SPRAWL –
LA STORIA
Iniziamo dal titolo: “Sprawl”.
La parola è una dichiarazione di intenti, un omaggio e una chiave di lettura. Fin dal titolo l'autore si ricollega a Gibson e alla sua Trilogia dello Sprawl (tra il 1984 e il 1988: Neuromante, Giù nel Cyberspazio, Monna Lisa Cyberpunk) e al suo immaginario di multinazionali, innesti cibernetici, Giappone, web.
Lo “Sprawl” è la città diffusa, in cui “la dispersione urbana è caratterizzata dall'elevato consumo di terreno: la presenza di aree commerciali, residenziali ed industriali distinte tra loro e separate da strade e zone verdi-agricole. Come risultato, i luoghi dove le persone vivono, lavorano, acquistano e si divertono sono distanti tra loro, e viene a mancare il limite tra città e campagna... il nuovo sviluppo è spesso a bassa densità di popolazione, e le metropoli crescono in senso orizzontale piuttosto che verticale (il che provocherebbe l'alta densità)” (fonte: Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Sprawl).
Signori, benvenuti nello Sprawl |
Ora: nel fumetto più che una città diffusa in una gigantesca e tentacolare periferia fatta di edifici bassi, abbiamo un mondo postcatastrofe con poche gigantesche città sviluppate in verticale (per meglio dire: ne vediamo una sola, Mombasa), deserti e atolli imprevedibilmente non sommersi dopo il (questo sì) prevedibile innalzamento delle acque.
A essere pignoli, anche Mombasa è su un'isola a poca distanza dalla costa, ma possiamo immaginare che sia una “nuova città” cresciuta nelle vicinanze della vecchia [1].
It's a long, long way to New Mombasa... |
L'Europa (dopo il Regno) è in gran parte scomparsa (vedi QUI l'immagine) seppur appaia con una serie di “licenze geografiche” dovute alla fantasia più che a una verosimiglianza di catastrofe o sprofondamento. Solo per fare un esempio: metà delle Alpi sono sommerse, mentre gran parte del Bassopiano Germanico e di quello Francese stanno allegramente sopra il livello del mare.
Veniamo informati che le guerre sono state fatte per l'acqua, e che tutto (ohibò: tutto ciò che resta) sembra interconnesso.
Insomma: il titolo programmatico e altri riferimenti interni [2] vanno nella direzione del citazionismo post-postmoderno (nella sua filiazione preferita del “citazionismo nerd”) che va tanto di moda nell'era del web.
La verosimiglianza si piega alle esigenze narrative, ma questo non è di certo un male.
C'è infatti da dire che l'autore ha saputo giocare bene i suoi riferimenti: anche senza possedere tutte le chiavi di lettura il testo è fruibile, con i suoi pregi e i suoi difetti.
Di cosa parla Sprawl cluster 1? Abbiamo una narrazione frammentata in diversi quadri, che prevedibilmente sono le tessere di un unico mosaico.
ATTENZIONE SPOILER!
Gli hacker sono tra noi! |
Il fumetto è diviso in diversi capitoli (chiamati cluster in onore ai computer), di cui si dà una breve sintesi.
Un’hacker (Path) viene coinvolta in un’esplosione; parti del suo corpo vengono recuperate e lei viene ricostruita per un obiettivo per ora ignoto;
la ragazza deve convivere con il suo nuovo corpo e alla fine riceve istruzioni da chi glielo ha fornito;
a New Mombasa c’è un delitto\suicidio;
una misteriosa traccia prefigura scenari ben peggiori che si collegano alla linea principale.
La grande minaccia |
FINE SPOILER!
Hacker in versione predatoria |
La narrazione tocca alcuni punti classici del cyberpunk: l’hacker, gli innesti cibernetici, la rete, il misterioso manipolatore quasi mistico, la minaccia globale all'umanità e all’identità personale.
Tutte cose esplorate da Gibson e da Shirow nel suo Ghost in the Shell, che si palesano come riferimenti narrativi dell’autore.
Il gioco del riferimento a questi “fondamentali” se da un lato garantisce il lettore (“diamo ciò che cercate”) e lo fa sentire in un’atmosfera di riconoscimento e autoriconoscimento, dall’altro porta a una storia in cui le svolte non sono eclatanti, e la storia procede su binari già noti.
Inoltre appare abbastanza sbilanciata: la minaccia è solamente accennata nelle prime righe, e diventa concreta (concreta? Diciamo davvero tangibile, in manifestazione) solo nell’ultima tavola del cluster [3]. Il tutto inframezzato da flash-back per ora oscuri, tavole di allenamento di kendo che non appaiono completamente funzionali alla definizione dei personaggi, belle immagini che dilatano i tempi in apparenza senza grande utilità espressiva. [4]
Il Kendo ci sta sempre bene, in ambito cyberpunk |
I personaggi sono coinvolgenti?
Per ora sembrano approssimati, basici, più orientati ad essere funzionali al racconto che alla tridimensionalità; immaginiamo che si rimandi un approfondimento psicologico ai prossimi clusters.
Patricia nel cyberpunk |
Non ha grande spessore la protagonista (protagonista?) Path. Che oltre ad acquisire un’aspirazione nella dentale del suo nickname (Patricia>Pat>Path), guadagna un corpo cibernetico (oooops, imprevedibile spoiler!).
Inizialmente sembra turbata da ciò, ma rimedia abbastanza in fretta, emula di Robocop di ben altri tempi: ispirata alla classica Motoko Kusanagi, sembra meno preoccupata di lei; però ci appare anche lei nuda.
E’ un dura (dice anche le parolacce), e quindi ci aspettiamo che si metta subito in azione nel cluster 2. Chi conosce da tempo il lavoro dell’autore, non può non rivedere in Path l’ennesima reincarnazione dell’archetipo femminino che ha fatto tornare nelle diverse incarnazioni della Grace di Donnel&Grace. [5]
Nella narrazione è l’eroe\arma\strumento che risolverà il problema: deve solo accettare di esserlo. Di essere, a quanto pare di capire, la predestinata.
Path (social) network |
Il dottor Zimmer può ricostruire chiunque, non importa in quale stato sia ridotto |
Piuttosto piatto è anche Zimmer, il dottore che ricostruisce Pat\Path. Ammira il Maestro Yera, vuole una delle sue misteriose opere, e non si ferma davanti alla difficoltà. Per lo spazio a lui dedicato ci aspetteremmo un approfondimento psicologico che non c’è: se Path è la protagonista, lui è il ricostruttore, e la sua funzione narrativa sembra esaurirsi lì. I suoi problemi non sembrano destinati al classico “Oddio, ma facendo così ho creato qualcosa che non è più un essere umano”, né all’altrettanto tipico “Non c’è limite a ciò che la scienza può fare”.
Insomma: è un Microchip delle prime storie del Punitore. Neppure con lo status del Mad Doctor... ma non si può dire, visto il ciuffo.
Se Path è la Kusanagi, il Maestro Yera sembra il Master of Puppets, il manipolatore dietro le quinte. Anche a fin di bene, per quanto ne sappiamo: un Neuromante o, meno cyberpunk, un R. Daneel Olivaw.
Il Maestro non lo fa per soldi, questo sia chiaro |
Il Maestro è un artista: di cosa non ci viene detto, ma l’autore di Sprawl sa bene che il magnifico deve essere immaginato, se si rappresenta perde magnificenza. Il Maestro è un benefattore, un filosofo, un mistico: pensa sempre al bene dell’umanità. Non appare, possiamo immaginare sia incorporeo come le sue opere. [6]
Baron fa kendo. E forse anche "Hey, Ey" |
Baron ha un vantaggio rispetto agli altri: gode di un passato editoriale che per qualche lettore è già noto. [7]
Fingendo di avere solo i dati di questo cluster 1, sappiamo che fa kendo, che le prende perché c’è un rimorso del suo passato che non sa superare (non ve lo spoilero), che non ha una donna (così è eventualmente libero per Path), che è un duro anche lui e non si fa mettere i piedi in testa neppure dal suo superiore.
E’ l’investigatore, presumibilmente la spalla dell’eroe. Forse il secondo (falso) antagonista, modello Occhi di Gatto. Per ora serve a mostrare il probabile arrivo\manifestazione della minaccia, prima solo accennata dal Maestro.
(Il saggio) Jota è l’esecutore del Maestro, l’interfaccia con la concretezza. E qui basta: rimane sullo sfondo, ma per fortuna non con una sintassi aliena.
Iota, Kappa, Lambda, Mi, Ni, Csi, Omicron, Pi, Rho... |
Quanto ai dialoghi, alternano momenti di sintesi e lunghi silenzi (motivati) a sequenze con molto testo (ad esempio l'incontro tra Zimmer e Jota). E' pur vero che sembra di capire che nelle intenzioni il fumetto debba essere autosufficiente rispetto alle note tecniche e di ambiente, ma questo variare è evidente, e questo basti.
Rare sono le frasi superflue, assenti le killer catch phrase: e questo, in un fumetto d'azione, è quasi un'eccezione, sebbene non un obbligo.[9]
Sicuramente, in nome di una “verosimiglianza” del dialogo, tolgono alla caratterizzazione.
Concludendo: la forza di Sprawl non è nella tridimensionalità dei personaggi, che anzi appaiono come esempi di tipi codificati nel genere. Non possiamo escludere che questa sia una scelta dell’autore, che ha come attività principale quella del disegnatore.
Senza un hacker cosa sarebbe il Cyberpunk? |
La storia riprende alcuni personaggi (la hacker, il dottore che "ripara corpi"), situazioni (l'intrusione, l'esplosione del palazzo) e spunti visti in precedenza nelle storie self-published dell'autore [8], come se Sprawl fosse l'evoluzione e la concretizzazione de "LA storia" che per diverse ragioni non è mai stata terminata.
Stavolta sembra indirizzata sulla strada giusta e quindi aspettiamo di vedere cosa voglia in effetti raccontare l'autore: se sia puro intrattenimento o voglia anche lanciare un messaggio più profondo (ma vedi oltre la parte sul progetto).
Per ora l'intrattenimento sembra essere il fine prevalente.
New Mombasa. Tra qui e gli Orfani, Halo la fa da padrona |
Atari? Magari... |
[1] Ovviamente il riferimento della città parte dalla New Mombasa del videogioco Halo; l'isola di Maupiti su cui si svolge parte della vicenda è ripresa dal videogioco francese Maupiti Island creato nel 1990 dalla Lankhor (un punta-e-clicca). Possiamo immaginare che la scelta dei luoghi sia dovuta a ragioni affettive dell'autore.
[2] ad esempio il personaggio Baron, preso da Underskin, un altro fumetto disegnato dall’autore di Sprawl.
[3] nella pagine 74 del cluster, pari alla 70a su 70 tavole effettive di disegno. Il cluster ha più tavole, in quanto include la copertina, l’indice, varie frasi-lancio e alcune illustrazioni.
[4] vedi la parte dedicata al disegno.
Bassanio secondo Shakespeare. Modelli ambiziosi anche per i testi! |
[5] non dimentichiamo che il secondo episodio della seconda versione di D&G (gennaio 1999) presentava un hackeraggio che terminava con un’esplosione e nell'episodio successivo c’era un tal Bassanio che apparentemente ricostruiva corpi…
[6] se vogliamo il Maestro è anche prolisso, ma ci sta.
[7] è uno dei protagonisti di Underskin, fumetto di Iovinelli e Dall’Oglio.
[8] apparse in MEB e Donnel&Grace Blue Lights.
[9] benché probabilmente nelle intenzioni volesse avere questa funzione (vedi l'uso della splash-page che finisce la sequenza\capitolo) non direi che il “Va bene... facciamolo” di Zimmer (alla pagina 27-tavola 23) possa essere considerata una killer. La scena manca di costruzione drammatica e di tensione crescente che portino a questa splah-page e in cui la frase sottolinei la svolta.
"La possiamo ricostruire!" "Va bene... facciamolo!" |
PS: le immagini (e i testi) non mi appartengono e qui compaiono per fine di semplice (e bonariamente ironica) recensione. Questo blog non ha fini di lucro!
Mmmmmmmm:H.
RispondiEliminaCuriosita' in fase calante...
Per il fumetto,intendo..Tu ti stai tenendo su di un acerrimo finis terrae tra plauso e stronco.
Mi dispiace per il calo (anche perché il numero di parole rende faticosa la lettura, immagino)
RispondiElimina"Tra plauso e stronco": ci devono essere entrambi, vista l'impostazione (e a prescindere dai preamboli)
Ma l'hai scaricato?
Il testo, benchè lo presenti come recensione, è più propriamente un'analisi, ripensandoci, quindi richiede al lettore di conoscere ciò di cui si parla.
Mi dispiace per l'equivoco
E