RIASSUNTO DELLE PUNTATE
PRECEDENTI...
QUI ho iniziato a illustrate
in generale i diversi tipi di didascalia usati da Alan Moore in
Watchmen.
QUI ho esaminato il Primo tipo
(didascalie tratte dal Diario di Rorschach) e QUI il secondo (dai Racconti
del Vascello Nero).
E ora veniamo alle
didascalie (ravvicinate) del terzo tipo presenti in Watchmen...
Come detto, si tratta di
dialoghi che si muovono tra due scene rappresentate in vignette della
stessa tavola.
Nelle vignette relative
alla prima scena, i dialoghi sono effettivamente pronunciati dai
personaggi in vignetta, e quindi compaiono nei balloon.
Nelle vignette della
seconda scena compaiono come voci fuori campo, e quindi in
didascalia. Le vignette della seconda scena riportano flashback o
avvenimenti contemporanei alla prima scena, che però si svolgono
altrove.
Più lungo da dirsi che da
far vedere (come sempre nel fumetto).
Quindi ecco la tavola che
esamineremo oggi
E' la tavola 12
dell'episodio III. Non è una tavola leggibile autonomamente (per
quanto pure possa mai esserlo una tavola all'interno di un albo di
una serie): si trova inserita in un blocco (tavv.9-16) in cui si
mescolano due scene diverse.
La prima scena
(chiamiamola scena A) segue la serata di Jon Osterman, il Dottor
Manhattan dopo il suo litigio con Laurie. Il Dottore si prepara per
un'intervista che gli verrà fatta in televisione, va allo studio,
viene intervistato, e durante l'intervista viene aggredito
verbalmente da un giornalista.
La seconda scena
(chiamiamola scena B) segue Laurie e Dan. I due prima parlano del
litigio tra Laurie e Jon, poi passeggiano e vengono aggrediti
fisicamente da teppisti. Inutile dire che i due Vigilantes in
pesnione sconfiggeranno i loro avversari.
All'interno del blocco che
abbiamo detto, le tavole 11-16 hanno la stessa struttura.
Ogni tavola presenta sei
vignette, suddivise su tre registri\striscia (ognuna da due
vignette); la tavola risulta così nettamente divisa in due parti nel
senso verticale: le vignette della “colonna” di sinistra
riportano avvenimenti della scena A, quelle di destra gli avvenimenti
della scena B.
La struttura è identica
anche per quanto riguarda i dialoghi e alle didascalie.
Nella tavola precedente a
quella presentata qui, Jon Osterman (il Dottor Manhattan) dopo il
litigio con Laurie, la sua compagna, si è teleportato in uno studio
televisivo per rilasciare un'intervista.
Nel frattempo, Laurie fa
quattro passi con Dan per sfogarsi, e dei teppisti si avvicinano a
loro con fare minaccioso.
Le due scene sono
contemporanee o forse no, ma non importa (vista la lunghezza
dell'esame, e la sua marginalità in questo contesto, ne parleremo in
un prossimo post).
Nella scena A abbiamo dei
dialoghi, che sono "pronunciati" dai personaggi quando le
vignette li inquadrano, e sono in didascalia quando le vignette
riportano immagini relative alla scena B.
Due didascalie presenti
nelle vignette della scena B riportano anche i "rumori"
dallo studio della scena A (una risata e un applauso).
La scena B è sempre
“fumettisticamente” muta, e i dialoghi "dal vivo"
riprenderanno solo quando il gioco delle didascalie che riportano
dialoghi che avvengono nella scena A si interrompe.
Ovviamente ciò che
avviene nella “realtà della vignetta” non lo , ma non
dimentichiamo che Watchmen è un fumetto senza onomatopee scritte
direttamente sulla tavola (cioè al di fuori dei balloon o delle
didscalie).
Il "silenzio
fumettistico" di queste vignette è quindi totale... salvo per
le didascalie, appunto.
Anche queste didascalie
riprendono il gioco che abbiamo visto anche nei primi due esempi di
Watchmen che abbiamo esaminato: il testo relativo a una "realtà"
(la scena A) può paradossalmente diventare un commento a una scena
diversa (la scena B).
Un commento che
sottolinea, distorce, ironizza.
Vediamo nel dettaglio,
analizzando prevalentemente le vignette a destra (scena B).
La prima vignetta a
sinistra (scena A), infatti, ci fa vedere l'ingresso del Dottor
Manhattan nello studio di ripresa. L'agente del Governo da' al
Dottore le ultime indicazioni su "quello da dire",
l'assistente di studio li informa che sono in onda, il presentatore
fa il suo lancio dicendo "Signore e Signori, siamo pronti a
iniziare...".
Nella vignetta di destra
prosegue il lancio del presentatore TV ("...e potete credermi se
vi dico che stasera abbiamo un ospite davvero speciale"), ma
abbiamo la scena B: Laurie e Dan hanno "ospiti" speciali...
i teppisti, armati e aggressivi.
La seconda vignetta a
sinistra ci presenta l'inizio dell'intervista, con la prima parte di
una battuta del presentatore ("Jon, mi perdoni se le chiedo
subito...").
La battuta finisce in
didascalia alta nella vignetta a sinistra: "... che cosa c'è
dietro l'angolo?". E, in didascalia bassa, le risate del
pubblico. Solo che il disegno della vignetta vede Dan e Laurie spalle
al muro, circondati dai teppisti (e una minacciosa scritta sul muro
stesso dice "Go mad").
Sono chiusi all'angolo,
potremmo dire. Metaforicamente, non letteralmente.
Terzo registro, sempre due
vignette. In studio un giornalista dal pubblico inizia una domanda
("Se i rossi attaccano l'Afghanistan...") che termina nella
vignetta di destra sempre con la didascalia alta ("...è pronto
a mettersi in azione?"). Come nella precedente coppia di
vignette, anche qui c'è una didascalia bassa con la reazione del
pubblico (un applauso).
Ma il disegno presenta uno
sguardo d'intesa tra Laurie e Dan, che già si è levato gli
occhiali: anche loro sono pronti ad entrare in azione.
Il pubblico applaude come
forse farebbe a un incontro di Wrestling.
E una tavola basti, perché
il gioco è esattamente identico nelle altre tavole del blocco
(tavv.11-14). Al contrario il gioco era esattamente opposto alle
tavole 9-10: qui avevamo avuto 9 vignette per tavola,
alternativamente con scene di Laurie e Dan che parlano a casa
(anticipatori della Scena B) e di Jon che si prepara (anticipo della
scena A), con solo voci di Dan e Laurie "dal vivo" quando
sono inquadrati, e in didascalia, quando nella vignetta si vede Jon.
Nella tavola 15,poi, le
due scene A e B proseguono parallele, ma non ci sono didascalie (le
vignette della scena B sono mute, o hanno in balloon il "fiatone"
di Dan e Laurie che si riprendono dallo scontro), mentre nella 16 il
gioco è opposto: sei vignette, le didascalie (solo nelle vignette
della scena A) "provengono" dalla prosecuzione dei dialoghi
che sono propri della scena B.
In realtà tutto l'albo si
gioca sulle variazioni date dalle didascalie di diversi tipi (dalle
Storie del Vascello nero, all'intervista fatta da Doug Roth a Janet
Slater, alle frasi di Nixon e del suo entourage) che "invadono"
scene ambientate in luoghi differenti.
Cosa dobbiamo ricavare da
questo albo?
Intanto dobbiamo dire che
qui compare una svolta della storia, una svolta importante.
L'albo successivo, il IV,
è l'unico dedicato a un solo personaggio, il Dottor Manhattan: sarà
l'unico "a solo" della serie.
Già in questo terzo albo,
però, Moore ci vuole introdurre al suo concetto di tempo. "Suo"
forse non di Moore, ma del Dottor Manhattan.
Tutto è sincronico.
I dialoghi detti in una
scena sono contemporanei a ciò che avviene in un'altra.
Gli avvenimenti non sono
slegati gli uni dagli altri, ma legati da fili invisibili che non
sono quelli della teoria del caos: non il battito della farfalla, la
causa remota, la consequenzialità, ma la sincronicità.
E quale è la svolta
contemporanea?
C'è una crisi in atto,
ovviamente.
Una crisi mondiale e
personale.
La guerra è alle porte, e
il Dottor Manhattan, così superiore a tutti gli altri esseri umani,
si scopre debole davanti a ciò che resta della sua umanità, e
fuggirà.
Al contrario, Dan e
Laurie, che poco tempo prima avevano definito il Keene Act, il
decreto che metteva fine alle loro carriere di vigilantes, “la cosa
migliore che potesse capitarci”, scoprono di non essere così
arrugginiti, che anzi la lotta contro i criminali da strada crea tra
loro un legame, un'intesa anche a livello sessuale che li fa sentire
davvero vivi.
Le due vicende sono
antitetiche, o forse no: i tre personaggi stanno trovando
(ri-trovando?) la loro strada, dopo una maschera che hanno indossato.
Per il Dottor Manhattan è quella di pensare come se fosse ancora un
essere umano. Per Dan e Laurie, quello di poter essere “normali”.
Il Dottore si deve
togliere la sua maschera, andare “là dove nessun uomo è mai
giunto prima”, Dan e Laurie dovranno indossarne una esteriore per
togliersi quella interiore.
Ciò che vale per una
scena, vale per l'altra.
Le due scene sono legate,
perché tutto è legato. La vicenda del Dottore, di Dan e Laurie,
dell'edicolante e del giovane lettore a scrocco, del naufrago del
Vascello Nero, dell'intero mondo immaginario di Watchmen.
Le frasi vanno d'accordo,
perché sono solo una delle meravigliose, infinite e insieme uniche
combinazioni di cui è fatto il magico universo mooriano.
O forse è il nostro.
PS: come sempre le immagini sono copyright degli aventi diritto, e sono qui inserite per dare spunto all'analisi e al commento.
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