domenica 18 maggio 2014

Epicamente Tex - Narrare per il gusto di narrare 4



Prosegue la disanima dei primi 400 numeri di Tex Gigante visto come prosecuzione di temi e stilemi propri dell’epica popolare, iniziata QUI e proseguita QUI, QUI, QUI e QUI.

Questa è la quarta parte della sezione 4. La logica del narrare per il gusto di narrare, la cui prima parte è apparsa QUI la seconda QUI e la terza QUI.
3.  La logica del narrare per il gusto di narrare
(4° parte)

i) Quel che manca: il riconoscimento dell’eroe, l’amore e la morte dell’eroe
Non tutte le caratteristiche dell’epica minore (o maggiore) si ritrovano in Tex: tra le principali “assenze”, spiccano le situazioni-tipo del riconoscimento dell’eroe, dell’amore cortese e della morte dell’eroe stesso.

Il riconoscimento delle origini nobili del cavaliere, derivato per lo più dall’agnizione del teatro euripideo, è uno dei temi preferiti dell’epica canterina medioevale, ma anche “alta”: Marfisa riconosciuta sorella di Ruggero è una delle tante concessioni ai modelli popolari fatta da Ludovico Ariosto.
Ma tutta l’epica minore è zeppa di riconoscimenti della nobiltà di schiatta dell’eroe. Una nobiltà prima ignorata, e poi dichiarata (sul modello della fiaba di magia [1]) spesso dopo il superamento di una prova che mostri la dignità di appartenere alla stirpe [2].


Tutto ciò manca in Tex: c’è stata la narrazione del passato dei pards[3], ma non ci sono state sorprese clamorose: nessuna parentela imprevista, nessuna schiatta-Willer di nobili e gloriosi ascendenti.
Può capitare che il “cattivo” si riveli parente di qualche vecchio avversario [4], ma il riconoscimento del “buono” che lo eleva socialmente (anzi: ne conferma la superiorità già dimostrata in altre circostanze), è completamente assente [5].

Quanto all’amore cortese, esso è proprio più dell’epica “alta” che di quella popolare, e deriva dalla fusione tra il elementi del ciclo carolingio (in cui era quasi completamente assente [6]) e quello bretone (in cui era uno dei motori dell’avventura dominati[7]).
I due cicli avevano trovato la sintesi più alta alla fine del 1400, nell’Orlando Innamorato di Boiardo, in cui la cosa “meravigliosa” è “odir cantar de Orlando innamorato, / chè qualunche nel mondo è più orgoglioso, / è da Amor vinto, al tutto subiugato”[8]
L’unica avventura amorosa che Tex si concede è quella che lo porta al matrimonio con Lilith… e non si tratta certo di un matrimonio d’amore! [9]
Tuttavia con il tempo (e la nascita di un figlio) questo matrimonio di “convenienza” (l’unico modo per evitare il palo della tortura!) si trasforma in un sentimento talmente forte da causare una spietata ed “implacabile” vendetta contro gli uccisori di Lilith [10] e contro chi ha profanato la sua tomba [11]. Solo recentemente gli autori hanno voluto darci uno squarcio nella vita insieme di Tex e Lilith in un albo speciale [12].
Fugaci amori finiti in modo più o meno tragico o nel nulla spettano a Kit Carson [13], Tiger [14] e in particolare a Kit Willer [15], ma l’amore entra solo raramente nelle vicende del gruppo: anche questa sorta “voto di castità” contribuisce a rendere i pards quasi un ordine religioso militare… anche se in realtà G. L. Bonelli aveva dichiarato che lo scarso numero di rappresentati del gentil sesso era dovuto al fatto che essendo Tex in un certo senso una sua proiezione non riteneva elegante raccontare le sue avventure.

Ma il principale elemento del “mito epico” che manca in Tex è sicuramente la narrazione della sua morte.
Tutti gli eroi epici terminano gloriosamente la propria vita in un’epica battaglia o comunque in una maniera “non normale” [16], destinati ad essere pianti o vendicati. Se la morte dell’eroe epico non è narrata esplicitamente nel singolo episodio, è comunque già nota al pubblico [17], perché dalla certezza della morte non si può prescindere.
Ma al nostro ranger non è dato conoscere il suo destino finale.

Certo, Carson sa che “a detta di una strega papago”[18] terminerà i suoi giorni vecchio e tranquillo, ma Tex non ha neppure questa finestra aperta sul suo destino.
Eppure la morte dell’eroe è un elemento indispensabile alla creazione del suo mito: senza una fine che dia un senso all’esistenza, l’eroe, così diverso dall’uomo comune, non può diventare un modello per gli uomini comuni. Perché essi hanno, in fondo, solo la certezza della morte.
E l’eroe epico deve essere un modello, o viene meno alla funzione per cui nasce.

Ma della morte di Tex parleremo in un altro articolo [19].

Nel prossimo post… le prime conclusioni e poi Tex si prenderà una pausa!

[1] Si veda il fondamentale saggio di V.Propp, La Morfologia della fiaba, e una prima infarinatura dei suoi schemi narrativi strutturali QUI http://it.wikipedia.org/wiki/Schema_di_Propp . Sarebbe interessante fare la stessa operazione compiuta Propp sulla fiaba a proposito delle narrazioni del Tex “classico”.
[2] Lo stesso Artù scopre di essere figlio di Uter Pendragon dopo aver estratto la spada dalla roccia.
[3] Il passato di Tex è trattato in più riprese, in Tex Gigante nn. 83-85, 113-115 e 297-299; quello di Carson in Tex Gigante nn. 407-409; quello di Tiger Jack in Tex Gigante nn. 384-386.
[4] Ad esempio Diamond Jim (Tex Gigante n. 154) è fratello di Johnny Devine (Tex Gigante nn. 85-86); in Tex Gigante nn. 307-309 si scopre che il “cattivo finale” è il figlio di uno dei membri della Mano Rossa, avversari di Tex nel n. 1.
[5] In Tex Gigante n. 408 si scopre che Carson ha avuto una figlia… ma questo non implica un ingresso di Donna nel gruppo dei pards (ci si perdoni l’incursione oltre i limiti degli albi che ci siamo posti).
[6] Ricordiamo che nella Chanson de Roland esso occupa solo pochi versi sul finale, destinati a commemorare la morte di Alda la Bella, promessa sposa a Rolando: la dama muore di crepacuore alla notizia della morte del promesso sposo.
[7] A solo titolo di esempio l’amore è il motore delle tragiche vicende di Tristano e Isotta, ma anche di quelle Lancillotto e Ginevra. L’amore cortese è quindi, indirettamente, causa della fine della Tavola Rotonda.
[8] M.M. Boiardo, Orlando Innamorato, I, I, 2, vv. 3-5
[9] Tex Gigante n. 7
[10] Tex Gigante nn. 103-106
[11] Tex Gigante n. 500
      [12] Tex Gigante n. 575
[13] Tex Gigante nn. 108 e 408; svariati sono gli “approcci” e gli “appetiti” del “Vecchio Satanasso”, per i quali si rimanda all’ironica disamina in Paglieri, Non son degno di Tex, pagg. 99-102.
[14] Tex Gigante nn. 384-386
[15] Oltre a varie “simpatie” per cui vedi ancora una volta l’ironico Paglieri, op.cit., pagg. 107-108, vedi specialmente Tex Gigante nn. 214-215 e 423-425
[16] Solo Nestore e Menelao (che però è genero di Zeus) possono riposare e morire nel proprio letto nell’epica antica, Parsifal e Carlo Magno in quella medioevale. Ne Il Signore degli Anelli, trasposizione moderna dell’epica medievale, la fine serena in realtà è riservata solo ad Aragorn, a Merry e a Pipino: tutti gli altri membri della Compagnia o muoiono (Boromir) o proseguono la loro esistenza in un esilio simile all’Avalon arturiana.
[17] Ad esempio tutte le narrazioni su Orlando (perfino il comico Morgante Maggiore) presuppongono La Chanson de Roland, che narra la morte dell’eroe a Roncisvalle.
[18] A volte si dice che tale profezia sia stata fatta da una zingara.
      [19] Vedi la terza parte di questa trattazione: Wath if… Le Morte Tex e la leggenda.

PS: le immagini non mi appartengono e sono per lo più tratte da pubblicazioni della Sergio Bonelli Editore. Sono qui a corredo dell'articolo di critica e analisi. Questo blog non ha fini di lucro.

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