“Come
sarebbe… un sogno?”
Da
Tank Girl Episodio Quattro, Febbraio 1989
TANK GIRL, UN'IPOTESI DI CONCLUSIONE:
COSA RESTERA’ DI QUEGLI ANNI OTTANTA
La canzone della Royal Air Force e gli arguti sproloqui dell’Autoptico diPellicole ci portano all’inevitabile conclusione di questa gita nel bush
degli Antipodi.
Ovvero: perché Tank Girl è stato un fumetto di culto, e perché resterà
scolpito nei nostri cuori (insomma: nei vostri, io non ho pettorali scolpiti
con il carrarmato né tatuaggi “Mamma perdonami” sul cuore).
“Punk is not dead”, si diceva una volta, e forse si dice ancora. Anche
se, leggendolo sulle spilline prodotte in fabbriche orientali e che vengono
vendute nel supermegastore di libri e varia, uno si potrebbe chiedere se
qualcuno stia prendendo per c*lo il detto movimento o se si tratti invece di un
messaggio dall’aldilà di qualcuno più morto della disco (più o meno gli stessi
anni, tra l’altro).
Lo stesso Raf è stato in origine punk, e poi si è evoluto in altro, così
come Lindo Ferretti e, shame on you punkettari, Jo Squillo. O i Frankie goes to Hollywood e mille altri.
I buoni Hewlett e
Martin hanno cavalcato qualcosa che apparteneva a loro, e insieme non c’era già
più come fenomeno globale, se non come radiazione di fondo o DNA mitocondriale:
TG come canto del cigno, dunque?
Come sottolineato in precedenza, più che l’aspetto davvero distruttivo
del punk, i due in TG hanno profuso l’aspetto sca##ato. Niente ribellione, ma
solo dei bambini in un corpo cresciuto che ca##eggiano allegramente con
qualsiasi cosa venga in mente.
Niente contestazione dell’ordine costituito, se non in una versione
estremizzata di Animal House. Nessuna protesta che ha afflato di libertà in
senso filosofico: solo divertimento, realtà alterata dal troppo alcool (e da
qualche canna) e il gusto di serate tra amici in cui si parte dall’assurdo (“Te
li immagini dei Canguri Mutanti?”[1]) e si finisce a una tizia che i canguri se
li fa.
La libertà richiesta non è quella di espressione “alta”, ma quella del
tredicenne che vuole farsi le regole del mondo. Di chi confonde la libertà con
l’anarchia spiegata da mia nonna (non quella filosofica, né quella in UK, né
quella di V for Vendetta: ma la semplice assenza di regole, il Verwirrung di
cui parlava nella sua opera l’ex punkettaro zio Alan Moore).
Ridiamo non perché stiamo “epatando les bourgeois”, ma perché abbiamo suonato il campanello del vicino alle tre di notte e
poi ci siamo messi subito a scappare. Non c’è lotta al sistema, non c’è il
postatomico nichilista à la Druillet
de “La notte”: ci sono Tex Avery e Wil E. Coyote, una violenza troppo finta per
essere credibile e ben poco simbolica.
Ci sono tette, birra, case disordinate, canne, donne, canguri. Non ci
sono i genitori che protestano. Quando ci sono, li facciamo saltare in aria.
E tutto questo senza il minimo afflato di libertà o lotta per la
sopravvivenza: TG, a prescidnere da seni e sederi ben formati, è un fumetto piatto, quasi uguale a sé stesso dall’inizio
alla fine.
E’ un fumetto di evasione da un carcere che non esiste e che non è
imprigionante.
E’ un sogno di adolescenti, che dura da grandi solo perché ci ricorda di
quando eravamo giovani e stupidi, e non perché da grandi vorremmo davvero che
il sogno si realizzasse.
E’ un’altra delle vacuità tanto anni ’80, che sarebbero confluite anni
dopo in un Preacher qualsiasi, o in
una band che esiste ma non si può vedere.
E’ la storia-nonstoria di una ragazza su un carro armato, perché…
“Perché non ci mettiamo una ragazza su un carro armato?”
“Punk is not dead”: sarà poi vero?
Basta intendersi sul termine punk.
[1] A proposito di mutazione: se volete deliri divertenti con una vena
polemica e di contestazione della società ben più mirati e “seri” nella loro
follia, leggetevi “Muflone Insano vs Pecora Mutante” e il suo seguito “La
rivincita del Muggine di Caucciù”, del mitologico Giallo. Capirete cosa si intende con “Trasmutazione
identitaria” e tra una risata e l’altra vi resterà davvero quel sottofondo
amaro che è il primo segnale della riflessione seria. Siccome si tratta di un
grUllo parlante, schiacciatelo, e poi tornate alla playstation. Se potrete.
PS: mentre scrivevo questi articoli sciammanati, avevo spesso in
sottofondo Leonard Cohen con le canzoni che scoprirete cliccando QUI.
Che c’entra con TG, direte voi?
Nulla. Ma mi andava, era in opposizione a quanto stavo facendo… e quindi
corrisponde pienamente allo spirito sca##ato di TG, no?
Enjoy.
(Ma se proprio volete una donna che canta canzoni di un tipo duro che sta in un deserto postatomico... anche se vive nel pieno degli anni '90...)
PS: come sempre immagini, video e quant'altro non mi appartengono e sono stati presi dal web a corredo di questa analisi, finalmente giunta alla fine (ho parlato più di TG che di fumetti che mi hanno rubato il cuore!). Questo blog, se proprio avete bisogno che ve lo ripeta ancora una volta, è senza fini di lucro.
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