IL FIGLIO DI
ASTERIX TAVOLA 4
La
riproposizione delle avventure di Asterix proposta dai quotidiani del gruppo
RCS è per me l’occasione oltre che di rileggere con occhi diversi alcune storie
a fumetti fondanti dei miei gusti [1] e per scoprire qualcosa di nuovo.
L’abilità
grafica di Albert Uderzo, ad esempio, che con occhi smaliziati dal tempo
(ahimè) passato. Il disegnatore di origine italiana è un grande, poco da dire,
e Asterix nella sua classicità si rivela un laboratorio di sperimentazione di
tecniche di narrazione (se volete fare gli anglofoni, storytelling).
Quando ho ripreso
Il figlio di Asterix mi ha colpito in
particolare una tavola (la 4), giustamente sottolineato anche nell’utilissimo e
approfondito apparato critico che compare in coda ad ogni avventura. Eccola
qui.
Situazione:
davanti alla porta di Asterix viene lasciata una culla con dentro un bambino.
Nessuno sa chi sia, né chi sia la madre. Così Asterix chiede una riunione del
consiglio del villaggio (il capo Abraracourcix, il druido Panoramix, il bardo Assuracentourix)
per discutere del problema.
La riunione
si svolge nella capanna del capo, e assiste anche Beniamina, la moglie di Abraracourcix,
apparentemente impegnata in proprie faccende di ricamo.
Ma tra l’agitazione
di Asterix e nel dubbio degli altri uomini, , è proprio la donna a dire e non
dire, a insinuare il sospetto.
Osserviamo come
venga resa magistralmente nel disegno la situazione.
Nella prima
vignetta la riunione è al completo nella solennità: Asterix è composto, mani
dietro a schiena, poiché si rivolge alla massima assemblea del villaggio; i tre
membri del consiglio hanno una staticità quasi ieratica, appaiono per nulla
umoristici (specie il bardo e il capo, che spesso sono invece implicati in gag
ricorrenti); Beniamina non fa parte della riunione ed è impegnata in fatti
suoi, intenta a guardare il suo lavoro.
La seconda
vignetta stringe su Beniamina, che continua a ricamare, mentre apparentemente
per caso fa l’antifona a un’osservazione. Ma il suo aspetto arcigno non fa
sospettare nulla di buono.
Seconda
striscia, prima vignetta: scatta l’allusione vera e propria. Beniamina continua
ad essere intenta ai lavori suoi (ma non ai fatti suoi) e lancia il sospetto,
seppure senza dichiarare esplicitamente quale sia. Asterix, di spalle ma con le
ali del suo elmo ben ritte, inizia a perdere la sua compostezza: si prepara la
tempesta.
E qui la
striscia prosegue con tre capolavori in primo piano: i tre membri del consiglio
che meditano sull’allusione. Diciamoci la verità: queste tre vignette mute, in
cui il messaggio è lasciato solo agli sguardi di sottecchi e ai gesti di
Abraracourcix e Panoramix sono un capolavoro di rappresentazione psicologica.
Tutti noi sappiamo cosa stanno pensando i tre. E forse questi sguardi
esplicitano\lasciano solo apparentemente implicito lo stesso pensiero che è
venuto a noi lettori!
Da notare
che Uderzo, da grande conoscitore della narrazione, in questa striscia non
segue lo schema delle posizioni che si ritrovava nella prima vignetta (da
sinistra verso destra Beniamina- Asterix- bardo-capo-druido): se le posizioni di
Beniamina e Asterix sono le stesse (anche l’inquadratura lo è), visto che le
posizioni si ripeteranno più o meno anche nella terza striscia, il nostro
autore decide di variare. Ecco che il primo a essere inquadrato (un mezzobusto)
è Abraracourcix, anche per il suo legame con Beniamina; poi Assuracentourix e
infine Panoramix. La sequenza prevede che al centro sia l’unico che non porta
una mano al volto per esprimere i suoi dubbi (altra variazione), e che l’ultimo
sia Panoramix, da sempre il personaggio più vicino ad Asterix assieme ad
Obelix.
Terza
striscia. Finalmente vediamo in volto Asterix: è tra lo stupito e l’indignato,
e la deformazione del suo volto è caricata e il gesto tipicamente umoristico. Dalla
staticità della prima striscia entriamo in una striscia in cui domina il
dinamismo.
Nella vignetta
successiva la staticità è ormai persa: Beniamina è l’unica che si ripete nel
suo atteggiamento (pur continuando a non guardare gli altri porta alle
conseguenze le sue allusioni pur senza dire esplicitamente ciò che è chiaro a
tutti); Asterix è una furia, scalpita come un toro, allunga le mani per
abbrancare e artigliare la pettegola, il suo volto è scomposto ed enfaticamente
colorato di rosso; Panoramix si è spostato al centro della composizione, in
quanto l’unico che possa trattenere Asterix, sebbene con una certa flemma
indifferente (continua anche lui a sospettare che Asterix sia in effetti il
padre del bambino?); a destra Assuracentourix ha perso la sua nobile posizione
e sembra perplesso dalla piega che sta assumendo la vicenda; infine
Abraracourcix sembra un bambino sperduto: non interviene a difendere la moglie né
a biasimare quanto ha detto.
Nell’ultima
striscia la situazione si risolve per interventi esterni, e conduce alla tavola
successiva.
Cosa dire in
sintesi?
Uderzo è maestro
nei tempi di scansione delle vignette, e la sapiente alternanza tra posizioni,
espressioni, staticità e dinamismo è da antologia.
Possiamo
solo applaudire e studiare con devota ammirazione questo maestro della bande
dessinée.
[1] Ho
conosciuto Asterix attraverso le mitiche pagine del Giornalino, tra la fine
degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. Ma all’epoca, come nei film di Bud Spencer
e Terence Hill, quello che mi colpiva era soprattutto il pugno, la rissa, il
tormentone SPQR. Oggi posso apprezzare (solo in parte, vista la mia cultura non
francese) l’abilità delle battute e delle situazioni e la grandezza del tratto
di Uderzo.
Nb: le
immagini non mi appartengono ma sono copyright degli aventi diritto e qui
appaiono solo a supporto dell’analisi. Questo blog non ha fini di lucro.