venerdì 27 settembre 2013

IMPARARE A RICORDARE - La morte nell'Incal 2


1.    La morte come meccanismo narrativo


L’Incal è impostato come un romanzo d’avventura, con una sapiente miscela di alcuni suoi sottogeneri come il giallo e la Science Fiction.
Il ritmo serrato della narrazione si fonda su un piano generale che si svela lentamente agli occhi del lettore, nascosto sotto l’apparenza di una serie pressoché ininterrotta di colpi di scena e di situazioni cliffhanger: i personaggi sembrano ripetutamente senza via d’uscita, ma si salvano (o vengono salvati) all’ultimo istante.
Le azioni del protagonista John Difool, ad esempio, sono quasi sempre determinate da un meccanismo “pericolo di morte – salvezza - nuovo pericolo” [1]:



a ben guardare egli sfugge (quasi sempre all’ultimo istante) a una morte pressoché certa almeno venti volte nel corso delle duecentonovantuno tavole dell’opera, e per ben quattro volte muore effettivamente!


Abbiamo riportato i numeri solo per dare un esempio della frequenza di questo “fenomeno”, ma nell’Incal leggiamo come anche altri personaggi subiscono questo destino (l’Imperoratrix, i sei compagni di Difool…), e che a questo spunto narrativo della “fuga dalla morte”, tipico del feuilleton,  si aggiunge spesso quello altrettanto tipizzato della “Discesa agli Inferi”, caratteristico del genere fantasy[2]: ad esempio lo vediamo nell’immersione dentro il pozzo d’acido, ad Aquaend, nella discesa di Solune/Incal nella Tenebra dentro la mente del Tecnocentratore e così via.


La morte (o il suo rischio) sembrerebbero quindi il motivo dominante dell’opera se non che…

Se non che tale meccanismo narrativo, tutto sommato abbastanza semplice, è diffusissimo soprattutto nei primi volumi dell’opera, per scomparire quasi del tutto in seguito.

Se sopportate “l’aiuto dei numeri”, potrete vedere come John sia a rischio di morte ben undici volte nei primi due episodi (e muore/viene ritenuto morto per ben tre!), e solo tre volte negli ultimi due (e non muore mai).
Questa disparità nell’uso dell’artificio narrativo può essere dovuto sia alla sua abbondante ripetizione nei primi volumi (e quindi alla stanchezza che esso può generare nel lettore), sia al fatto che dal terzo volume ormai tutti gli elementi del quadro sono stati finalmente presentati, non è più necessario “tenere incollato alla pagina” il lettore con il desiderio “di vedere come se la cava stavolta l’eroe”, e la storia può procedere con un respiro più ampio.


In effetti sembra necessario tenere maggiormente in considerazione questo secondo motivo: nonostante gli attestati di disimpegno nella creazione della storia, è evidente che (almeno inconsciamente) Jodorowsky abbia trasferito sulla pagina il risultato delle sue riflessioni filosofiche e del suo immenso bagaglio esoterico. Ma Jodo è un ottimo imbonitore e conosce vizi, virtù e segreti dell'arte: come non pensare che si sia reso conto che l’operazione poteva risultare piuttosto ostica per i lettori?


Ecco quindi che il ritmo della narrazione avventurosa (con la sua caratteristica principale: il rischio) serve a tenere desta l’attenzione del lettore concentrandola inizialmente su una trama apparentemente lineare, per fornire in maniera lenta i tasselli indispensabili per affrontare la parte più complessa dell’opera.
Quando il rischio di morte (o la morte) dei personaggi riapparirà negli ultimi volumi, avrà così un significato e una funzione narrativa ben diversi da quelli iniziali.



Nel prossimo post... Le molte facce della morte nell'Incal! Non perdetevelo! 


PS: di fronte alle minacce del Giocher, la pubblicazione delle diverse parti dell'articolo procederà spedita. Mai vorrei che il Giocher si dispiacesse e per questo rallentasse la **sua** produzione sul blog di Cinematografia Patologica. Come? Non conoscete Cinematografia Patologica?
Empi!
Che l'Imperoratrix vi prenda! Cliccate qui e divorate le recensioni su capolavori del Grande Schermo noti e meno noti!

[1]  Ad esempio nel primo volume (L'Incal Nero) la sequenza delle tavole 17-24: John sfugge alla folla (che vuole ucciderlo solo) perché il commando Berg e poi quello dei mutanti attaccano; ma nella fuga viene catturato dai Gobbi del Prez. Portato nel palazzo volante rischia la morte, ma si salva all’ultimo istante grazie all’Incal solo per finire nella Città-Tecnos dove sta per essere sezionato… e il ciclo ricomincia.

[2] tra le più celebri "discese agli Inferi" fantasy\avventurose ricordiamo Ulisse nella Grotta di Polifemo (Odissea), la discesa nell'abisso del Jokull (Viaggio al Centro della Terra), l'attraversamento delle prigioni di Khorshemish da parte di Conan (La Cittadella Scarlatta), Frodo e la Compagnia dell'Anello a Moria (Il Signore degli Anelli - La compagnia dell'Anello). E come dimenticare il "Mondo perduto" sotterraneo esplorato da Tex ne "le terre dell'abisso" (Tex Gigante n° 46-47) o l'anticamera dell'Inferno de "Il signore dell'Abisso" (Tex 101-103)?

Le tavole e le citazioni dei testi sono tratti da Jodorowsky-Moebius, L'Incal Nero, Edizioni Di, e sono di proprietà dei rispettivi autori ed editori; sono qui riportate a mero corredo dell'analisi. Questo blog non è a fini di lucro.

7 commenti:

  1. Ecco: mi hai fatto arrossire! Questa tua immeritata elegia arriva in un momento perfetto, visto che altrove,nel GloboInternettiano, vengo lapidato di ostragon per intemperanze..


    Venendo alla tua analisi di quest'opera troppo poco conosciuta, la tua ipotesi della volontarietà di irretimento con tematiche "facilone" del pubblico nelle fasi iniziali quasi monotone nella dinamica per poi educarlo gradualmente all'assorbimento di argomenti più spessi ed importanti è illuminante! Non mi ci ero mai soffermato.
    Ho avuto una particolare predilizione stilistica per la serie del Metabarone (perchè c'era un certo Jimenez con le pennine in mano,sai com'è) ma questo assoluto capolavoro dei Settanta Riggenti pubblicato nella decade sbagliata, capisaldo psichedelico che influenzò da morire anche l'ultimo Paz, ha veramente tantissimo da dire in tutti gli ambiti.
    hai fatto benissimo a volerne fare un'analisi.Se ne parla troppo poco.

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  2. Grazie mille per l'immeritata citazione.... Jodo è un tipo bizzarro che cinematograficamente non ho ancora avuto l'onore o il coraggio di descrivere..

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  3. Ragazzi, da vopi attendo la Montagna sacra, non ci sono dubbi! Con tanto di svisceramento del contributo (economico) di John Lennon!
    Sono lieto per l'illuminazione, visto che vengo dalla mia prima partecipazione attiva in un blog di complottisti anti-Illuminati con strafalcioni storici che neanche il soggetto di un film di Joe D'Amato poteva.

    Il Metabarone è graficamente stupendo (non che si possa dire nulla a Moebius ai suoi vertici), peccato per "l'incidente" Travis Charest che ha affossato la serie rallentandola in modo assurdo
    A presto sui vostri schermi!

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    1. La Montagna sacra di JodoKrusty?!?!?! M.i.N.C.A.


      Di quale blog trattasi che glielo mettiamo a Ferro & Fogu?


      Fu quell'incidente a farmelo dismettere,il Barone Dimezzato,infatti.... ;)

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  4. La pagina del blog era questa
    http://oltreverso.wordpress.com/2011/12/07/le-13-famiglie-che-comandano-il-mondo/

    Ma da quando ho commentato, hanno rimosso la pagina. Se dovesse succedermi qualcosa, denunciate il Gruppo Bildeberg!
    :-)

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  5. Mmmm: Un volontario dei servizi sociali, un finto medico non esercitante con piu' passioni dichiarate che capelli in testa e d un frombolato nullafacente esperto di teorie impraticabili. Bella congrega,hai beccato! :D

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