V for Vendetta come Bildungsroman: parte 2
L’ispettore Finch.
L’ispettore
Finch è il capo del “Naso”, la branca CSI della polizia della dittatura. A lui
il destino di investigare razionalmente su V e sulle sue motivazioni. Quando lo
conosciamo è un poliziotto cinico, asettico ed in apparenza insensibile. Il suo
solo scopo è trovare V, ma lo fa per dovere, senza passione.
Poi V uccide Delia, l’amante di Finch. Solo allora Finch si scrolla la
sua patina insensibile: ora odia V, perché la Delia che conosceva lui
era “una brava donna”, cui “stava a cuore la gente”.
Quello che Finch non dice è che Delia era anche il suo punto di
appoggio dopo la guerra, una guerra che lo aveva spinto tra le braccia dei Norsefire non per convinzione, ma perché
“ogni società era meglio del caos”; e Finch si era buttato sul lavoro e sul
rapporto con Delia per dimenticare la famiglia perduta.
Il giorno in cui Rose Almond Viene privata del suo punto di
riferimento, Derek, anche Finch perde il suo, Delia, in maniera ancora più
terribile: non solo lei è morta, ma l’ispettore scopre atrocemente che Delia
non era ciò che lui riteneva. Lei era stata un cinico medico tanto simile ai Vari
“angeli della morte” di un lager nazista. E Finch odia V perché non riesce a
odiare Delia per quello che era stata con lui, e non può più amarla per quello
che era stata prima di lui.
Trovare V assume un nuovo significato: trovare V equivale a Vendicarsi
su chi ha posto fine a quella parvenza di ‘normalità’.
V ha tolto le illusioni a Finch, lo ha costretto a riconsiderare
dolorosamente tutto e a Vedere che la sua presunta stabilità anche interiore
non era Valida, non era durevole. Il dolore provocato da una Verità scomoda
come l’illusione non è un prezzo che tutti sono disposti a pagare, o a
tollerare quando viene imposto.
Finch, però, riesce ad andare oltre la semplice Vendetta per rabbia
propugnata da Rose: da buon poliziotto sa che deve trovare la chiave più
pericolosa, capire V, come fanno i “cacciatori” degli psicopatici.
Questo significa che l’ispettore deve DIVENTARE COME LUI, PENSARE COME
LUI, anche se Finch non sa ancora cosa significhi Veramente “pensare”.
Così dirà a Dominic, il suo fedele e onesto assistente, che ciò lo
spaventa, come sempre spaventa entrare nella mente di Veri o presunti serial
killer: diventare come V, pensare come lui, significa lasciar perdere ogni
remora, ogni equilibrio Vero o artificioso, ogni parvenza di normalità per
esplorare il proprio inferno e tentare di sconfiggerlo.
Finch impara a pensare, e perciò è pericoloso per se stesso e per il
regime. E allora ecco una provvidenziale ‘Vacanza’ concessa, poi il viaggio a
Larkhill, senza che nessuno, eccetto il fedele Dominic, se ne preoccupi.
Finch va a Larkhill, campo di concentramento per tutti i ‘diversi’ dopo
la guerra, poiché è anche lui un ‘diverso’ ormai, anche lui non riesce più a
riconoscersi nel nuovo ordine. Lì è iniziato tutto, lì Finch deve trovare V
dentro di sé.
L’ispettore prende LSD, abbandona il livello cosciente a favore del suo
subconscio, e inizia il suo ‘Viaggio’ simbolico. La droga alla fine elimina i
suoi freni, e Finch capisce, capisce se stesso ed il mondo: “Chi mi tiene qui?
Chi può liberarmi? Chi controlla e domina la mia vita se non... IO?”.
E comprensione significa LIBERTÀ (e infatti griderà “io... SONO
LIBERO!”).
A Larkhill il miracolo si è ripetuto una seconda volta: un altro uomo
si è liberato dagli ultimi residui legami con il mondo esterno ed ha CAPITO SÉ
STESSO. La paura della ‘Vertigine della libertà’ è superata e Finch può Volare.
In questo modo Finch riuscirà ad andare oltre Rose Almond nella sua
evoluzione interiore.
Finch, come temeva, capisce fin troppo V. Ma, capendo V, lo può
ritrovare. L’incontro tra i due è drammatico, e l’ispettore, in un rigurgito di
dovere (o di odio? In ciò è ancora troppo simile a Rose Almond) spara a V e
porterà al mondo la notizia della sua uccisione.
Ma non ne sarà soddisfatto: Lloyd è eccellente nel mostrarci un Finch
privo di entusiasmo, di Volontà nel riferire la notizia a chi, eccitato
dall’insperato evento, ancora sogna riorganizzazione e di potersi riappropriare
del potere.
Finch è certo che V abbia voluto essere ucciso da lui, e
l’ispettore è troppo avanti nel processo di recupero dell’autocoscienza per
compiacersi: di conseguenza se ne andrà, dopo aver confidato a Dominic la
propria debolezza umana (“ho perso la mia famiglia, e credevo che prendere
ordini potesse farmelo scordare. Non è stato così. Adesso seguo solo i MIEI
ordini, e me ne vado prima che tutto vada in malora”).
Quando lo ritroveremo, lo vedremo disprezzare senza nemmeno una parola
i sogni di potere che culla ancora una illusa Helen Heyer: ogni parola è
infatti inutile, poiché il suo uditorio non può capire ciò che Finch potrebbe
dire.
Evey Hammond.
Evey, Evey, Evey, Evey…
Apparentemente la storia ruota attorno a questa sedicenne: salvata da
V, diverrà la sua inconsapevole discepola. Inconsapevole perché a lungo Evey
NON CAPISCE V, ma anzi si sente RESPINTA da lui.
Perché si sente “respinta”? V promette amore, amore vero e rispettoso
dell’altro; ma Evey preferisce una comoda illusione dell’amore invece che
l’amore vero e proprio: la ragazza vuole sicurezza, una sicurezza immediata,
una figura forte che gli fornisca un sostegno incondizionato e comodo, cui
attaccarsi passivamente.
Evey vuole una figura paterna, un padre ricordato in modo tanto
struggente da arrivare al desiderio incestuoso.
Perché Evey non dovrebbe cercare questo sostegno? Rose lo aveva trovato
in Derek, Finch nel lavoro ed in
Delia, Evey ne è sprovvista.
Evey vorrebbe un sostegno assoluto, insindacabile ed acritico, mentre V
gli offre un enigma dopo l’altro. Sempre domande senza risposta per Evey. E lei
non capisce, perché Evey NON VUOLE PENSARE: anche per la ragazza un caldo
torpore mentale è più gradevole della dura libertà.
E infatti quando se ne andrà (meglio: quando V la riporterà al mondo
esterno) troverà Velocemente il tipo di sostegno che cerca: un uomo maturo e
forte, cui concedere tutto, dal corpo all’anima.
Ma l’illusione dura poco: anche lui, come il Vero padre di Evey, le
viene strappato dalla morte. La fine dell’illusione provoca in Evey una reazione
uguale a quella di Rose e di Finch: non più apatia, ma odio, una Vita
finalizzata alla Vendetta, cui deve seguire necessariamente (per le
circostanze, in fondo per la Volontà di Evey stessa) la morte.
Fallirà, Evey, e verrà incarcerata.
Eppure, come è accaduto per Finch e V, anche lei deve ripartire da un
carcere: trova in sé qualcosa, una sorta di affetto GRATUITO per V, che la fa
andare avanti nonostante la distruzione fisica che avanza rapidamente.
É un affetto gratuito perché non ha una rispondenza immediata in
termini di protezione, e perciò più autentico, più vero.
Ancora una volta si attiva la rivoluzione cartesiana già vista per gli
altri due personaggi: distruggere per ricostruire.
Ma c’è anche l’influsso della filosofia orientale o religioso-ascetica:
mortificare il corpo, annullarlo, per salvare l’anima, arrivare al fulcro della
vita e del mondo.
E se “dai diamanti non nasce
niente, ma dal letame nascono i fior” un oggetto tanto umile, tanto da
disprezzare sarà il fondamento della sua epifania.
Quanto può essere preziosa della carta igienica? Non conta la materia
fisica ma il contenuto, così come la prigioniera sta per scoprire: grazie al
manoscritto di Valerie, Evey maturerà psicologicamente e troverà il nucleo
innegabile di se: “l’ultimo centimetro di noi che ci resta, ma in quel piccolo
centimetro siamo liberi... Un centimetro è piccolo e fragile, ed è l’unica cosa
al mondo che vale la pena di avere... non dobbiamo perderlo o venderlo o
cederlo, non dobbiamo permettere loro di portarcelo via”.
Ripetiamolo ancora: al termine della pars destruens della sua ricerca Cartesio aveva trovato il punto
indubitabile e irrinunciabile, da cui partire per ricostruire: “cogito, ergo sum/ penso, dunque sono”.
Ed Evey finalmente pensa da sola, pensa in termini assoluti, pensa da
essere umano, non più solo nei termini animali del mangiare e della sopravvivenza
fisica: rifiuterà di dichiarare il falso, di sottoscrivere una comoda e
menzognera ‘Versione ufficiale’ in cambio della Vita e di una falsa libertà,
solo per non cedere quel centimetro.
Qui sta la differenza tra il mondo disperato di Orwell e quello
angoscioso ma in cui si può sperare di Moore: Winston di fronte alla paura del
dolore fisico, cederà, verrà annichilito e alla fine “Vincerà se stesso” e
riuscirà ad amare il Grande Fratello.
Evey, invece, non rinuncerà al suo centimetro e accetterà la fine
fisica: quanto è diversa dalla Evey che nelle prime tavole supplicava i suoi
carnefici di prendere tutto ciò che aveva, ma di risparmiare la misera, odiosa
Vita che le era rimasta!
Evey è cresciuta, ed è invincibile nella sua apparente posizione di
debolezza: non le si può fare più nulla. La Vita fisica per Evey non vale la
rinuncia alla Vera Vita, quella interiore.
Con un colpo di scena in fondo prevedibile, si scopre che il carceriere
è in realtà V: Evey reagirà con rabbia, accusandolo di crudeltà, secondo un
modo di pensare automatico e naturale, proprio della Vecchia Evey. V replicherà
che, attraverso lo stesso percorso da lui fatto anni prima, le ha donato la
VERA libertà. Evey pensa e capirà, e sarà pronta: una pioggia purificatrice
toglierà lo sporco della prigionia, ma anche della vita precedente, un
battesimo che la immette in una nuova vita.
Evey ha raggiunto un grado di coscienza più alto di quello di Finch e
di Rose Almond. Già Rose Almond, dal cognome così volutamente simile a quello
di Evey, come simile è il loro punto di partenza e parte del loro percorso,
eppure diverso.
Come diversa è la conclusione delle loro storie.
Evey capirà che non deve chiudersi in se stessa, che non deve sprecare
la sua Vita in un odio fine a se stesso, ma che la sua libertà deve essere
regalata agli altri perché anche gli altri siano liberi. Rose si ribella al
mondo, ma resta prigioniera delle idee del mondo stesso; Finch riesce ad
estraniarsi dal mondo, ma può solo contemplarlo con una distanza indifferente;
Evey ha la capacità di Vedere il mondo nella sua essenza, così come scopre il
Volto di V senza togliergli la maschera, ed è l’Amore (“un più forte mondo d’amore
per il quale morire” [1]) che la guida. L’amore di V, l’amore per V, l’amore
per l’uomo.
“Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io
ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.” (GV 13, 34)
Qualcuno potrebbe obiettare che lei, a differenza degli altri due,
aveva la guida di V, ma ciò non è corretto: se V ha dato l’incipit, lo ha dato a tutti e tre, e a tutti gli inglesi. Solo Evey
ha accettato fino in fondo le conseguenze di una sua scelta.
Anche questa è libertà.
Un quarto personaggio si evolve e si libera? Ma certo, è il popolo inglese,
Ma questa sua evoluzione si lega strettamente con un secondo piano in
cui si può leggere V for Vendetta: la
lotta delle idee.
[1] John Cale. Questi versi sono a corredo dell’ultimo capitolo (il
XII) di Watchmen.
Le immagini sono tratte da QUI, QUI, QUI, QUI, QUI e QUI e non mi appartengono. Qui appaiono a corredo dell’analisi. Questo blog non ha fini di lucro.
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