martedì 1 ottobre 2013

IMPARARE A RICORDARE - LA MORTE NELL'INCAL 5

Termina il nostro viaggio su come il tema della Morte sia trattato nell'Incal di Jodorowsky e Moebius.
Abbiamo iniziato QUI con una INTRODUZIONE, poi abbiamo proseguito analizzando LA MORTE COME ESPEDIENTE NARRATIVO e LE MOLTE FACCE DELLA MORTE; infine abbiamo parlato della ACCETTAZIONE DELLA MORTE così come viene descritta in questo capolavoro del fumetto.


La vanità dell'immortalità: il nuovo corpo del Prez

5. La negazione della morte

 Nell'Incal la morte può essere negata, o almeno si può tentare di sottrarsi ad essa.
Il Prez diventa Necro-sonda
Questa negazione (ancora una volta con una duplice valenza) si esemplifica nelle due figure del Prez e di John Difool.

Il Prez cerca di evitare la morte creando false copie del suo corpo [1] o corpi continuamente diversi per la sua mente.
E’ uno sfuggire alla morte che rivela la sua sterilità: si tratta infatti di un falso cambiamento, aiutato dalla tecnologia, che serve solo a farlo vivere in piaceri destinati a distrarlo fino alla successiva clonazione. Simbolicamente l’ultima incarnazione del Prez sarà la Necrosonda, l’invincibile portatrice di morte, che verrà smembrata fino a ridursi a una telecamera senziente.

Jodorowsky sembra volerci dire che il Prez non è più vivo da tempo, che può solo osservare la realtà (la teleamera) senza poter intervenire su essa; la sua ultima mutazione in alleato di uno stupito Difool, è spiegato da Solune non come atto di volontà, ma perché “ha sempre obbedito al potere centrale, ed il potere centrale adesso siamo noi”.
La negazione della morte ha fatto di Sua Ofidità Maggiore, il grande serpente che cambia pelle, un involucro vuoto in cui altri pongono un contenuto.
Eppure, nell'ennesima e voluta ambiguità dell’Incal, solo tramite questo strumento la Galassia potrà arrivare al Sonno Teta (L'Incal V, 42) e sconfiggere la Tenebra.

John rifiuta la morte...
La negazione della morte di John subisce delle evoluzioni nel corso dell’opera: c'è un'evoluzione, un cambiamento perché John stesso cresce. Ovvero muore il vecchio io del protagonista, che rinasce nella continuità.
Questi cambiamenti, soprattutto all'inizio, passano attraverso il rischio della morte o la morte fisica (provvisoria) di John (vedi LA MORTE COME MECCANISMO NARRATIVO).

Inizialmente, quando viene gettato nel pozzo d’acido, John ha semplicemente ed animalmente terrore della
Orh
morte, perché si tratta di una morte fisica, e John ritiene di non essere altro che un corpo fisico.
Alla fine Difool (“The Fool”, la carta iniziale dei Tarocchi, lo stato di incoscienza dell’uomo) è cresciuto spiritualmente: non teme più una morte del corpo, una morte fisica, ma rifiuta la morte come perdita della propria individualità.
E questa è la vera differenza tra John e il Prez: il nostro eroe grida all’Incal: “Io non voglio fondermi nella tua unità! Io scelgo di essere me stesso dentro me stesso!” (L'Incal, VI, 36).
Ed è qui che John raggiunge la sua vera maturazione, con la scoperta del suo ruolo: incontrando Orh, scoprirà che l’Incal è il “portatore della somma dei sogni umani”e il germe della creazione del nuovo universo, di tutti coloro che l’hanno sognato o si sono donati perché vivesse.

John ha scelto di esserne escluso, ed ora che anela a dissolversi in questa pura coscienza, viene respinto: ciò che aveva scelto senza aver consapevolezza della scelta, viene ora affermato: lui è “il testimone eterno, la goccia che non si dissolve mai nell’oceano”. Così viene rimandato indietro nel tempo, alla sua iniziale caduta verso il lago d’acido per “imparare a ricordare”.

L’estrema fuga dalla morte (ma esiste una morte definitiva da cui fuggire?) è proprio in questo tempo
L'opera alchemica si compie
circolare che si piega su sé stesso per ricominciare: i sette predestinati tornano sulla Terra da cui si era originata la vicenda, John è solo come lo era all’inizio, l’Incal ritorna a Orh, l’universo ricomincia, John è al suo punto di partenza.

Solo ricordando sarà un ricominciare arricchito, una sorta di Eterno Ritorno nietzschiano, in cui l’uomo superiore accetta tutto il suo passato (e il ripetersi eterno della propria vita) come la condizione indispensabile per essere la creatura unica che è. 

Ma per chi conosce la filosofia di Jodorowsky, la fine era, tutto sommato, prevedibile: l’Universo che rinasce è il sogno della Galassia che medita. E come lo stesso Jodorowsky ha sperimentato nei suoi sogni lucidi, “il cervello non conosce la morte” [2].

Sta all’uomo saggio, al risveglio, trasportare gli insegnamenti ricevuti nei sogni in quel grande sogno lucido che è la realtà.


[1] Vedi il primo capitolo de Prima dell’Incal di Jodorowsky e Janetov, dal titolo I due orfani, dove il Prez si fa sostituire da un robot assolutamente identico, e così scampa dall’attentato organizzato contro di lui proprio da Difool.
[2] Psicomagia, cit. pag. 46.


Ricordare... per (non) ricominciare una volta ancora
Le immagini non mi appartengono, e sono tratte da Jodorowsky\Moebius, L'Incal, Edizioni Di. Esse, e le citazioni di cui si dà il riferimento, sono qui usate a corredo dell'analisi. Questo blog non ha fini di lucro.

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