sabato 9 maggio 2015

TANK GIRL - Tough Gurls 'r' linvin' in eighties




“Come sarebbe… un sogno?”
Da Tank Girl Episodio Quattro, Febbraio 1989

TANK GIRL, UN'IPOTESI DI CONCLUSIONE:

COSA RESTERA’ DI QUEGLI ANNI OTTANTA


La canzone della Royal Air Force e gli arguti sproloqui dell’Autoptico diPellicole ci portano all’inevitabile conclusione di questa gita nel bush degli Antipodi.
Ovvero: perché Tank Girl è stato un fumetto di culto, e perché resterà scolpito nei nostri cuori (insomma: nei vostri, io non ho pettorali scolpiti con il carrarmato né tatuaggi “Mamma perdonami” sul cuore).

“Punk is not dead”, si diceva una volta, e forse si dice ancora. Anche se, leggendolo sulle spilline prodotte in fabbriche orientali e che vengono vendute nel supermegastore di libri e varia, uno si potrebbe chiedere se qualcuno stia prendendo per c*lo il detto movimento o se si tratti invece di un messaggio dall’aldilà di qualcuno più morto della disco (più o meno gli stessi anni, tra l’altro).
Lo stesso Raf è stato in origine punk, e poi si è evoluto in altro, così come Lindo Ferretti e, shame on you punkettari, Jo Squillo. O i Frankie goes to Hollywood e mille altri.
I buoni Hewlett e Martin hanno cavalcato qualcosa che apparteneva a loro, e insieme non c’era già più come fenomeno globale, se non come radiazione di fondo o DNA mitocondriale: TG come canto del cigno, dunque?

Come sottolineato in precedenza, più che l’aspetto davvero distruttivo del punk, i due in TG hanno profuso l’aspetto sca##ato. Niente ribellione, ma solo dei bambini in un corpo cresciuto che ca##eggiano allegramente con qualsiasi cosa venga in mente.
Niente contestazione dell’ordine costituito, se non in una versione estremizzata di Animal House. Nessuna protesta che ha afflato di libertà in senso filosofico: solo divertimento, realtà alterata dal troppo alcool (e da qualche canna) e il gusto di serate tra amici in cui si parte dall’assurdo (“Te li immagini dei Canguri Mutanti?”[1]) e si finisce a una tizia che i canguri se li fa.

La libertà richiesta non è quella di espressione “alta”, ma quella del tredicenne che vuole farsi le regole del mondo. Di chi confonde la libertà con l’anarchia spiegata da mia nonna (non quella filosofica, né quella in UK, né quella di V for Vendetta: ma la semplice assenza di regole, il Verwirrung di cui parlava nella sua opera l’ex punkettaro zio Alan Moore).
Ridiamo non perché stiamo “epatando les bourgeois”, ma perché abbiamo suonato il campanello del vicino alle tre di notte e poi ci siamo messi subito a scappare. Non c’è lotta al sistema, non c’è il postatomico nichilista à la Druillet de “La notte”: ci sono Tex Avery e Wil E. Coyote, una violenza troppo finta per essere credibile e ben poco simbolica.

Ci sono tette, birra, case disordinate, canne, donne, canguri. Non ci sono i genitori che protestano. Quando ci sono, li facciamo saltare in aria.
E tutto questo senza il minimo afflato di libertà o lotta per la sopravvivenza: TG, a prescidnere da seni e sederi ben formati, è un fumetto piatto, quasi uguale a sé stesso dall’inizio alla fine.
E’ un fumetto di evasione da un carcere che non esiste e che non è imprigionante.
E’ un sogno di adolescenti, che dura da grandi solo perché ci ricorda di quando eravamo giovani e stupidi, e non perché da grandi vorremmo davvero che il sogno si realizzasse.
E’ un’altra delle vacuità tanto anni ’80, che sarebbero confluite anni dopo in un Preacher qualsiasi, o in una band che esiste ma non si può vedere.

E’ la storia-nonstoria di una ragazza su un carro armato, perché…
“Perché non ci mettiamo una ragazza su un carro armato?”

“Punk is not dead”: sarà poi vero?
Basta intendersi sul termine punk. 



[1] A proposito di mutazione: se volete deliri divertenti con una vena polemica e di contestazione della società ben più mirati e “seri” nella loro follia, leggetevi “Muflone Insano vs Pecora Mutante” e il suo seguito “La rivincita del Muggine di Caucciù”, del mitologico Giallo. Capirete cosa si intende con “Trasmutazione identitaria” e tra una risata e l’altra vi resterà davvero quel sottofondo amaro che è il primo segnale della riflessione seria. Siccome si tratta di un grUllo parlante, schiacciatelo, e poi tornate alla playstation. Se potrete.




PS: mentre scrivevo questi articoli sciammanati, avevo spesso in sottofondo Leonard Cohen con le canzoni che scoprirete cliccando QUI.
Che c’entra con TG, direte voi?
Nulla. Ma mi andava, era in opposizione a quanto stavo facendo… e quindi corrisponde pienamente allo spirito sca##ato di TG, no?
Enjoy.


 

(Ma se proprio volete una donna che canta canzoni di un tipo duro che sta in un deserto postatomico... anche se vive nel pieno degli anni '90...)

PS: come sempre immagini, video e quant'altro non mi appartengono e sono stati presi dal web a corredo di questa analisi, finalmente giunta alla fine (ho parlato più di TG che di fumetti che mi hanno rubato il cuore!). Questo blog, se proprio avete bisogno che ve lo ripeta ancora una volta, è senza fini di lucro.

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