giovedì 21 giugno 2012

Tre modi di vedere l’antisemitismo nei comics americani - 0. L’America, nuova Terra Promessa (meno 19,33 al BigT)

L’America, la Terra delle opportunità. L'America, con i suoi ideali di democrazia, di possibilità di praticare liberamente il proprio culto e di diritto alla ricerca della felicità.
Proprio per questo l'America divenne una nuova Terra Promessa per molti ebrei, da secoli perseguitati e segregati nella Vecchia Europa e (almeno fino alla fine della seconda guerra mondiale) lontani dalla possibilità di costruire lo Stato di Israele.

L’insediamento degli ebrei in America fu tollerato, produttivo, e non è raro trovare un ebreo in una posizione di prestigio. Ci sono stati, certo, rari episodi isolati di intolleranza, puntualmente riprovati e puniti dall’opinione pubblica, ma la persecuzione a causa del proprio credo è un fatto estraneo alla vita dell’ebreo medio americano. E' qualcosa di narrato nei suoi eccessi dai correligionari immigrati prima o subito dopo la seconda guerra mondiale, pur se vissuto con partecipazione per la forte solidarietà del gruppo.

Questa lontananza/vicinanza del problema si è riflessa in tutti i campi artistici in cui gli ebrei americani si sono distinti, non ultimo il fumetto.

La presenza di artisti ebrei nel fumetto americano risale fin alle origini: ad esempio erano ebrei Siegel e Schuster, gli inventori di Superman, l’icona del fumetto americano.
E il fumetto ha dedicato all’antisemitismo alcune tra le sue pagine più belle con MAUS di Art Spiegelmann e Verso la Tempesta, di WILL EISNER: in queste due graphic novel l’ostilità contro gli ebrei, in forme diverse, fa da filo conduttore della narrazione.

In questi post, sulla scia dei temi della maturità, ripescando e rivedendo articoli scritti nel 2000 per il primo numero della fanzine Clark's Bar (che non vide mai la luce), mi propongo di esaminare quale sia, a mio parere, il diverso significato assunto dall’antisemitismo in queste due opere.
Infatti diversi sono gli autori e il loro vissuto: Spiegelmann è un ebreo americano, figlio di Vladek, sopravvissuto ad Auschwitz; Eisner è un ebreo nato e cresciuto in America, da genitori emigrati a inizio secolo.
E così diverse sono le visioni che vengono date: Spiegelmann ci propone l’interpretazione dell’Olocausto sua e del padre Vladek, ebreo europeo che ha vissuto sulla sua pelle l’orrore del campo di concentramento, e le conseguenze di questo orrore che superano le vite dei protagonisti per riflettersi sui discendenti, quasi (tragicamente ironico) come per una maledizione biblica.
Eisner racconta come nella sua vita l’antisemitismo sia stato un ostacolo infido e costante, che tuttavia non sfocia in atti particolarmente cruenti.

Infine, intendo esporre anche l’interpretazione dell’antisemitismo data da CHRIS CLAREMONT in alcune vicende dei suoi X-Men: l’autore inglese ha fatto dell’odio razziale e dell’emarginazione del “diverso” il fortunato leit-motiv delle sue saghe mutanti degli anni '70 e '80, ed è un buon rappresentante della visione dell’antisemitismo da parte di un americano tollerante, ma non ebreo.

2 commenti:

  1. http://www.einaudi.it/libri/libro/will-eisner/il-complotto/978880617785, stranamente non hai citato questo. J-man

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    1. L'articolo è stato scritto nel 2000. Ho fatto correzioni stilistiche ma non sostanziali, quindi ciò che è stato prodotto dopo (o pubblicato dopo in Italia) non compare :-)
      E comunque non lo avrei messo: l'idea era analizzare modi ***diversi*** di parlare di antisemitismo, non di fare un catalogo di opere sull'antisemitismo.
      "Il complotto" si avvicina da un lato a Maus, perché racconta di persecuzioni sanguinose, e dall'altro alla storia generale (e non dei singoli)... e quindi non sarebbe comunque comparso!

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