mercoledì 8 dicembre 2010

08/12/2010 (meno 81.350 al BigT) - The name of the Game


Ok sono reduce dall'aver visto "Mamma mia!" a teatro, quindi la citazione era d'obbligo.
Ma c'entra (eccome!) con l'argomento di oggi.

Il nome.

Non il nome della spada (by Slaine). Neppure quello della rosa che nuda tenemus (by Eco). Ma il nome della nostra serie.

Ve l'ho detto: l'idea stavolta è nata non so più come, ma si è costruita attorno al nome della serie.
Ovvero DanGER. "Pericolo".
Il nome suona bene, spero. A prescindere da quella che sarà la storia, è evocativo. Il pericolo, quindi l'azione. Il titolo, credo, funzionerà.
Giusto numero di sillabe, facile da ricordare, si trova spesso nei fumetti e nei film, promette molto (e ci daremo da fare per mantenere). Secondo me attira.
Tanto che per creare questo blog ho dovuto un po' faticare: Danger Zone (o The Danger Zone) erano già occupati. Un gruppo musicale, da quello che ho capito.
Azz.

I nomi.
Tolkien ha dichiarato che ha prima costruito la lingua degli elfi, poi si è inventato il mondo che sfociò nel Signore degli Anelli perchè... perchè quando si ha una lingua il mondo che parla quella lingua viene di conseguenza.
Tralasciando i miei tentativi, credo che in generale un "buon nome" stimoli la creatività. Meglio partire da un buon nome e ricavare il contesto in cui quel nome significhi qualcosa, che fare il contrario, e magari avere un supereroe che chiamiamo "SuperRospo" perchè questo è il potere del protagonista. Con tutta la buona volontà e il rispetto per i rospi, un lettore che compra SuperRospo si aspetta storie parodistiche, non drammi e soap opera mutanti!

Pensate ai nomi dei Bonelliani e dei Bonellidi, alla loro efficacia.
Tex: western allo stato puro prima ancora di diventare il mito che è. Texas, texas rangers (pre Chuck Norris) e giù tutta la declinazione. Un nome che suggerisce storie, non ne deriva.
Zagor: nome misterioso, avventuroso, di tutto ciò che Zagor ha promesso (e in gran parte mantenuto) nel corso della sua storia editoriale.
Mister No: nome che dà già il carattere del nostro eroe (come da lancio di tanti anni fa: un uomo che ha detto no alla guerra etc. etc. etc.)
Martin Mystère, il mio adorato BVZM: il mistero nel nome. E la ripetizione delle iniziali, che già con i paperi (Donald & Daisy Duck) dimostra la sua forza. Forza che verrà sfruttata dai Bonellidi (Lazarus Ledd...).
Dylan Dog, Nathan Never e Brad Barron usano la ripetizione, ma sono meno chiari (anche se il "Never" di Nathan suggerisce tanto).
Ken Parker ha le sillabe giuste, ma non è così "attraente", così "particolare" (posso osare tanto?) come gli altri. Ma attenzione. Ken ***è*** un eroe molto particolare, a volte un eroe "quotidiano", e non poteva avere un "nome di rispetto" come il "Kevin" di cui parla Verdone in "Viaggi di nozze"!
Dampyr è fin troppo chiaro. Se vogliamo, promette poco attraverso l'evocazione che dà il nome (al contrario di Zagor) e molto di più attraverso il significato letterale.
"Volto Nascosto" non è un nome facile. Cinque sillabe invece della canoniche 3 o 4 Bonelliane. Ed è in italiano, cosa che, per una logica provinciale, sembra "svilire" l'avventura. Mi piaceva quasi meno di Magico Vento. Ma la serie poi ha mantenuto ciò che il nome faceva presagire: quale è il "volto nascosto" non solo del guerriero etiope, ma anche della follia coloniale italiana, della guerra, della follia dei singoli...?
"Greystorm" evoca eccome! E' il nome del protagonista (un protagonista anomalo, ovviamente), ma il nome contiene anche il riferimento alla tempesta. E ci si chiede: tempesta per chi? Per Robert Greystorm? Per chi lo circonda? Per il mondo?
John Doe. Nome banale, ma anche il nome "di comodo" dato a cadaveri non identificati. Vista la storia del personaggio, quale nome poteva essere più  azzeccato?

Tralasciamo i supereroi, i cui nomi tendono a essere "fighi" e poco più che la descrizione del loro potere. Promettono quanto mantengono. Se compro la serie su un "uomo aracnide", mi aspetto che ci sia un uomo con caratteristiche riprese dagli aracnidi.
Prendiamo alcuni nomi del buon Alan Moore:
"Watchmen", "V for..." (la Vendetta è solo una delle opzioni!), "Promethea" (come il Prometeo del mito) e potremmo andare avanti. Nomi evocativi, nomi che promettono ben di più della lettera dei loro nomi, che fanno scattare la domanda: "Se ha questo nome, cosa accadrà mai in questo albo?"

Ma torniamo a DanGER.
Il titolo permette un giochino, il primo passo della costruzione del protagonista.
Danger = Dan + GER.
Non solo "pericolo" (di cosa, di chi?), ma attraverso la scomposizione, la possibilità di creare un gioco di parole con il protagonista e con il suo mondo.
E' un "vizio" che mi porto dietro dall'esame di letteratura Greca 1 dall'Università. Il corso monografico era incentrato sull'Agamennone di Eschilo. Leggetevelo almeno in traduzione, non ve ne pentirete! C'è una Clitemnestra che è ben al di sopra di una certa Lady Macbeth...

Comunque: nel corso si analizzava la lingua di Eschilo, un gran creatore di parole nuove e di nomi. E la fatica e la bellezza delle sue parole "pesanti come buoi di bronzo" era il fatto che potevano essere scomposte in altre parole, o avevano etimi assolutamente straordinari.
"Elena" da "Elein+naus", la distruttrice di navi. E quante navi achee furono distrutte per la bellezza di Elena?

Ecco: DanGER (avrete notato che lo scrivo così) nasce da un inconscio lavoro sulle parole.
Dan + GER.
Dan è ovviamente un diminutivo di Daniel. Bel nome, Daniel\Daniele. "Dio è il mio giudice".
Se i nomi dei fumetti sono spesso nomi parlanti, un nome che in sè ha il concetto del giudice... meglio ancora: del giudice di tutta la Terra (by Mosè e Alan Moore in Watchmen)... E che compone la parola inglese per "pericolo"...

Insomma, sono ancora convinto che costruire su una buona fondamenta come un nome "giusto", sia la cosa migliore.
Restava da stabilire cosa fosse GER, la seconda parte del nome, ma lì ero già lanciato, e le cose sarebbero venute di conseguenza.

Avevo un nome.
Ora bisognava costruirci intorno un mondo.

3 commenti:

  1. adoro giocare coi nomi.

    sono della tua stessa idea che un buon titolo/nome sia indice un buon inizio. un bel suono. deve suonare bene all'orecchi; creare da subito un rapporto tra orecchio e cervello. se poi è semplice è più facile da ricordare e deve restare impresso nella mente. danger suona bene e si ricorda molto facimente. step one raggiunto ampiamente direi ^^ mentre per gli esempi bonelliani/idi che dai non sono molto d'accordo che funzionino alla grande, alcuni sì altri no. ma non amandoli potrei benissimo essere di parte.

    il significato, lo step two è buono a metà.
    personalmente dò più importanza a questo che al primo step. far giocare la mente non è da tutti, anzi è per pochi. è di nicchia... vabbè si dice così quando non è di massa, e ahimé, si dice così anche per quelli che hanno voglia di usare il cervello oltre l'apparenza. non tutti infatti hanno voglia di capire significati oltre un semplice nome.

    il significato deve inoltre suscitare qualcosa a livello emotivo per funzionare bene, buono o brutto che sia ma deve muoverci l'animo per qualcosa altrimenti è sprecato. il significato di "dan" mi urta XD quindi dal mio punto di vista funziona.

    inventati qualcosa per il "ger", hai lo step two a metà. °°; a meno che "l'essere lanciato, e le cose sarebbero venute di conseguenza." non comporti il non dire una verità scomoda, che deve restare segretissima fino alla fine. uhhhhhh...

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  3. Dear Asu!
    GER è giunto "di conseguenza", non appena ho lavorato un po' su quale scenario potesse dare spunti sul pericolo costante.
    Per ora (se l'inglese mi sostiene ancora) è "Ground Earth Rescue" (Ma la "R" potrebbe diventare "reserach" in caso di ulteriore riflessione, visto che non cambierebbe nulla di ciò che fanno le Squadre G.E.R.)
    Ciò che fanno le squadre G.E.R. (di cui fa parte Daniel, aka Delta 3) è oggetto di mistero, per ora!
    (Io lo so ma non lo dico ancora! :-p ma stai tuned...)

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