domenica 15 aprile 2012

FIDA DIDA 5 - Realtà parallele (Meno 2512.27 al BigT)



RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI...
QUI ho iniziato a illustrate in generale i diversi tipi di didascalia usati da Alan Moore in Watchmen.

QUI ho esaminato il Primo tipo (didascalie tratte dal Diario di Rorschach) e QUI il secondo (dai Racconti del Vascello Nero).

E ora veniamo alle didascalie (ravvicinate) del terzo tipo presenti in Watchmen...

Come detto, si tratta di dialoghi che si muovono tra due scene rappresentate in vignette della stessa tavola.
Nelle vignette relative alla prima scena, i dialoghi sono effettivamente pronunciati dai personaggi in vignetta, e quindi compaiono nei balloon.
Nelle vignette della seconda scena compaiono come voci fuori campo, e quindi in didascalia. Le vignette della seconda scena riportano flashback o avvenimenti contemporanei alla prima scena, che però si svolgono altrove.

Più lungo da dirsi che da far vedere (come sempre nel fumetto).
Quindi ecco la tavola che esamineremo oggi


E' la tavola 12 dell'episodio III. Non è una tavola leggibile autonomamente (per quanto pure possa mai esserlo una tavola all'interno di un albo di una serie): si trova inserita in un blocco (tavv.9-16) in cui si mescolano due scene diverse.

La prima scena (chiamiamola scena A) segue la serata di Jon Osterman, il Dottor Manhattan dopo il suo litigio con Laurie. Il Dottore si prepara per un'intervista che gli verrà fatta in televisione, va allo studio, viene intervistato, e durante l'intervista viene aggredito verbalmente da un giornalista.

La seconda scena (chiamiamola scena B) segue Laurie e Dan. I due prima parlano del litigio tra Laurie e Jon, poi passeggiano e vengono aggrediti fisicamente da teppisti. Inutile dire che i due Vigilantes in pesnione sconfiggeranno i loro avversari.

All'interno del blocco che abbiamo detto, le tavole 11-16 hanno la stessa struttura.
Ogni tavola presenta sei vignette, suddivise su tre registri\striscia (ognuna da due vignette); la tavola risulta così nettamente divisa in due parti nel senso verticale: le vignette della “colonna” di sinistra riportano avvenimenti della scena A, quelle di destra gli avvenimenti della scena B.
La struttura è identica anche per quanto riguarda i dialoghi e alle didascalie.

Nella tavola precedente a quella presentata qui, Jon Osterman (il Dottor Manhattan) dopo il litigio con Laurie, la sua compagna, si è teleportato in uno studio televisivo per rilasciare un'intervista.
Nel frattempo, Laurie fa quattro passi con Dan per sfogarsi, e dei teppisti si avvicinano a loro con fare minaccioso.
Le due scene sono contemporanee o forse no, ma non importa (vista la lunghezza dell'esame, e la sua marginalità in questo contesto, ne parleremo in un prossimo post).

Nella scena A abbiamo dei dialoghi, che sono "pronunciati" dai personaggi quando le vignette li inquadrano, e sono in didascalia quando le vignette riportano immagini relative alla scena B.
Due didascalie presenti nelle vignette della scena B riportano anche i "rumori" dallo studio della scena A (una risata e un applauso).

La scena B è sempre “fumettisticamente” muta, e i dialoghi "dal vivo" riprenderanno solo quando il gioco delle didascalie che riportano dialoghi che avvengono nella scena A si interrompe.
Ovviamente ciò che avviene nella “realtà della vignetta” non lo , ma non dimentichiamo che Watchmen è un fumetto senza onomatopee scritte direttamente sulla tavola (cioè al di fuori dei balloon o delle didscalie).
Il "silenzio fumettistico" di queste vignette è quindi totale... salvo per le didascalie, appunto.

Anche queste didascalie riprendono il gioco che abbiamo visto anche nei primi due esempi di Watchmen che abbiamo esaminato: il testo relativo a una "realtà" (la scena A) può paradossalmente diventare un commento a una scena diversa (la scena B).
Un commento che sottolinea, distorce, ironizza.


Vediamo nel dettaglio, analizzando prevalentemente le vignette a destra (scena B).
La prima vignetta a sinistra (scena A), infatti, ci fa vedere l'ingresso del Dottor Manhattan nello studio di ripresa. L'agente del Governo da' al Dottore le ultime indicazioni su "quello da dire", l'assistente di studio li informa che sono in onda, il presentatore fa il suo lancio dicendo "Signore e Signori, siamo pronti a iniziare...".
Nella vignetta di destra prosegue il lancio del presentatore TV ("...e potete credermi se vi dico che stasera abbiamo un ospite davvero speciale"), ma abbiamo la scena B: Laurie e Dan hanno "ospiti" speciali... i teppisti, armati e aggressivi.

La seconda vignetta a sinistra ci presenta l'inizio dell'intervista, con la prima parte di una battuta del presentatore ("Jon, mi perdoni se le chiedo subito...").
La battuta finisce in didascalia alta nella vignetta a sinistra: "... che cosa c'è dietro l'angolo?". E, in didascalia bassa, le risate del pubblico. Solo che il disegno della vignetta vede Dan e Laurie spalle al muro, circondati dai teppisti (e una minacciosa scritta sul muro stesso dice "Go mad").
Sono chiusi all'angolo, potremmo dire. Metaforicamente, non letteralmente.

Terzo registro, sempre due vignette. In studio un giornalista dal pubblico inizia una domanda ("Se i rossi attaccano l'Afghanistan...") che termina nella vignetta di destra sempre con la didascalia alta ("...è pronto a mettersi in azione?"). Come nella precedente coppia di vignette, anche qui c'è una didascalia bassa con la reazione del pubblico (un applauso).
Ma il disegno presenta uno sguardo d'intesa tra Laurie e Dan, che già si è levato gli occhiali: anche loro sono pronti ad entrare in azione.
Il pubblico applaude come forse farebbe a un incontro di Wrestling.

E una tavola basti, perché il gioco è esattamente identico nelle altre tavole del blocco (tavv.11-14). Al contrario il gioco era esattamente opposto alle tavole 9-10: qui avevamo avuto 9 vignette per tavola, alternativamente con scene di Laurie e Dan che parlano a casa (anticipatori della Scena B) e di Jon che si prepara (anticipo della scena A), con solo voci di Dan e Laurie "dal vivo" quando sono inquadrati, e in didascalia, quando nella vignetta si vede Jon.
Nella tavola 15,poi, le due scene A e B proseguono parallele, ma non ci sono didascalie (le vignette della scena B sono mute, o hanno in balloon il "fiatone" di Dan e Laurie che si riprendono dallo scontro), mentre nella 16 il gioco è opposto: sei vignette, le didascalie (solo nelle vignette della scena A) "provengono" dalla prosecuzione dei dialoghi che sono propri della scena B.

In realtà tutto l'albo si gioca sulle variazioni date dalle didascalie di diversi tipi (dalle Storie del Vascello nero, all'intervista fatta da Doug Roth a Janet Slater, alle frasi di Nixon e del suo entourage) che "invadono" scene ambientate in luoghi differenti.

Cosa dobbiamo ricavare da questo albo?
Intanto dobbiamo dire che qui compare una svolta della storia, una svolta importante.
L'albo successivo, il IV, è l'unico dedicato a un solo personaggio, il Dottor Manhattan: sarà l'unico "a solo" della serie.
Già in questo terzo albo, però, Moore ci vuole introdurre al suo concetto di tempo. "Suo" forse non di Moore, ma del Dottor Manhattan.
Tutto è sincronico.
I dialoghi detti in una scena sono contemporanei a ciò che avviene in un'altra.
Gli avvenimenti non sono slegati gli uni dagli altri, ma legati da fili invisibili che non sono quelli della teoria del caos: non il battito della farfalla, la causa remota, la consequenzialità, ma la sincronicità.

E quale è la svolta contemporanea?
C'è una crisi in atto, ovviamente.
Una crisi mondiale e personale.
La guerra è alle porte, e il Dottor Manhattan, così superiore a tutti gli altri esseri umani, si scopre debole davanti a ciò che resta della sua umanità, e fuggirà.
Al contrario, Dan e Laurie, che poco tempo prima avevano definito il Keene Act, il decreto che metteva fine alle loro carriere di vigilantes, “la cosa migliore che potesse capitarci”, scoprono di non essere così arrugginiti, che anzi la lotta contro i criminali da strada crea tra loro un legame, un'intesa anche a livello sessuale che li fa sentire davvero vivi.

Le due vicende sono antitetiche, o forse no: i tre personaggi stanno trovando (ri-trovando?) la loro strada, dopo una maschera che hanno indossato. Per il Dottor Manhattan è quella di pensare come se fosse ancora un essere umano. Per Dan e Laurie, quello di poter essere “normali”.
Il Dottore si deve togliere la sua maschera, andare “là dove nessun uomo è mai giunto prima”, Dan e Laurie dovranno indossarne una esteriore per togliersi quella interiore.

Ciò che vale per una scena, vale per l'altra.
Le due scene sono legate, perché tutto è legato. La vicenda del Dottore, di Dan e Laurie, dell'edicolante e del giovane lettore a scrocco, del naufrago del Vascello Nero, dell'intero mondo immaginario di Watchmen.

Le frasi vanno d'accordo, perché sono solo una delle meravigliose, infinite e insieme uniche combinazioni di cui è fatto il magico universo mooriano.

O forse è il nostro.

PS: come sempre le immagini sono copyright degli aventi diritto, e sono qui inserite per dare spunto all'analisi e al commento.

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