Continuano i miei deliri sull'uso della morte nel fumetto supereroistico anni 80-90 iniziato QUI e proseguito QUI e QUI
3. Quando muoiono gli altri
di N. Epas De Ranger La Pelouse
A. Dio, come soffro! - ovvero: Gli eroi e la morte degli altri eroi
Vogliamo
essere cattivi?
Il
classico eroe decerebrato, dopo aver sofferto per anni cercando di
salvare il mondo (meglio se incompreso, perseguitato e, perché no?,
sfigato con le donne/uomini a causa del suo ruolo di salvatore
dell’Universo) non ha più nulla da dire.
OK,
minaccia di Galactus… fatta! Uhm… Sentinelle? Anche quest’anno?
Destino? Risulta morto, e ci serve per il cross-over tra tre mesi,
non possiamo usarlo ora, o sputtaniamo tutto! Luthor presidente? Un
altro mandato? E che è, meglio di Obama?
“No,
signori, basta così! – tuona l’editor in chief – Troppe
minacce cosmiche stanno estraniando il nostro eroe dal suo
pubblico-tipo! Calano le vendite!”
Ancora
una volta far morire l’eroe?
Mancano
idee su come recuperarlo, poi… e a questo punto non ci crede più
nessuno…
No,
facciamogli morire la spalla storica! O meglio ancora: il classico
ragazzo che l’eroe non conosce, ma con cui si può identificare il
lettore medio. O meglio di più ancora (perdonami, lingua italiana):
gli facciamo fare un figlio o facciamo sposare l’eroe e poi
facciamo morire lo sposo / sposa / figlio / figlia!
C’è
sempre l’illuso che a questo punto propone di far morire Zia May,
ma non ci riesce. La diabolica vecchia, beh, sì, una volta è pure
morta, ma poi ce la hanno ripiazzata lì senza tante spiegazioni, e
poi con il film, le attese dei fans, i lettori senescenti che si
identificano…
(*)
Vabbè,
vai con il morto.
Le
prime opzioni che si presentano sono: morte di un eroe o morte di un
non-eroe?
Scegliamo
la prima opzione (muore un eroe) e vediamo.
Innanzitutto
chi muore deve essere inutile, obsoleto, o semplicemente quello più
sacrificabile, perché tanto, in realtà, nessun lettore si è
affezionato/identificato in lui.
Oppure
la morte è una falsa morte.
Lasciamo
da parte la morte di Robin II/Jason Todd, decisa grazie all’odio
dei lettori, che in un sondaggio votarono in massa per la sua
eliminazione... E vediamo ad esempio il nostro universo X, così
ricco di morti, resurrezioni e miracoli dimensionali vari.
Si
è sempre detto che Chris Claremont, colui che portò i Nuovi X-Men
da gruppo di mutanti improbabili a successo commerciale tuttora
duraturo, ha fatto largo uso/abuso della morte dei membri del gruppo.
Lo scrittore nella sua prima, lunghissima, epica run,
ha saputo alternare le sue “vittime”, alternando abilmente tra
morti di personaggi sacrificabili (Thunderbird I, addirittura nella
prima uscita “ufficiale” del nuovo gruppo
(**)
), morti di personaggi di ben diverso livello (Jean Grey
(***)
e poi Fenice
(****),
e addirittura TUTTI gli X-Men al termine del cross-over “La Caduta
dei Mutanti”… anche se questo è avvenuto solo per poche pagine
(§);
ma l’inizio delle morti-dei-mutanti-importanti-che-poi-riappaiono
era stata introdotta nella serie da Roy Thomas, nelle vecchie
avventure del gruppo.
La
serie non era mai stata una di quelle di punta, anche per il fatto
che i “vecchi X-Men” sembravano troppo legati al loro mentore
Charles Xàvier, quasi castrati nello sviluppo della loro maturità
come supereroi e come uomini dall’ingombrante presenza del
“pelatone”.
Così
Thomas, per far evolvere e crescere Ciclope e compagni, prima fece
rapire il Prof X dal misterioso Fattore 3
(§§),
poi lo fece uccidere dal mutante Grottesco (§§§). Così i pupilli
dovettero cavarsela da soli… finché la minaccia degli alieni Z-nox
fece rispuntare fuori il Prof X che NON ERA MORTO… ma era stato
sostituito dal mutaforma Changeling (moribondo desideroso di
riscatto) (§§§§).
La
morte (e il ritorno dalla morte) come una costante, dunque.
Ma
di ritorni dalla morte sono zeppe le storie dei supergruppi: in
effetti è più facile far morire il membro di un gruppo e farlo
tornare dopo anni, che, ovviamente, uccidere e poi ripescare nella
stessa serie il protagonista (#).
La
morte di un componente dei supergruppi (o di una spalla super) si
sviluppa sostanzialmente su due forme:
- La sindrome delle Termopili o del “Vi copro io!” (o, americanamente parlando, sindrome di Alamo): il morituro/i morituri si sacrifica/si sacrificano per dare il tempo agli altri di riorganizzarsi o di compiere la missione. Un esempio di questo si può trovare nell’avventura di Thor nello Hel,in cui l’Esecutore trova la gloriosa (e cercata) morte (##).
- La sindrome di Beowulf: l’eroe muore nell’adempimento del proprio dovere, come sacrificio estremo. Un esempio lo possiamo vedere nella saga della Morte di Superman.
Sia
come sia, alla fine tornò Superman, tornò l’Esecutore…
Come
sempre, nel magico mondo dei fumetti supereroistici, tornano tutti.
Ah!,
c’è pure la sindrome di Achille e Patroclo, ovvero: l'eroe è in
dubbio, muore l’amico e il super capisce che il suo ruolo è non arrendersi
e lottare ancora.
Ma
questa formula si attaglia meglio alla morte dei danni collaterali,
degli innocenti che, nel corso della lunga carriera di distruzioni e
pericoli che il super si porta dietro nei suoi scontri, qualche volta
ci rimangono secchi.
B. Danni collaterali – ovvero: Gli eroi e quelli che gli muoiono intorno
Se
l’eroe ha avuto il buon gusto di non circondarsi di altri
psicopatici simili a lui, non per questo la morte non gli aleggia
(con il suo alito ricco di cadaverina e putrescina, direi) attorno.
Quello
che l’eroe ha sempre temuto per la sua ragazza (“No, MJ, pur
essendo un sano maschio americano e pur avendo una grandissima voglia
da vent’anni editoriali di entrarti nelle mutande, non posso farlo
perché se i miei supernemici scoprissero la mia identità tu saresti
in pericolo!”
(###)
) prima o poi si verifica per carenza di idee; oppure si opta per la
morte più innocua dell’ammiratore lontano (= sfigato ragazzino che
legge i fumetti e che, ahilui!, MJ non se la tromberà mai).
Questo
permette:
- di scrivere almeno un episodio in cui l’eroe si strugge per il morto, per non esser stato presente, per non averlo capito etc. etc. etc. (la lunghezza varia a seconda del legame tra morto ed eroe sopravvissuto).
Indubbi
vantaggi in attesa del cross-over estivo; anche perché lo “spettro
del fallimento” potrà sempre tornare sotto forma di persona
somigliante, di nuova morte somigliante o di lagna sul “quanto ti
ho pianto” quando la solita clonazione fa tornare la ragazza/figlio
(l’ammiratore non torna mai, sacrificato sull’altare del consumo
veloce). Insomma, ancora una volta la morte come meccanismo
narrativo.
E
subito sorge il dubbio narrativo: il “danno collaterale” è in
effetti casuale o no? Ovvero: l’eroe conosce la vittima?
Prendiamo
un esempio del primo e del secondo caso: per il primo possiamo
prendere l’albo “Eroe!” da “I Fantastici Quattro” di John
Byrne ((####); per il secondo la morte di Karen Page nella
mini-nella-serie “Guardian Devil” di Kevin Smith (^)… giusto
per non citare lo stratrito senso di colpa di Spider post morte di
Gwen Stacy.
Nel
primo caso tutto parte fin dalla copertina (dialogata) in cui Johnny
Storm proclama perentorio: “Sono finito! Non posso più essere la
Torcia Umana!” e già ci viene il dubbio che abbia perso per la
343° volta i suoi poteri; con più attenzione vediamo per terra un
giornale con la scritta “Giovane fan ustionato a morte. ‘È colpa
mia’ dice la torcia!”, e qui ci rassicuriamo: è il solito fan
ucciso… ma come? Sarà stata la Torcia a colpirlo per errore
durante il solito scontro con il solito Uomo-Talpa in un negozio di
ottica? Oppure…
Beh,
con quest'albo siamo nella casistica dell’‘oppure’. Come in un
libro-gioco, se siete interessati ai “Danni Collaterali
sconosciuti”, continuate a seguirci, se no saltate alla prossima
sezione.
Nella
storia, lo scopriamo da pagina 2, abbiamo il povero ragazzino sfigato
che vorrebbe essere la Torcia Umana; perché Johnny Storm è figo,
guida le macchine, ciula alla grande, va nello spazio ed è amato da
tutti perché ha superpoteri; ah!, in più è anche bello e biondo.
Ovviamente
il ragazzo (Tommy Hanson, ma potrebbe essere anche anonimo, per quel
che conta) è sfigato, bruttino (e bruno), grassottello, asociale e
trattato male dai suoi compagni; non ha i brufoli solo per decenza di
pubblicazione (ma a 13 anni, giusto per calcare sull’acceleratore
del patetico Byrne poteva anche metterglieli).
Insomma:
entusiasta per l’eroe, il ragazzo si cosparge di benzina e si dà
fuoco. Una tragedia.
Invece del solito pistolotto “Ragazzi, ricordatevi che
Superman vola alla faccia della fisica (anche di quella quantistica),
voi no, quindi non provate a lanciarvi dalla finestra” l’episodio
è l’occasione per far vedere quanto è figo Johnny Storm, per
farci capire che oltre che biondo, bello, ciulatore etc., è anche
sensibbbbbile. Johnny deve “affrontare il senso di responsabilità
che deriva dall’essere un eroe pubblico”, come saggiamente
suggeriva il Lupoi nella note di apertura, in una storia che, a detta
del sommo introduttore, era “l’amara riflessione su quello che
può divenire il ‘fanatismo’ nei confronti di un divo
dell’attualità e dello spettacolo”.
Uau,
presupposti profondi… tant’è che finisce con la Torcia a
svolazzare nel cielo e soprattutto… “Prossimo numero: gli Skrull!
I Vedicatori! Non perdete… Chiamata dalle stelle!”.
Ma
insomma! È morto “Tommy Hanson… era un mio ammiratore… forse
il più grande che abbia avuto…”!
Vabbè,
in tre pagine dobbiamo risolverla, perché nel prossimo numero
dobbiamo picchiare!
Caso
due: i danni collaterali se la sono andata a cercare. Perché se non
capisci che chi frequenti sarà anche super ma porta sfiga, allora la
morte un po' te la meriti.
Insomma:
che accade quando muoiono i cari dei nostri super? Quando l’essere
un supereroe coinvolge persone vicine che supereroi non sono? No,
zia May no! Ma altri sì!
Come
detto, prendiamo ad esempio il ciclo “Guardian Devil” di Kevin
Smith. Qui Bullseye, che è banale come il male nello scegliere le
sue vittime tra le donne legate al suo supernemico, uccide Karen
Page, l’amante di Matt Murdock. Karen che sapeva benissimo di
essere anche l'amante\amata di Devil, se vogliamo essere precisi,
visto che il fatto che Karen sappia la doppia identità di Matt è lo
spunto per la meravigliosa saga “Born Again”.
Il
tutto per dare il tocco in più a un piano che porti Devil a uccidere
Mysterio, che sa che morirà, ma preferisce “farsi suicidare” da
un eroe.
Lasciamo
perdere per il momento il fatto che la morte di Karen (non Berger)
assomiglia un po’ tanto alla morte di Elektra (^^), e che tra le
donne attorno al supereroe più sfigato della Marvel (l’uomo
cresciuto senza madre, rimasto senza padre, senza lavoro, senza casa
etc. etc.) ha fatto una brutta fine anche Heather Glenn (Typhoid Mary
era già psicopatica di suo), e vediamo cosa accade.
Allora:
c’è un fesso di serie B che sta morendo (Mysterio), e che decide
di andarsene col botto facendosi uccidere da un supereroe di serie B
(parole di Mysterio, non mie!).
Come
causare l’ira del Diavolo Rosso? Beh, intanto lo si fa impazzire
con una psicotrama demenziale su una bambina forse figlia del Diavolo
(quello vero), a base di droghe leggere o pesanti e altre cretinate.
Poi, come tocco finale, si paga Bullseye per uccidere Karen. Oh!,
intendiamoci, Bullseye ha ucciso anche Elektra (che poi, come detto,
verrà resuscitata… secondo una solita tecnica Marvel), e quindi è
recidivo. Ma Murdock non riesce proprio a farlo fuori, per una
ragione o per l’altra.
Comunque:
Karen è morta, e Daredevil dovrebbe dare di matto. Cosa fa? Tace al
funerale, si chiude in sé stesso e poi svolazza sui tetti; parla con
l’Uomo Ragno, gli dice due-fesserie-due sul ruolo dei super: “La
conclusione a cui sono giunto dopo anni di questa vita è che non ci
sono innocenti. Tutti sono colpevoli. Anche noi. Specialmente noi…
Perché per tutto il bene che cerchiamo di fare, non riusciamo ad
arginare il torrente di male e ingiustizia che minaccia di farci
affogare ogni giorno. Siamo colpevoli di essere dei rimedi
inadeguati… […] no, Peter, non ci sono innocenti. Anche le
persone che tu amavi e che hai perduto e la stessa Karen sono
colpevoli. Sono colpevoli di essere morte e di averci lasciato in
questo abisso di solitudine e infelicità”.
"Il
torrente di male e ingiustizia"? "Tutti colpevoli"? Ma per favore!
E
infatti basta solo che l’UR scopra che la bimba da salvare è salva
(scusate il gioco di parole: ma si tratta di una bimba non in pericolo se non fosse stato per il delirante tentativo
di suicidio di Mysterio), e così il duo non dinamico decide di chiamarla come la defunta Karen.
Devil a questo punto pensa che la sua cecità sia alla fin fine un colpo di culo, quindi
non crede che certe cose possano portare sfiga, poi raccoglie
l’eredità (una grossa eredità!) di Karen, recupera la casa,
riprende a fare l’avvocato… insomma: la morte di Karen in 10
pagine è il miglior affare della sua vita da quando ha perso la
vista guadagnando i sensi radar (altrimenti col cavolo che avrebbe
avuto storie con la Vedova Nera!).
E
via verso altre mirabolanti avventure (e donne da far fuori).
PS:
psicopiano delirante, motivazioni deliranti, dialoghi senza gran
senso a meno di non perdere del tutto l'incredulità, psicologie da
porte girevoli... dear Kevin (Smith), era meglio se continavi a fare
film!
*
In realtà la Zia May (zia dell’Uomo Ragno, per i due che non lo
sapessero) è la mamma del Presidente della Marvel, di QUALSIASI
presidente, a prescindere dal fatto che l'azienda sia stata venduta
più volte. Solo così si può spiegare la sua sopravvivenza
nonostante le vendette trasversali, vari interventi al cuore
malandato e l’incredibile capacità di sopportazione dell’eroico
nipote alla sua pallosaggine. Quando zia May sembra morire, questo
non è mai per sempre: ciò dimostra zia May è più forte di
Chtulhu.
**
The X-Men n. 95
***
The X-Men n. 100
****
The
Uncanny X-Men n. 137
§
In Italia Gli Incredibili X-Men ed.
Star n. 29
§§
The X-Men nn. 33-39
§§§
The X-Men n. 42
§§§§
The X-Men n. 65
#
Una delle cause che portarono al primo addio di Chris Claremont agli
X-Men, pare fosse proprio il fatto che lo scrittore voleva creare una
trama a lunga scadenza in cui Wolverine sarebbe stato ucciso e poi
resuscitato dai killer della Mano (come Elektra) per diventare il
loro malvagio capo; ma se ciò sarebbe stato ben tollerabile nelle
serie degli X-Men, avrebbe creato non pochi problemi in quella
intitolata al mutante canadese… e così gli si disse di no, e la
serie più dominante degli '80-'90 (Batman permettendo) perse il suo
timoniere.
###
Il che dimostra che Peter Parker vuol più bene a MJ che a Zia May:
mica cerca di litigare con l’antipatica vecchia o di farsi adottare
da altri o di farsi diseredare per proteggerla! MJ va protetta con la
lontananza, la vecchia rincoglionita (forse perché rincoglionita) è
sacrificabile. Vedi la saga “Soltanto un altro giorno”, in cui
Spidey butta al cesso il suo matrimonio e il suo rapporto com la
moglie per salvare la vecchiaccia.
####
Fantastic Four n.
285, in Italia Fantastici Quattro
ed. Star Comics n. 59.
^
Daredevil
vol. II nn. 1-8, in Italia Cavalieri
Marvel – Devil & Hulk nn. 62-69.
^^
che, come sanno tutti, Lives Again e fa miniserie, in onore
all'immortalità dei super o assimilati.
^^^Daredevil
Vol. II n. 8
PS: le immagini non sono mie! Questo blog non è a fini di lucro!
Ho riso un sacco.Il più spassoso della serie!
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