il dottore che "ripara corpi"), situazioni (l'intrusione, l'esplosione del palazzo) e spunti visti in precedenza nelle storie self-published dell'autore [8], come se Sprawl fosse l'evoluzione e la concretizzazione de "LA storia" che per diverse ragioni non è mai stata terminata. 
Stavolta sembra indirizzata sulla strada giusta e quindi aspettiamo di vedere cosa voglia in effetti raccontare l'autore: se sia puro intrattenimento o voglia anche lanciare un messaggio più profondo (ma vedi oltre la parte sul progetto).
Per ora l'intrattenimento sembra essere il fine prevalente.





New Mombasa. Tra qui e gli Orfani, Halo la fa da padrona
Atari? Magari...
[1] Ovviamente il riferimento della città parte dalla New Mombasa del videogioco Halo; l'isola di Maupiti su cui si svolge parte della vicenda è ripresa dal videogioco francese Maupiti Island creato nel 1990 dalla Lankhor (un punta-e-clicca). Possiamo immaginare che la scelta dei luoghi sia dovuta a ragioni affettive dell'autore.
[2] ad esempio il personaggio Baron, preso da Underskin, un altro fumetto disegnato dall’autore di Sprawl.
[3] nella pagine 74 del cluster, pari alla 70a su 70 tavole effettive di disegno. Il cluster ha più tavole, in quanto include la copertina, l’indice, varie frasi-lancio e alcune illustrazioni.
[4] vedi la parte dedicata al disegno.
Bassanio secondo Shakespeare.
Modelli ambiziosi anche per i testi!
[5] non dimentichiamo che il secondo episodio della seconda versione di D&G (gennaio 1999) presentava un hackeraggio che terminava con un’esplosione e nell'episodio successivo c’era un tal Bassanio che apparentemente ricostruiva corpi…
[6] se vogliamo il Maestro è anche prolisso, ma ci sta.
[7] è uno dei protagonisti di Underskin, fumetto di Iovinelli e Dall’Oglio.
[8] apparse in MEB e Donnel&Grace Blue Lights.
[9] benché probabilmente nelle intenzioni volesse avere questa funzione (vedi l'uso della splash-page che finisce la sequenza\capitolo) non direi che il “Va bene... facciamolo” di Zimmer (alla pagina 27-tavola 23) possa essere considerata una killer. La scena manca di costruzione drammatica e di tensione crescente che portino a questa splah-page e in cui la frase sottolinei la svolta.
"La possiamo ricostruire!" "Va bene... facciamolo!"
PS: le immagini (e i testi) non mi appartengono e qui compaiono per fine di semplice (e bonariamente ironica) recensione. Questo blog non ha fini di lucro!