5. Salvo per un pelo
Di Eurori Malema
“Non è
morta! La sua mente sopravvive! Ma…
… è ALTROVE!
Jean è viva,
ma NON IN QUESTO CORPO!”
Prof
X, da Uncanny X-Men n.282
Il buon Cynicus ci ha spiegato come talvolta la morte di un eroe sia legata alla fine della
sua serie editoriale.
Ma, ovviamente, non
sempre una serie deve chiudere. Eppure la morte si deve
sfruttare lo stesso come spunto narrativo.
La prima ragione è, come
abbiamo visto altre volte, il profondo spirito razionalista e
veritiero che attraversa il fumetto super: chi fa attività
pericolose rischia la vita, è statistica e realtà. E chi siamo noi
per negare che fare il supereroe sia un mestiere pericoloso? Cuori
(anzi: quori) insensibili? Gente che sospende la sua incredulità
fino a negare un rischio di impresa per chi si mette un costume da
pipistrello, prende una pipistrel-mobile e lo fa solo per noi?
Se siete gggente così,
siete cattivi. Non meritate i supereroi.
E poi c'è la buona
abitudine narrativa di donarci storie coinvolgenti. Ancora una volta
lo fanno per noi, eh?! Mica per il denaro...
Comunque una buona storia
deve tenere il lettore incollato alla sedia (ma anche allo schermo di
un tablet). E il segreto per “tenere incollato il lettore alla
sedia” è anche quello di fargli chiedere: “Beh, stavolta
SuperPostino come se la caverà?”.
Le tecniche sono
fondamentalmente due…
Ok, sei vivo, grigio e grosso... |
La negazione della morte 1:
La sacra tecnica del Colpo di Striscio
Il Capo su una delle sue macchine |
sembra ucciso da una bomba gamma, al termine di un elaborato piano organizzato dall’arcinemico del Golia Verde chiamato “Il Capo” (quello della macchina con un buco nella gomma).
Niente e nessuno si
poteva salvare dalla trappola, eppure… eppure dopo un episodio di
elegia del defunto** Hulk riappare più grigio e cattivo che mai a
Las Vegas.
La serie tirava,
dall’arrivo di Davis: la morte definitiva di Hulk non era qualcosa
di COMMERCIALMENTE accettabile. Ma i lettori restarono per un po’
in attesa di sapere COME di era salvato il Golia Grigio
(ex-verde).
Ok, per noi sei morto. Avida, non facciamo scherzi! |
I lettori SAPEVANO
BENISSIMO che Hulk non poteva essere morto… la morte presunta
diventava una negazione della morte, necessaria per ribadire un
passaggio necessario per sviluppare il personaggio verso nuove
direzioni. E la curiosità sul “come diavolo si è salvato” (e
anche: ma Joe Fixit è DAVVERO il nostro vecchio Hulk?) ha dato una
mano ad accettare i cambiamenti.
Ma questo è solo un
episodio significativo: quanti finali cliffhanger vedono le classiche
battute “O mio dio! Super XY non respira… è MORTO!” e
sotto la didascalia “… next?”. Beh, state sicuri che il “next”,
la prossima puntata, c’è di sicuro.
La negazione della
morte è uno dei meccanismi più diffusi nel mondo della letteratura
e del cinema, figurarsi nei fumetti! Se Frodo deve sembrare morto
per una sequenza de “La compagnia dell’Anello”, ciò è dovuto
alla funzione catartica (purificatrice) della negazione della morte:
insomma, ci “sentiamo meglio” quando il dispiacere che
proviamo per la scomparsa di un “caro” si rivela superfluo.
Anche se il “caro (non) estinto” in questo caso è solo di un
personaggio cui ci siamo affezionati.
Non piangere, baby, il
tuo uomo è tornato vivo dalla guerra.
Kit Carson in uno dei suoi classici travestimenti |
È il classico “colpo
di striscio alla tempia” visto centinaia di volte in Tex: fuoco
incrociato, Tex stramazza a terra, colpito in semioscurità, Carson
urla: “Maledetti! Hanno ucciso Tex!” (ma non Kenny ).
Ma poi il vecchio cammello si china, esamina il presunto cadavere,
sbuffa e dice: “Satanasso fortunato! Il proiettile ti ha solo
sbucciato la tempia!”.
Beh, tu NON puoi morire |
È il principio dello
scherzo, che apprendono presto anche i bambini, trovandolo piacevole:
la sensazione di sofferenza che si prova viene ampiamente compensata
dal piacere di scoprire che potremo godere ancora della presenza di
un amico, che un fiasco che non è tale, che la nostra bambola
preferita è ancora lì e non è stata regalata in beneficenza a
degli sconosciuti che non l’ameranno mai come l’abbiamo amata
noi.
Quando si cresce, magari
prevale il fastidio per le energie nervose ed emozionali perse in un
“inutile” dispiacere, ma per “gli adolescenti (o i mentalmente
adolescenti) che leggono fumetti” la sensazione più rilevante è
il sollievo (Super Pinco non è morto!) unita anche, perché no?,
alla curiosità di sapere: “Beh, ora come se l’è cavata?”
E, giusto per ribadire la
tesi di fondo di questo delirante articolo, cosa c’è di meglio
della curiosità mista alla voglia di essere sollevati da un dolore,
per spingerci a comprare l’albo un mese dopo?
Sono viva, se non ti dispiace troppo... |
La negazione della morte 2:
La resurrezione obbligatoria
(Come una Fenice dalle
ceneri)
«A volte pare che nel
paradiso dei mutanti non ci siano cancelli ma porte girevoli»
ebbe a dire Charles Xàvier al termine della Muir Island Saga***
che segnò la nascita di un gruppo di X-Men formato maxi: vecchi e
nuovi X-Men riuniti non più solo per il classico cross-over mutante
dell’estate, ma per formare finalmente un’unica entità.
Opportunità persa anni prima dopo che le liti alla fine della
Seconda genesi§
avevano portato all’uscita del nucleo storico.
La situazione? Isola Muir
mezzo distrutta dallo scontro tra uomini X e Re delle Ombre (classica
frase: “Si riconoscono gli X-Men da dove sono passati”). Morti di
qua e morti di là (anzi: morto praticamente nessuno, se non,
apparentemente, il Re delle Ombre stesso). Il figlio di Xàvier
lobotomizzato (ma tornerà da questa pseudo-morte, in tempo per
scatenare l’Era di Apocalisse).
I Mutanti di Claremont
(sì, vabbè, stavano diventando i mutanti di Nicieza\Lobdell\David)
avevano fatto il loro colpo più grande: un sacco di casino per
nulla, visto che alla fine invece che diminuire di numero, si
trovavano in un’unica squadra più numerosa di prima.
Peter David, che stava
esordendo sulle pagine di X-Factor, trovandosi a gestire una squadra
delirante (detto in senso positivo) e slegata dai “big”
intoccabili, rivelava il segreto di Pulcinella.
I Supereroi a volte
muoiono davvero. A volte la morte non si può negare con un semplice:
“Uff, era solo un colpo di striscio!”. Si muore e basta. Si muore
davvero. Si è seppelliti, cadaveri, massa di proteine che diventano
cadaverina e putrescina. Statte muort’ e nun mi scassar ‘o
***BIIIP***!
Di solito succede ai
membri di un supergruppo, così gli altri membri del gruppo si
straziano, soffrono, piangono…§§, ma può accadere anche a
Superman (nella “Saga della Morte di Superman”§§§), e sono gli
amici dell’eroe a straziarsi, a soffrire, a piangere…
La tomba vuota, e non è quella di Dracula! |
In ogni caso alla fin
fine LA TOMBA È VUOTA! Appare un CLONE! Anzi no: ERA MORTO UN CLONE!
O un MUTAFORMA aveva preso il posto dell’eroe! Oppure TORNIAMO
INDIETRO NEL TEMPO! O viaggiamo IN UN’ALTRA DIMENSIONE! E se
proprio deve morire, lo faremo resuscitare momentaneamente per farla
davvero finita con l’arcinemico, come avvenne tra Adam Warlock e
Thanos… per lo meno la prima volta^.
Insomma: se si muore
davvero, la “sacra tecnica del colpo di striscio” si evolve, e il
modo di far resuscitare un eroe si trova sempre.
Insomma: la morte è solo
un momento (più o meno lungo) per lasciare il mondo di carta a
riflettere su quanto era bello, buono e gentile, su quanto avesse
condizionato l’esistenza degli altri, l’eroe defunto.
Un'apostrofo viola tra le
parole “Mo' torno”.
*
In
Italia su Fantastici
Quattro
ed. Star nn. 44-68; il titolo della serie, ovviamente, non ha nulla a
che fare con i successivi eventi dell’11 settembre 2000, ma si
riferisce al punto di impatto di una testata nucleare… e visto
l’esito della saga, il titolo era assai appropriato!
**The
Incrediblile Hulk n. 346 in
Italia su Fantastici Quattro
Star n. 68
***In
Italia X-men speciale Estate
– Il re delle Ombre
§
Giant Size X-Men 1.
§§
Vedi il già citato episodio “Elegia” in The
Uncanny X-Men n. 138
§§§
“Il Classici del Fumetto di Repubblica – Serie Oro” n. 5
^
Marvel
Two-in-one Annual 2.
Adam Warlock tornò in
seguito, quando riapparve Thanos, a quasi quindici anni dalla sua
“morte-e-resurrezione-e-rimorte DEFINITIVA”…
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