EROI: QUATTRO CROSS-OVER (?)
PER DYLAN DOG
Si
sa comunemente che Sergio Bonelli, l’Editore, non amava particolarmente i
cross-over, ovvero gli incroci tra gli eroi di una stessa casa editrice (o di
editori diverse) che sono il pane (quasi) quotidiano di universi narrativi come
quelli Marvel o DC [1].
Così
gli incroci tra personaggi bonelliani sono stati rari e, per lo più, presentati
sotto forma di omaggio [2]: tra i più riusciti ricordiamo quelli nel numero 15
della serie originale di Ken Parker, dove apparivano di sfuggita vari eroi dei
West tra cui alcuni della stessa Bonelli.
Forse
la novità era stata consentita proprio perché risultava cruciale il concetto
dell’apparizione, appunto, “di sfuggita” degli altri eroi, della citazione che
tuttavia manteneva le distanze (e separava gli universi narrativi) dei
personaggi coinvolti [3].
Diversa
è l’impostazione che troviamo nel numero due di Martin Mystère: qui appare dichiaratamente
un Mister No invecchiato, ma sempre alla guida del suo piper. Non è citazione,
è interazione, seppure minima. E non sarà la sola tra i due che apparirà nelle
serie dei rispettivi personaggi, sia con apparizioni dirette che indirette [4].
Successivamente
ci sono stati veri e propri cross-over in albi speciali [5], in una storia di
Ken Parker [6] e in rimandi di storie tra Mister No e l’Indagatore dell’Incubo
sul demone Ananga, facilitati dal fatto che Tiziano Sclavi aveva scritto per
entrambe le serie [7].
Insomma:
appurato che Jerry Drake, Martin Mystère, Dylan Dog e Nathan Never (o, per lo
meno, una delle loro possibili incarnazioni [8]) vivono nello stesso universo,
la via per i cross-over ripetuti era aperta [9].
Cosa
fa di una storia in cui si incontrano personaggi che hanno storie editoriali
diverse un cross-over a tutti gli effetti?
Possiamo
semplificare dando due parametri.
Innanzitutto
si devono incontrare le versioni “ufficiali” dei personaggi: non valgono cloni,
imitatori, realtà alternative.
In
secondo luogo la storia cross-over deve avere potenzialmente conseguenze sulla
vicenda dei personaggi nelle rispettive serie.
Senza
voler entrare in un lungo e sterile elenco che analizzi ogni singolo episodio
di incontro, qui ci limiteremo ad esaminare l’albo “Dylan Dog Color Fest”
numero 12 (“Eroi”): si tratta di un
albo tutto sommato speciale (anche se in una serie ormai dalle uscite
periodiche), se non altro per l’uso del colore, e quindi tendenzialmente più
aperto alle “sperimentazioni”.
Esso,
infatti, presenta quattro storie, quattro cross-over tra Dylan e altri quattro
eroi della casa editrice milanese: i consolidati Martin Mystère e Mister No,
Nathan Never e l’inedito Napoleone.
Ciascuno
di essi presenta un escamotage
differente per consentire l’incontro, e quindi ci può mostrare una diversa “linea”
metodologica che, in Bonelli, consente l’incontro tra personaggi separati più
dal tempo che dai luoghi.
Ma
in realtà vedremo che di questi cross-over, solo tre possano essere
concretamente considerati tali, e di questi tre solo due sono un cross-over
fino in fondo (e su uno si può sottilizzare).
Come
sempre nelle nostre analisi, ci saranno
SPOILER
di
quanto viene narrato.
La
prima storia dell’albo è “Le radici del
male” (di Masiero e Civitelli). Riprendendo la vicenda del demone giaguaro Ananga,
presenta un incontro tra Dylan Dog e Mister No.
Entrambi
i personaggi partono nel loro presente, non meglio definiti cronologicamente
(se non che sono separati da “una sessantina d’anni”, come dice Dylan alla
tavola 22). La storia si muove tra flash-back: si parte da una seduta spiritica
a Londra che consente a Dylan di muoversi nel tempo e arrivare nel Brasile di Mister
No; qui i due interagiscono, e attraverso una visione nel fuoco\un sogno Dylan
vede sprazzi di quanto lo ha portato alla detta seduta; si torna in Brasile
fino allo scontro col demone; Dylan entra in contatto con lui e ha un ulteriore
fllash-back dell’origine del demone; per tornare a Londra “oggi” e risolvere la
maledizione… mentre “contemporaneamente” si conclude la vicenda per il Mister
No degli anni ’50.
Il
cross-over è dunque reale perché entrambi i personaggi agiscono nella loro
linea temporale “canonica” [10].
Sottilizzando,
si può tuttavia contestare che si tratti di un cross-over pienamente completo:
il mezzo che permette l’incontro non crea una vera contingenza tra i due,
lasciandoli indipendenti nelle citate linee temporali. Insomma: i personaggi
non agiscono “contemporaneamente” sulle loro linee temporali, ma solo su una
(quella di Mister No), sebbene l’incontro abbia conseguenze su quella di
entrambi, visto che riprende una vicenda già “realmente” accaduta in entrambe
le serie.
Il
secondo episodio è “Incubo impossibile” (di Mignacco con Castelli e Piccatto-Riccio)
in cui MM e DD interagiscono. Togliamoci subito il dubbio: è l’unico cross-over
vero e proprio dell’albo, benché, a differenza di quanto avviene in albi USA,
si svolga in uno speciale e non coinvolge la sequenza delle pubblicazioni principali
dei due eroi.
Ma
essendo già avvenuti episodi di condivisione di avventure tra i due, non è una
novità.
L’interazione
è in realtà limitata alle ultime due tavole: invece di lavorare fianco a fianco
(come avveniva negli speciali dedicati) i due si trovano ad avere uno scambio
di corpi, legato a un misterioso oggetto appartenente a una congrega di streghe.
Anche qui nulla di nuovo: era lo stesso motore narrativo degli episodi di MM in
cui appariva la reincarnazione di Annabel Lee (con l’eccezione delle streghe).
I
due si incontrano realmente (con tanto di pugno) e la storia teoricamente
potrebbe avere conseguenze sulle “vere” vicende di entrambi in quanto coinvolge
aspetti del lor mondo coerenti con la versione “canonica” di entrambi i
personaggi.
Il
terzo episodio è sicuramente il migliore del quartetto… non che, ahidyd!, ci
volesse molto a battere gli altri. Si tratta di “Buggy” (di
Ambrosini-Bacilieri) e vede il cross-over tra DD e Napoleone: ma Ambrosini ha
scritto (e disegnato) episodi del primo ed è stato il creatore del secondo.
Non
si tratta di un cross-over davvero reale: i personaggi principali non si
incontrano mai, se non nell’ultima tavola e… in maniera particolare. Il punto
di contatto è dato da Allegra, a Londra per studio, che interagisce con l’Indagatore
dell’Incubo a causa di un bambino che si rivelerà “un virus che intacca l’ordine
del tempo e dello spazio”.
E
proprio il tempo e le realtà alternative sono il succo della storia: Allegra
adulta si innamora di Dylan adulto, ma scompare alla scomparsa del virus; poi la
ritroviamo ragazzina a Ginevra, dove nulla di quanto accaduto prima sembra
essere ricordato o davvero avvenuto, e la ragazza esce con un Dylan ragazzino…
Anche perché l’altra realtà (quella del DD e Allegra adulti) è stata distrutta
da una guerra atomica!
Insomma:
la storia è onirica (e filosofica), ma parte dall’idea che il Napoleone “canonico”
e il Dylan “canonico” in realtà non si incontrino. E che anzi, questa sia una
storia immaginaria sia per il primo che per il secondo (più per DYD, in
realtà).
Quindi
non è un vero cross-over.
L’ultima
parte, “Demoni e silicio” (di Rigamonti-Calvaterra) vede l’interazione tra DD e
Nathan Never.
Il
meccanismo che permette l’interazione è lo stesso che abbiamo visto nel “numero
della svolta” della “Nuova Fase” (o “Fase due”) di Dylan Dog [11]: a partire
dai diari di Dylan Dog viene costruita una “copia”, in questo caso digitale per
affrontare un demone risvegliato da un tecnomante. Sa si già visto? Se cambiate
qualche dettaglio (invece dei diari di Dylan la macchina di Jinx; invece di un
demone, la Spada di Carlo Magno; invece della casa di Craven Road, i resti
della base di Altrove) il motore narrativo corrisponde a quello visto nel
cross-over non cross-over tra Martin Mystère e Nathan Never “Prigioniero del
futuro”.
Non
entriamo oltre nella trama (forse è l’episodio più debole dell’albo) e
riflettiamo sulla tecnica di cross-over: è davvero tale?
La
risposta non può essere pienamente affermativa. Da un lato è vero che i
personaggi sono nella loro linea (teoricamente) “canonica”: lo è di certo
Nathan, lo potrebbe essere Dylan.
Ma
dall’altro punto di vista, dati i presupposti, le “conseguenze” sulla linea
principale potrebbero esserci solo per Nathan, non per Dylan.
Insomma:
il cross-over implica non solo l’appartenenza dei participanti a un solo
universo (o a universi paralleli che coesistono in un solo multiverso… qualsiasi
cosa ciò voglia dire!), ma anche che “nella realtà” (narrativa fictional) i partecipanti abbiano delle
conseguenze, anche solo potenziali, di quanto avviene nel preteso cross-over.
Se
dal punto di vista spaziale (dello spazio fisico o dimensionale, ripetiamo)
questo non è un ostacolo a creare un “Bonelli(multi)verso”, il rifiuto di usare
il meccanismo della “macchina del tempo” o equivalenti limita di fatto le
interazioni reali.
Per
cui consideriamo questi appena esaminati (ma, volendo, in generale tutti quelli
Bonelliani) la variante dell’editore milanese di un cross-over: se al grande
Sergio non piaceva il modello americano di gestire gli incontri, non si può
pretendere che alla sua scomparsa il modello sia ripreso pedissequamente.
[1]
La (rispettabilissima e per me condivisibile) logica commerciale non-Usa di
Bonelli si ritrova, ad esempio, nel parco, parcissimo uso, ad esempio, del villlain bonelliano per eccellenza:
Mefisto.
[2]
L’elenco aggiornato dei cross-over Bonelliani si può trovare a questo indirizzo
[3] Ken Parker n.15, “Uomini, bestie ed eroi”: per l’elenco dei partecipanti si può
consultare la questa pagina.
Col commento ironico che Ken fa sulle caratteristiche di Tex, Berardi fa capire
che l’omaggio è dovuto proprio perché Ken si distacca dai modi narrativi e
dalle tematiche dei suoi predecessori nel West.
[4]
Un cross-over diretto e vero e proprio (ovvero dove i due personaggi hanno la
stessa rilevanza nella storia) sarà nello Speciale Mister No nr 8 (“Fuga da Skynet”), ma già in precedenza
c’era stato un cross-over a rimando, ovvero Jerry Drake e il Detective
dell’Impossibile interagivano sullo stesso mystero ad anni di distanza (MM
#104-106 e MN #184-187)
[5]
I due albi speciali su Martin Mystère + Dylan Dog, preceduti dalla citazione
del Detective dell’Impossibile sull’albo “Cagliostro” di DYD; i due col
cross-over tra Martin Mystère e Nathan Never; il già citato speciale “Fuga da Skynet”
[6]
“Immagini”: lo sceneggiatore era
Berardi, il disegnatore era Ambrosini, futuro autore di Napoleone e all’epoca
già disegnatore di Ken Parker e Dylan Dog.
[7]
Così come Sclavi ha scritto per Martin Mystère la bellissima storia “La follia di Martin Mystère”, con uno
scenario che anticipa Dylan Dog (il negozio di bric-a-brac che, se fosse stato
nel Maine, avrebbe venduto “Cose Preziose”).
[8]
Già all’epoca dei primi “contatti” tra MM e DD un amico dell’epoca faceva
notare le incongruenze se i due avessero vissuto interamente nello stesso
universo, ad esempio nella gestione dei vampiri e dei vari mostri. In realtà
sembra che nel corso delle storie DD, come altri personaggi Bonelli, non abbia
una vera coerenza dell’ambientazione, quanto nella caratterizzazione del
personaggio, dei comprimari e delle atmosfere: DD può morire, avere diversi
futuri, così come ha diversi presenti, in apparente contraddizione tra loro ma,
come detto, coerenti col personaggio.
[9]
Anche se in questo aumento esponenziale del numero di cross-over si verificano
dei paradossi: si veda l’interazione tra Zagor e la base di Altrove (Collana
Zenith #427-430, 437-439, 547-550, 603-607) che sembra andare in contraddizione
con quanto “rivelato” in MM #335 (“L’ombra
di Za-Te-Nay”) soprattutto in rapporto alla figura di Cico. A quanto pare,
un prossimo cross-over farà entrare (dopo Il Comandante Mark, Nick Raider, Il
Grande Blek) in questo Bonelliverso dalla continuity
certamente non rigida anche Dampyr.
[10]
Come detto in precedenza, come avviene per Tex, non esiste un’unica linea “canonica”
di Dylan Dog, capace di muoversi in tempi e situazioni in apparente
contraddizione. Martin Mystère era inserito nel nostro tempo: oggi, per le
inevitabili difficoltà che nascono da questa impostazione, è in un presente che
è il nostro, ma ***non è più quello che deriverebbe dai presupposti del
personaggio***, nato nel 1942, e quindi della veneranda età di quasi 73 anni (e
se lui usa delle pillole antiinvecchiamento o qualche altro trucco da
Agarthiano, cosa dire di Java, di Diana, di Travis, di Tower e soprattutto
della scollacciata Angie?).
[11]Dylan
Dog #337 “Spazio Profondo” di Recchioni-Mari.
PS: le immagini non mi appartengono, ma sono di proprietà della Sergio Bonelli Editore e dei suoi autori; sono qui a corredo dell'analisi. Per quanto possibile sono state tratte dal sito ufficiale dell'Editore o, in alternativa, dal web. Questo blog non ha fini di lucro.
Per me "'approccio bonelliano ai crossover, e la loro "mancanza" di aderenza ai canoni di genere con la sostanziale delusione di fruizione piena che ne derivava, e' stato uno specchio dell'approccio unico che ha la casa italiana al mondo dei suoi consumatori. Da fedelissimo di uno dei personaggi maggiormente interessati all'operazione (MisterNo) ho ricavato solo delusione da ogni episodio, aspettandomi interazioni caratteriali "piene" e dinamismo dell'azione raddoppiato dall'occasione. Invece....
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