domenica 23 marzo 2014

Epicamente Tex - Epica e Pallottole 4 (Seconda parte)

Prosegue la disanima dei primi 400 numeri di Tex Gigante visto come prosecuzione di temi e stilemi propri dell’epica popolare, iniziata QUI e proseguita QUI e QUI. In particolare questa è la seconda parte della terza sezione, Cantari in piazza e storie attorno al fuoco, iniziata QUI


CANTARI IN PIAZZA E STORIE ATTORNO AL FUOCO 
PARTE SECONDA    

4. Il gusto dell’iperbole
Basterebbero i titoli di due albi dell’epoca “gloriosa” di Tex per giustificare la predilezione di G.L. Bonelli a dare al suo personaggio avventure iperboliche: “Uno contro venti” e “Due contro cento”[1].
Tex è per sua stessa natura iperbolico. A parte i “terrificanti” dati sulla mortalità dei suoi nemici anche occasionali (vicina al 90% nei primi tempi [2]), Tex è in grado di compiere qualunque impresa: si parte dal domare un cavallo “impossibile” quale il glorioso Dinamite [3] (impresa che lo pone sulla scia di Alessandro Magno), e si arriva al saper sparare meglio di tutti, compreso il leggendario Buffalo Bill, centrando sei monete su sei poste su un palo sparando facendo acrobazie sul suo cavallo[4] o colpendo con un proiettile una carta da gioco messa di taglio, dividendola in due parti [5]…
Questo gusto dell’iperbole si nota soprattutto nei primi cento numeri, e poi va scemando con discrezione, col prevalere di avventure più “investigative” e “realistiche” coincise con l’avvento sempre più massiccio ai testi di Claudio Nizzi. Anche se Tex è sempre in grado di cavarsela contro un numero di nemici sproporzionato, di saper scalare le montagne più impervie, di poter sconfiggere a cazzotti orde di nemici…

5. I richiami frequenti al pubblico
Questo elemento sembra assente nella saga texiana: il lettore viene chiamato direttamente in causa dai narratori solo molto raramente.
Ciò può essere interpretato con il diverso medium utilizzato tra cantari e fumetto. Il richiamo al pubblico, infatti, è un elemento tipico di una fruizione orale che si svolgeva nelle piazze: in quella circostanza gli elementi di disturbo e di distrazione erano frequenti, e l’ascoltatore non poteva “riascoltare” quanto detto poco prima: la funzione del richiamo era sia quella della captatio benevolentiae (attirare la benevolenza degli ascoltatori, sia per l’ascolto che per la ricompensa), sia quella di sottolineare i punti cruciali, sia quella di riassumere brevemente le vicende quando i diversi personaggi si separavano e riapparivano, magari dopo alcune vicende.
Se in molti punti la narrazione texiana è erede dell’epica canterina, non dobbiamo dimenticare che il
medium fumetto è diverso, e diversa è la sua fruizione: se il richiamo diretto al pubblico per attirare la sua benevolenza è assente nella storia, possiamo però vedere l’eredità di questa convenzione nella quarta di copertina degli albi bonelliani, pagina che appunto svolge le funzioni di captatio benevolentiae (o del “venghino siori venghino” degli imbonitori del circo…) per la “prossima puntata”.
Un esempio emblematico è la quarta di copertina de “L’Ombra di Mefisto”[6], l’inizio di una delle avventure più attese:
discrezione, col prevalere di avventure più “investigative” e “realistiche” coincise con l’avvento sempre più massiccio ai testi di Claudio Nizzi. Anche se Tex è sempre in grado di cavarsela contro un numero di nemici sproporzionato, di saper scalare le montagne più impervie, di poter sconfiggere a cazzotti orde di nemici…
“Un avvertimento per i lettori di Tex: è iniziata la più drammatica ed epica lotta contro le forze del male, e continuerà in un susseguirsi incalzante di colpi di scena. Un’avventura ‘storica’, della quale non anticipiamo niente per non togliere il piacere della suspence”.
Nei primi 100 numeri circa questo “riassunto”- imbonimento era addirittura più semplice e più diretto: sopra la copertina dell’albo successivo appariva la scritta
“Non perdete d’occhio la vostra edicola, amici… Il prossimo mese vi troverete il numero XY”.
Inoltre, se manca il richiamo per ricordare gli avvenimenti in una storia troppo lunga, il riassunto della prima tavola dell’albo (se l’avventura prosegue una precedente) svolge questa funzione, benché non si rivolga direttamente al lettore.
  
Premesso questo, dobbiamo tuttavia evidenziare alcuni casi “anomali”: seppur raramente, anche il richiamo DIRETTO al pubblico appare all’interno dell’avventura, proprio come si faceva nei cantari.
Possiamo/dobbiamo citare almeno la lunga introduzione all’avventura “Il figlio di Mefisto”[7], che inizia con un sinistro
“Ricordate?” 
pronunciato da un teschio cornuto, che poi continua la narrazione di quegli avvenimenti passati fino a concludere
“Ma sia il comandante che Tex sbagliavano di grosso, pensando che Mefisto avesse già preso la strada dell’Inferno! Infatti guardate voi stessi come andarono in realtà le cose […]” 
(sottolineatura mia).
Anche questo punto della tradizione canterina sembra, dunque, proseguire in Tex sotto forme non troppo divergenti dal modello, seppur in numero ridotto.


6. La sintassi elementare (e la formularità)
La sintassi elementare e la formularità sono classici strumenti di una narrazione orale o di una aurale[8] fruita oralmente. Entrambi questi modi facevano della semplicità e della chiarezza espositiva i loro necessari punti di forza: tutti dovevano capire tutto, perché non c’era tempo né modo per spiegazioni che non fossero già fornite dal giullare o dal canterino; la sintassi elementare permetteva anche al pubblico meno dotto di seguire; la formularità garantiva facilità di riconoscimento dei personaggi da parte del lettore/fruitore e la sottolineatura delle caratteristiche fondamentali e tipiche, permettendo una chiarezza di lettura e di ascolto.
L’ascolto, infatti, avveniva in circostanze non sempre favorevoli (spesso in una piazza, in situazione di scomodità oggettiva, magari distratti da altre faccende quotidiane da compiere…), e quindi per essere efficace doveva essere aiutato dal cantore proprio con questi strumenti.
     
La sintassi texiana è necessariamente elementare. Questa sua caratteristica è richiesta dal tipo di
medium (il fumetto [9]), ma soprattutto dal tipo di pubblico cui è destinato (anche qui come nell’epica canterina, pubblico di ogni fascia culturale, fino alle più basse) e delle finalità degli albi (divertimento attraverso l’intreccio e non ricerca di una prosa d’arte).
La formularità in senso omerico e più generalmente classica ed epica (“Achille piè veloce”, il “pio Enea”, ma anche la “dolce Francia” di Rolando) è assente in Tex, come pure in quasi tutta l’epica dal Rinascimento in poi, ma viene sostituita da una certa formularità del linguaggio: i “peste!”, i “vecchio cammello”, ma anche i “figlio di centomila puzzole”, i “fiamme\tizzone d’inferno”, i “gran Matusalemme ballerino” [10] sono espressioni tipiche che si ritrovano quasi in ogni albo e svolgono le funzioni dell’epiteto, del kennig dei protagonisti, benché a differenza di questi precedenti classici questi epiteti non siano fissi (eccetto “Vecchio cammello”, attribuito solo ed esclusivamente a Carson).
Come poi trascurare le scenette tipiche dei dubbi di Carson su una proposta di Tex che vengono risolti dal pard con il classico:
“Scommettiamo?”
cui segue immediata l’altrettanto classica risposta di Carson:
“Con te? Fossi matto!”… 
che prelude all'immancabile dimostrazione di come Tex avrebbe comunque vinto la scommessa grazie alla sua intelligenza e alla sua capacità di immedesimarsi nell’avversario decisamente superiore alle “normali” capacità umane, e che per questo può rientrare nelle caratteristiche iperboliche dell’eroe citate sopra.
Per la persistenza in un forma rigida, oltre a essere una scena tipica, essa assume i caratteri della formularità [11].

La chiarezza espositiva è indubbia in Tex: nell’avventura tutto viene spiegato nei minimi dettagli,
consentendo anche una fruizione superficiale dell’intreccio, e sembra una regola non scritta che non ci siano punti oscuri, imprecisioni volute, libere interpretazioni del lettore. Al contrario spesso nelle didascalie o nei dialoghi appaiono delle spiegazioni, dei raccordi a volte superflui che chiariscono fino all’estremo la vicenda, e che volte appesantiscono notevolmente la narrazione.
Ciò sembra funzionale, appunto, allo scopo della narrazione texiana: il lettore non deve riflettere (se non occasionalmente), deve solo immergersi nel flusso narrativo, anche se, a differenza dell’ascoltatore medioevale/rinascimentale, ha la possibilità di rileggere passi oscuri e di riservarsi un momento di tranquillità per immergersi nelle avventure del nostro eroe.

7. L’imprecisione metrica e la trascuratezza stilistica
Tex è capace anche di prosa lirica...
Escludendo per ovvie ragioni l’imprecisione metrica, visto che Tex è scritto in prosa, anche la trascuratezza stilistica è limitata, specie in rapporto ad altri prodotti popolari italiani in concorrenza con Tex.
Uno dei (giusti) vanti degli albi Bonelli, è quello che i suoi autori, seppur si dichiarino continuamente “onesti artigiani”, fanno un prodotto non superficiale e trascurato, ma che anzi funge da punto di raccordo tra il fumetto con velleità esplicitamente artistiche e fumetto di consumo “usa-e-getta”. Anzi: più frequentemente gli albi Bonelli sono vicini alla qualità delle forme “alte” (o pretese tali) del fumetto, sia per la qualità dell’illustrazione, sia per la realizzazione e la cura dei testi.
Si tratta di un fumetto popolare, certo, con finalità ricreative ed economiche, legato a una ferrea periodicità (che col tempo ha accresciuto i suoi ritmi) che porta spesso a cali di livello stilistico, ma non si può negare che la media bonelliana sia decisamente più alta di quella di prodotti simili che mirano alla stessa fascia di pubblico [12].
     




[1] Rispettivamente Tex n. 2 e n.8
[2] Per i dati “ufficiali” si rimanda a C. Paglieri, Non son degno di Tex, 1997, Marisilio – Gli Specchi, dove in tono scherzoso

si esaminano gli aspetti iperbolici del nostro ranger.
[3] Tex n. 84
[4] Tex n. 82
[5] Tex n. 65
[6] Tex n. 266.
[7] Tex n. 125
[8] Ripetiamo che per cultura “orale” si intende quella in cui la trasmissione del sapere avviene esclusivamente attraverso la parola pronunciata, senza l’ausilio di fonti scritte; per cultura “aurale” si intende quella in cui la trasmissione del sapere è registrata in fonti scritte, ma essa viene fruita essenzialmente da ascoltatori (spesso analfabeti) di un lettore: di conseguenza il supporto materiale del testo “è oggetto uditivo, dunque fluido e mobile” (P.Zumthor, Semiologia e Poetica medioevale, citato in S.Guglielmino-H.Grosser, op.cit., pagg.382-383). Grazie all’invenzione della stampa e alla diffusione dell’alfabetismo, la nostra cultura (e in questa dobbiamo includere anche il fumetto) è fondamentalmente scritta, ovvero passa attraverso la vista e non l’udito.
[9] In realtà, seppure la dimensione di baloon e didascalie inviti spesso alla stringatezza e alla semplicità sintattica, ciò non esclude automaticamente una verbosità e una complessa subordinazione, che si ritrovano ad esempio in alcune prose di E.P. Jacobs o di Alan Moore.

Di conseguenza la semplicità della sintassi texiana è una scelta editoriale per sottolineare la prevalenza dell’azione sulla parola nelle sue avventure. Ben diversamente avviene per un personaggio come Martin Mystère che fa della parola, dell’ipotesi e dell’astrazione il suo vero punto forte e il vero motore delle vicende. Fermo restando che, col tempo, Tex come gran parte degli albi Bonelli ha mirato a una chiarezza spesso eccessiva nei confronti del lettore, con spiegazione dettagliata sia di ciò che doveva ancora avvenire (elaborazione di piani etc.) sia di quanto avvenuto (i famosi\famigerati “spiegoni” di pacioliana memoria).[10] Antenato del “Giuda ballerino” di Dylan Dog?
[11] È inutile citare tutti gli albi in cui compare questa scena: a solo titolo di esempio possiamo indicare l’albo Speciale n. 9 “La Valle del Terrore”, disegnato dal sublime Magnus o Tex n. 95. L’unica scommessa persa da Tex si trova a pag. 26 di Tex n. 82, ma 

“Quel furfante non può essersi spinto più a Sud! È tutto deserto” 
E invece il furfante conosceva una sorgente nascosta… ma questo Tex non poteva umanamente saperlo!
[12] Da questo paragone devono necessariamente essere esclusi tutti gli albi della Disney Italia e della Marvel o della DC, che hanno formato, numero di pagine e spesso target di pubblico, differenti.







 



NB: le immagini sono tratte da albi della Sergio Bonelli Editore e non mi appartengono in alcun modo; sono qui posti a corredo dell'articolo. Questo Blog non ha fini di lucro.

2 commenti:

  1. hehehehe il masssimo dell'horror permesso su Tex a quei tempi! :-)



    SPOILER!
    Anche se la scena in cui Mefisto poco dopo viene attaccato e divorato dai topi non è male... ;-)

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