martedì 29 ottobre 2013

RILEGGENDO V FOR VENDETTA - Spunti di analisi: Intro




RILEGGENDO V FOR VENDETTA

Ogni tanto ci ricaschi. 

Non sai che fare, la pigrizia e la vecchiaia ti tengono lontani dalle novità, quindi ti riguardi gli X-Men di Lee. Dopo dieci secondi pensi che all’epoca non ti eri accorto che digrignavano tutti senza grande senso.

Poi vai nel settore classici.

Ok. Per Dark Knight Returns sai già che leggerai una pagina, e finirai per rileggerlo tutto. Watchmen lo stesso. 2001 Nights idem. Gilgamesh ti blocca almeno fino a quando sta sulla Terra. Toppi ti farà perdere tra le sue linee nere e i suoi bianchi pieni. Gaiman ti incanterà con Paura di cadere e Death…
Poi ti ricordi che è da un pezzo che non prendi in mano V for Vendetta. Che hai amato più di Watchmen, perché se nei Guardiani c’è la mostruosa genialità di un Dante del fumetto, la lucida perfezione geometrica della sceneggiatura, in V c’è il cuore. E sai che devi riprenderlo, rileggertelo da capo a fondo, assaporarlo, sentire i ricordi che salgono, innamorarti di Valerie, metterti sul balcone a fare le serenate rancorose alla Giustizia e non sentirti ridicolo. 

Andare a sollevare la maschera senza sollevare la maschera.

E sei nel Vortice. Perché V è la “solita” storia di Alan Moore. Perché tutte le storie di Moore parlano d’amore, in un certo senso. E qui c’è l’amore più grande che ci sia.

 “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.” 

(GV 15, 13)

Così ti immergi, ti fai catturare e ti rileggi tutto. E alla fine (potenza di un capolavoro) ti senti meglio, soddisfatto di un’esperienza che solo chi sa leggere può provare. Senti di essere meno incompetente di quanto qualcuno creda e ripeschi vecchie idee che risalgono alla prima lettura, tanti anni fa. 

E ci lavori sopra. 
Perché V non è una stella che splende, ma un impulso che muove sempre nuove idee.


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