Sulle
ragioni del perché
Mercurio Loi è un numero uno
Le 'Storie' Bonelli sono una testata antologica che riprendono (solo) in parte lo spirito
della gloriosa serie “Un uomo un’avventura”: come allora, anche qui albi
autoconclusivi, con storie (appunto) per lo più avventurose come da “marchio”
della SBE.
Ma se la collana della seconda metà degli anni ‘70 era riservata a
disegnatori per lo più ‘esterni’ alla Bonelli [1], le Storie è una vetrina di
autori bonelliani, una valvola “di sfogo” per one-shot che non presentano i
tradizionali personaggi della casa editrice milanese, la sperimentazione di qualche
giovane… e il sondaggio presso il pubblico, vogliamo sperare, di nuove serie.
Ecco, in tempi editoriali in cui si deve navigare a vista e
contemporaneamente cercare di innovare il proprio parco testate, questo tipo di
sperimentazione sembra una saggia iniziativa: lo formula, infatti, permette di
non rischiare il consistente investimento a media scadenza fatta con le collane
“a tempo” lunghe dodici numeri come è stato nei tempi più recenti. Nel contempo
permette di vedere concretamente e sulla carta (e dai commenti del pubblico) l’efficacia
della proposta.
Ma a quanto sembra, dalle ‘Storie’ sta per nascere solo una serie
collegata alle due storie giapponesi (“La redenzione del samurai” e “I fiori
del massacro”) sceneggiate da Roberto Recchioni e illustrate da Andrea Accardi
[2]: poiché tra le due vicende il filo di collegamento è dato da un personaggio
secondario (il maestro cieco) e soprattutto dall’ambientazione, la nuova serie
risulterà in parte inedita rispetto agli antefatti.
Il discorso potrebbe essere diverso per Mercurio Loi, protagonista
assoluto fin dal titolo del numero 28 delle 'Storie'.
Nato dalla penna di Alessandro Bilotta e dalle matite di Matteo Mosca,
si tratta di una piacevolissima storia (per non dire ottima) che sembra
staccarsi dal trend delle Storie per presentarsi subito come episodio pilota di
una serie, come d’altronde dichiarato dal suo scrittore [3].
In questa sede ci interessa analizzare alcuni tratti caratteristici di
questo albo, che rientrano pienamente nella logica di un “numero uno”.
1. 1. Il titolo.
Fin dalla copertina, questo albo si stacca dalla tradizione delle ‘Storie’
per entrare in quella dei personaggi seriali Bonelli: nel primo caso i titoli
sono per lo più evocativi di quanto accade nella storia e meno incentrati sui
protagonisti; nel caso delle serie, invece, è l’eroe ad essere fin dalla
copertina (e dalla costoletta) al centro dell’attenzione, poiché le serie sono,
appunto, dedicate all’eroe [4].
Mercurio Loi caratterizza con la sua personalità tutto l’albo già dal
titolo: non si parlerà di un avvenimento in cui agiscono i protagonisti ( si
vedano titoli come ‘La battaglia di Marengo’ o ‘La rivolta dei Sepoy’); non si
racconterà un’atmosfera (come ne ‘Il fattore Z’, solo per fare un esempio
recente), né si parlerà dell’eroe in quanto svolgente una funzione (‘Il boia di
Parigi’ ma anche, per ragioni differenti, ‘La redenzione del Samurai’).
No: questo è un albo di e su Mercurio Loi.
Come non ha senso che Tex agisca in una testata ipoteticamente intitolata
“Avventure nel West”, così questa storia non può avere semplicemente come titolo “I misteri
di Roma” (per i quali vedi oltre…). Il personaggio di Mercurio si impone fin
dalla copertina, è lui il marchio che deve essere riconosciuto nel tempo dai
lettori affezionati o casuali.
Quello che serve per una serie, insomma.
2. 2. L’eroe.
E allora parliamone di questo Mercurio Loi. Non so se sia ‘bigger than
life’, ma sicuramente straborda le dimensioni dell’albo.
Ha un passato che non è unicamente funzionale alla storia che si sta
narrando (ah! Le limitazioni di non voler fare Spoiler…).
Ha un presente affascinante e sfaccettato.
Ma soprattutto, a differenza di samurai, variaghi o astronauti ex
bambini, ha un futuro.
Quando noi giriamo l’ultima pagina dell’albo sappiamo che QUESTA storia
è stata narrata compiutamente, ma che sono possibili TANTE storie di Mercurio,
l’uomo che già nel nome ha la fluidità e il cambiamento.
E grazie all’abilità di Bilotta, viene voglia di leggerle.
E’ necessario ribadirlo: lo sceneggiatore è stato abile nel bilanciare il
background del protagonista tra presente e futuro. Con ciò intendo dire che il
passato del personaggio (il suo modus operandi, il suo bastone, i suoi
contatti, la sua ‘identità segreta’, i suoi assistenti\spalla…) è assolutamente
funzionale alla storia che viene narrata: non c’è ‘qualcosa di troppo’ rispetto
alle vicende che si svolgono in queste 110 tavole, non c’è il vezzo del
superfluo fine a sé stesso o esercizio di stile.
Ma nello stesso tempo, pur non avendo il BISOGNO di nuove storie per
capire questa, rimane nel lettore (per lo meno è rimasta a me) la CURIOSITA’ di
approfondire tutti i diversi passaggi.
Insomma: il personaggio nasce già con una personalità, con dei lati non
rivelati che invitano a volerne sapere di più, a rivederlo in azione. Cosa che,
in fondo, è il motore della prosecuzione di una serie.
3. 3. Gli altri personaggi.
110 tavole presentano un vasto mondo di aiutanti, avversari,
comprimari, perché quello di Bilotta e Mosca è un affresco, non un riflettore
che lascia in penombra il resto del palcoscenico.
Ebbene anche questi attori non protagonisti, pur nella sostanziale
autoconclusività dell’albo, reclamano uno spazio ulteriore: perché anche loro mostrano
squarci di un passato (e di un potenziale futuro non banali) e semplicemente
funzionale alle suddette 110 tavole [5].
Ad esempio Ottone. Il giovane aiutante, che gode di alcune scene ‘a
solo’, tanto che non si può parlare di lui come semplice spalla alla Groucho, alla
fine dell’albo è sul fiume, letteralmente tra le due sponde; potremmo lasciarlo
col suo finale aperto (non tutte le storie devono essere portate fino al
termine ultimo), eppure rimangono tante cose in sospeso che potrebbero essere
sviluppate. Con Lucrezia, con i suoi amici, con la sua doppia vita, con i suoi
ideali che rischiano di essere solo illusioni…
E che dire del villain? La sua vicenda è chiusa, eppure, vista la
modalità di conclusione, si potrebbe recuperare tanto facilmente questo
contraltare di Mercurio…
E la Sciarada? Ha la sua funzione nella storia, ma come facciamo ad
accontentarci di quelle quattro tavole che svelano appena un mondo?
E come dimenticare anche il Colonnello Belforte, Beatrice, Lucrezia o
perfino il calzolaio curioso?
Tutte potenziali interazioni tra Mercurio e loro da sviluppare in una
serie.
4. 4. L’atmosfera.
Questi sono due dei punti forti della Storia: il dove e il quando.
Se la Roma di oggi era stata già cantata da Bilotta in ‘Valter Buio’,
quella del passato trova il modo di presentarci le sue piazzette, le sue
strade, le vecchie affamate, i boia del Papa, i teatri abbandonati…
Perché siamo nella Roma del Papa Re [6], tra “giudei, giacobini,
briganti, carbonai, uomini di legge e di Chiesa… nessuno deve sentirsi
escluso!”. Una Roma misteriosa, dove antichi riti romani convivono accanto a
cospirazioni più moderne, dove spettri del passato si incontrano con ambiziosi
che vogliono usare la scienza per un perverso miglioramento del mondo e i
gendarmi si muovono di notte tra le rovine dei Fori.
Una Roma per lo più notturna e sotterranea, zeppa di complotti che si
incrociano, alcuni motivati da un ideale universale, altri da uno più nazionale;
dove il sole, quando c’è, illumina topi pieni di vermi che sono l’unico cibo
per i derelitti o i rimpianti dei protagonisti.
Tra misteri degni del ‘Segno del Comando’ e, questa volta sì, ‘I
misteri di Roma’, l’atmosfera di questo albo avvolge come la nebbia Castel
Sant’Angelo… e si presta alle riprese e agli approfondimenti.
Bastano questi punti per produrre una serie su Mercurio Loi?
Non sono dentro i complessi meccanismi, le riflessioni e le logiche di
investimento che stanno dietro la nascita di una serie Bonelli, che richiede un
impegno economico notevole, e quindi non sta a me dare una risposta.
E’ certo che questa storia pare aver avuto un buon gradimento, come
dimostrano le recensioni favorevoli di molti dei siti specializzati, ma è anche
vero che la copertura pubblicitaria (e la possibilità di un pubblico più ampio di
quello abituale delle ‘Storie’) è stata ancora una volta affidata solo al nome
in copertina degli autori… e al passaparola.
Basterà questo a dare dei numeri (ahi, il fattore economico che non si
può ormai dimenticare) che rendano possibile un ritorno del nostro professore
di storia romana?
Solo il tempo potrà dirci se questa avventura avrà il suo meritato
sequel e in quale forma (serie autonoma? All’interno delle ‘Storie’?).
O forse l’intelligenza di Mercurio Loi ha già trovato la risposta.
[1] caratteristica della serie era la copertina, che presentava solo il
nome del disegnatore, che non sempre era anche lo sceneggiatore della storia.
[2] http://www.fumettologica.it/2014/03/nuova-serie-bonelli-recchioni-accardi-intervista-samurai/
; non dimentichiamo che, in gran parte delle 'Storie', l’autoconclusività
dell’albo è pressoché totale, e sarebbe ben difficile immaginare un seguito o
un prequel de 'Il boia di Parigi' o de 'Il tesoro di Bisanzio'.
[3] Idea confermata dallo stesso Bilotta sulla sua pagina FB che ci
permettiamo di riportare
Alessandro Bilotta
Mercurio Loi è un nuovo fumetto, mio e di Matteo Mosca. Ci abbiamo lavorato per un anno e mezzo e lo abbiamo concepito come una serie di cui l’episodio che esce tra un mese nelle Storie della Bonelli è solo il primo. C’è quello a cui teniamo, c’è Roma “nell'anno del Signore” e personaggi che devono salvare se stessi più che il mondo, supereroi imperfetti. E poi c'è lui, ma chi è Mercurio Loi?
seppure non venga chiarito il
dubbio se sia una “serie nella serie” all’interno delle Storie (un po’ come
avveniva per i personaggi ricorrenti della gloriosa ‘Zona X’) o una serie
autonoma.
[4] Con le dovute eccezioni de “La storia del West” e “Caravan” per
ragioni diverse. Il solo titolo “nominale” nelle Storie Bonelli è l’albo nr.
10, “Nobody” scritto… ancora una volta da Bilotta.
[5] Dalla pagina Facebook di Alessandro Bilotta
Alessandro Bilotta
Mi sembra che Ottone, la spalla di Mercurio Loi, abbia suscitato curiosità in chi ha letto la storia, forse ancora più del protagonista. Penso che i personaggi, in questo caso Mercurio, si raccontino tanto più quanto sono accurati i comprimari e lo scenario che hanno intorno. Su di loro poi, sui protagonisti, dovrebbe restare sempre del mistero, dovrebbero concedersi meno, semmai a piccole dosi.
[6] Siamo nel 1825, data al citazione della recente esecuzione dei
carbonari Targhini e Montanari, di cui si romanza la vicenda nel film di Luigi
Magni ‘Nell’anno del Signore’ (in cui Nino Manfredi\Pasquino fa il ciabattino…)
ALCUNE RECENSIONI
http://www.fumettologica.it/2015/01/mercurio-loi-recensione-bonelli/
mette in evidenza già dal titolo il riferimento a Mercurio Loi come “novello”
(in realtà, nel mondo di Wold Newton, cronologicamente “anticipatore”) di
Sherlock Holmes e di Philo Vance.
http://www.lospaziobianco.it/137349-supereroe-strade-capitale-recensione-mercurio
invece sottolinea i tratti da supereroe del nostro Mercurio.
http://www.ubcfumetti.com/bonelli/?29054 evidenzia alcuni interessanti legami tra il
protagonista e l’alchimia
http://gliaudaci.blogspot.it/2015/01/mercurio-loi-recensione.html
esalta la capacità di Bilotta di rendere subito ‘familiari’ i suoi personaggi
Il PROFILO FACEBOOK di
Alessandro Bilotta
riporta a sua volta la segnalazione delle diverse recensioni e alcune
riflessioni dell’autore. Ci permettiamo di riportare alcuni suoi post fino alla
data attuale.
In data 20 gennaio ore 16:17, si riporta la recensione di Alessandro di
Nocera:
Alessandro Di Nocera ha
scritto una bellissima recensione di Mercurio Loi. Penso che abbia colto molti
elementi, dall’analisi del periodo storico, a Roma, al tentativo di recuperare
una certa atmosfera.
«Quando ti trovi davanti un gran fumetto, sei contento.
Non un capolavoro, non la svolta storica del mezzo, ma uno di quei fumetti che mentre li leggi pensi già che ne vuoi ancora e subito. Pensi che qualcuno finalmente l'ha realizzato.
"Mercurio Loi" (il numero 28 della collana "Le storie" della Sergio Bonelli Editore) è la storia a fumetti che bisogna leggere in questo momento.
L'ha scritta Alessandro Bilotta, l'ha illustrata Matteo Mosca e propone una trama intrigante, interpretata da un protagonista carismatico, a metà tra lo Sherlock Holmes di Conan Doyle e l'Indiana Jones di George Lucas.
Tutto funziona in "Mercurio Loi": Bilotta ingrana una sceneggiatura perfetta, a partire dall'ambientazione - la Roma papalina dei primi dell'Ottocento, in cui la Restaurazione post-napoleonica non è riuscita a placare l'anelito alle libertà rivoluzionarie - passando per i personaggi comprimari fino ad arrivare ai molteplici eventi che caratterizzano la vicenda, tutti narrati con sagacia e ritmo, pathos e dinamismo.
Bilotta e Mosca si divertono a giocare coi luoghi comuni dell'avventura: sette segrete, lotte, duelli, misteri gotici, segreti inconfessabili, sofisticate trappole congegnate dall'arcinemico di turno, ecc..
Ma il tutto è vivificato da una visione poetica potentissima. Bilotta è sempre stato affascinato da Roma e dal suo passato, l'ha sempre descritta nei suoi aspetti più inusuali e struggenti, monumentali e decadenti, colti e popolani. E in questo caso il supporto grafico di Mosca contribuisce a catapultarti letteralmente in un dimensione storica di cui ancora oggi, a ben vedere, a non lasciarsi travolgere dal fragore e dalle strida di una capitale ormai ridotta a cartolina-inferno, si riesce a cogliere l'essenza.
Leggendo "Mercurio Loi" sono stato trascinato in quella Roma che amiche come Grazia Meo-Colombo e Roberta Corradin - con la loro sensibilità e la loro vitalità - mi fecero conoscere per la prima volta, tanti anni fa, e che non sono mai riuscito a togliermi dal cuore.
Una Roma che ho visto e rivisto nel corso degli anni Novanta, ma che oggi è stata in parte fagocitata dal turismo di massa e dalla volgarità umana.
Se decidete di acquistare un solo fumetto, quest'anno, al costo di un cappuccino e di un cornetto, "Mercurio Loi" è la lettura d'obbligo. La trovate all'edicola che avete sotto casa.»Alessandro Di Nocera
E ancora
Alessandro Bilotta
Con Mercurio Loi ho provato a sperimentare con gli stereotipi di un certo tipo di racconto, ma non per giocarci, penso che un modo per portare i personaggi fino al fondo di loro stessi sia anche scriverli come se avessero una consapevolezza di essere in una pagina. Questo funziona quando i luoghi comuni sono evidenti, questo era più o meno l’intento.Alessandro Bilotta
È in edicola il mio episodio delle Storie, Mercurio Loi. Un racconto all'inseguimento dell'antico senso della meraviglia del fumetto e allo stesso tempo, oltre quello stupore, alla ricerca degli esseri umani. Dietro il sipario di una Roma papalina e carbonara, le vite di studiosi, avventurieri e cospiratori si muovono per secondi fini, senza mai raggiungerli.
Alcune INTERVISTE agli autori sull’albo
http://www.sergiobonelli.it/gallery/38221/Io-e-Mercurio-.html (Intervista a Matteo Mosca)
http://www.badcomics.it/2015/01/arriva-mercurio-loi-intervista-ad-alessandro-bilotta/ (Intervista ad Alessandro Bilotta)
www.comicus.it/index.php/mainmenu-interviste/item/58692-alessandro-bilotta (Intervista ad Alessandro Bilotta)
NB: le immagini non mi appartengono e sono tratte dal sito www.sergiobonelli.it ; sono qui a
corredo dell’analisi. Questo blog non ha fini di lucro.
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