GREAT
PACIFIC #1:
VARIAZIONI SUL TEMA
Andare in
libreria e trovare fumetti gratis si può.
La SaldaPress utilizza
questa strategia pubblicitaria per sponsorizzare i suoi volumi che raccolgono
nuove serie Image. Tra questi (e grazie a questa iniziativa) ho potuto leggere
il primo numero di Great Pacific, serie scritta da Joe Harris e disegnata da
Martin Morazzo, con i colori di Tiza Studio (per la presentazione fatta dalla
casa editrice cliccate QUI).
La trama di
questo numero uno è abbastanza lineare
(ATTENZIONE
SPOILER!)
Il giovane
erede di un impero economico (naturalmente ricchissimo orfano e naturalmente
adolescente al compimento dei suoi quindici anni) è insoddisfatto. E
preoccupato della catastrofe ambientale prossima ventura. E di voler dimostrare
a un padre freddo di essere qualcuno di cui essere orgoglioso.
Così simula
la propria morte, rovina l’azienda di famiglia, in realtà più per punire l’ambizioso
consiglio di amministrazione che per un atto anarchico e ribelle. Lo fa solo
dopo aver rubato un (bel) po’ di denaro e un avveniristico macchinario che può
eliminare tutta la sporcizia plastica del pianeta, e va a vivere sulla Grande
Chiazza di Immondizia.
Nonostante
il nome e il concetto, questa, ahinoi, non è un’invenzione fumettistica, ma è
realmente un’isola che si è creata per il gioco di correnti che ha radunato la
sporcizia del Pacifico in una grande, metaforica, discarica più grande della
Penisola Iberica… o addirittura degli Stati Uniti (cliccate QUI per la voce di
Wikipedia relativa)
Come ci
viene anticipato, il nostro futuro eroe proclamerà la Chiazza uno stato
indipendente e vivrà la “sua avventurosa odissea: lo attendono infatti
indigeni, pirati, una misteriosa e affascinante ragazza e l’arduo compito di
amministrare una nazione nascente”
Questa fin
qui la vicenda che sembra aprire interessanti spunti tra ecologia,
fantapolitica e avventura.
Ma qui a
DanG.E.R.Area ci interessano i numeri uno intesi come numero di prova [1] e
insieme di lancio, e quindi più che le prospettive future o l’arco narrativo
sviluppato in un volume, vogliamo sviscerare queste 31 tavole.
Partiamo dal
protagonista, che poi è (quasi) l’unico vero personaggio della storia, visto
che gli altri sono da contorno o comunque restano sullo sfondo, funzionali solo
al nostro.
Chas
Worthington non ci appare nulla di più, nulla di diverso (salvo i dettagli) da
tanti personaggi dei comics USA: un GIOVANE da FORMARE, che attraverso la DISTRUZIONE
di quello che era il mondo che conosceva (donne, motori, viaggi nello spazio),
affronta una TERRA INCOGNITA per “SALVARE IL MONDO”.
Le maiuscole
non sono casuali, ovviamente: sono step già visti in mille altre storie. Da
Frodo Baggins, ai tanti, troppi X-Men, allo Wesley di Wanted, ad Harry Potter
(!), al cinematograficamente recente Eggsy di Kingsman, abbiamo fior di giovani
che scoprono che il mondo non è esattamente quello che pensavano e affrontano
diversi pericoli nella “Terra Incognita” che può essere il territorio al di
fuori della Contea, il mondo dei maghi o il Grande Gioco di società segrete. In
Great Pacific l’unica variante (oltre alle caratteristiche “economiche” del
personaggio) è che la distruzione dello status iniziale è scelta dal
protagonista, non imposta da un passato che lo coinvolge.
La
sospensione dell’incredulità è da “fumetto supereroistico”: come possa un
quattordici\quindicenne rovinare l’azienda di famiglia a dispetto del suo antipaticissimo
Consiglio di Amministrazione è un passaggio necessario a spazzare via la
situazione di “normalità” (e forse a creare dei nemici che si ritrovino nella
serie), e serve come escamotage più che essere un dato razionale.
Allo stesso
modo la psicologia del nostro Chas è mostrata sotto diverse sfaccettature tradizionali:
è insoddisfatto, vorrebbe “dimostrare quanto vale” sia lottando contro i leoni
che contro le convenzioni e un modo “vecchio” di fare economia. Insomma: da’ più
d’una una strizzatina d’occhio a un pubblico giovanile che sembra il suo target.
Un piccolo
ostacolo a questo target sono forse i dialoghi: veloci e abbastanza realistici
(un realismo da medium fumetto,
questo sia ovvio), ma in alcune tavole lunghetti per gli standard recenti, poco
inclini all’umorismo, se non quello nero, e non troppo a sentimenti di
pessimismo cosmico.
I disegni
sono anche essi realistici, puliti, dettagliati e non indulgono a scene
spettacolari, che d’altronde non sono richieste dalla trama.
Il vero
problema è che, a mio giudizio, questo numero lascia un po’ poco alla curiosità,
ma non perché dia tutte le risposte… quanto piuttosto perché pone poche domande
interessanti. Da’ molti presupposti, ma non indica chiaramente le sottotrame (o
la trama principale) che verrà sviluppata.
Sappiamo che
il nostro Chas è ritenuto morto, che ha un sacco di soldi e molti contatti a
livello politico (“ho contatti di alto livello in TREDICI governi stranieri.
TRE di questi fanno parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e altri due hanno
fatto richiesta di ammissione”), e che ha un piano che prevede l’utilizzo di qualcosa
che può eliminare i rifiuti.
Qual è il
punto di attrazione della serie? L’Isola di Plastica? Debole.
Direi, di
certo, non il piano (poco chiaro) di Chas.
Forse l’impostazione
per cicli rende costituzionalmente deboli alcuni numeri uno recenti che mi è
capitato di leggere. Sapere che c’è un ciclo “per capire” è un vantaggio dello
sceneggiatore, ma se non aggancia abbastanza per arrivare al due…
Insomma:
rimandato alla lettura per intera del ciclo. Ma non mi ha “preso” abbastanza
per farlo.
NB: le immagini sono tratte dal sito della Saldapress o dal web e non mi appartengono in alcun modo. Sono qui a corredo di questa breve analisi. Questo blog non ha e non avrà fini di lucro.
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